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Domani al via a Roma la II Giornata nazionale della prevenzione e mitigazione

Per affrontare il dissesto idrogeologico l’Italia ha speso 20 miliardi di euro in 25 anni

Perrini (Consiglio nazionale degli Ingegneri): «Servono risorse finanziarie più consistenti, ma soprattutto un sistema unitario e più snello di gestione degli interventi di prevenzione»
 |  Crisi climatica e adattamento

Il sipario è pronto ad alzarsi sulla II Giornata nazionale della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, organizzata dal Consiglio nazionale dei geologi e da quello degli Ingegneri – insieme alle rispettive Fondazioni e a quella di Inarcassa –, al via domattina presso l’Acquario Romano.

Si tratta di fare il punto sulle trasformazioni del territorio e sull’incremento dei fattori di rischio dovuto a cause differenti, in primo luogo la crisi climatica. Il territorio nazionale, per le sue caratteristiche morfologiche, litologiche e idrografiche è naturalmente predisposto a fenomeni franosi e alluvionali. L’Italia, oltretutto, è anche un Paese fortemente antropizzato con quasi 8.000 comuni, 59.459 nuclei urbani, una rete autostradale di 6.487 km, una ferroviaria di circa 16.000 km, una rete stradale principale di circa 360.000 km e una densità di popolazione di circa 200 abitanti/km.

«Negli ultimi 25 anni – ricorda il Consiglio nazionale degli ingegneri – per affrontare il problema del dissesto idrogeologico sono stati spesi quasi 20 miliardi di euro, per un totale di 25.539 interventi. Non basta. Si stima un fabbisogno minimo di altri 9,3 miliardi di euro per opere di prevenzione e mitigazione già in fase istruttoria».

Questo valore rappresenta le richieste di finanziamento provenienti dagli Enti locali, registrate sulla piattaforma Rendis (il Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), ed è in questo contesto che si innesta un rischio molto alto di alluvioni. Secondo i dati Ispra sono 6,8 milioni gli abitanti che risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15% della popolazione, mentre gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni, il 15% del totale. Che fare?

«Per contrastare efficacemente il dissesto idrogeologico – spiega Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri – è necessario porre in essere una serie di atti concreti, dalla manutenzione e monitoraggio costante del territorio, definendo dei piani di manutenzione delle opere esistenti, alla rimodulazione dei meccanismi di gestione dei Piani di prevenzione e contrasto esistenti. Certamente servono risorse finanziarie più consistenti, ma soprattutto un sistema unitario e più snello di gestione degli interventi di prevenzione».

Eppure lo Stato non sta rispondendo con l’impegno che le circostanze richiederebbero. Basti osservare che nel novembre scorso il ministro Pichetto ha predisposto lo stanziamento di 280 mln di euro contro il dissesto idrogeologico, ancora una volta di una goccia nel mare: per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione "Italiasicura", che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).

L’auspicio è che la II Giornata nazionale in avvio a Roma possa contribuire a cambiare il ritmo degli investimenti. «In continuità con il percorso avviato lo scorso anno, intende ribadire l’attenzione costante delle istituzioni e degli operatori del settore verso le criticità, sia strutturali che non strutturali, che interessano il nostro territorio in relazione al rischio idrogeologico – afferma nel merito Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – La novità di questo secondo appuntamento – prosegue Violo – è la più attuale declinazione del tema. Una nuova cornice, quella della regolamentazione e della pianificazione strategica, coordinata ed omogenea delle misure da progettare e implementare per la tutela dell’ambiente e del territorio del nostro Paese. Sono certo che anche quest’anno, insieme al contributo del Consiglio nazionale degli Ingegneri e della Fondazione Inarcassa, e alla presenza di illustri figure istituzionali e tecnici della materia, sarà possibile delineare un quadro più completo sulle prospettive future della governance dei territori».

Redazione Greenreport

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