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Oltre 500 milioni sul piatto: la strategia di Bruxelles ed Eliseo per attirare scienziati dagli Usa in Europa

“Choose Europe for Science”, l’iniziativa alla Sorbona di Parigi con gli interventi di von der Leyen e Macron, che non ha risparmiato stilettate a Trump. La presidente della Commissione Ue e il presidente francese, facendo riferimento anche al tema clima: «Qui la ricerca è libera»
 |  Green economy

L’invito è chiaro e l’offerta economica messa sul piatto non indifferente: scienziati, ricercatori, venite in Europa a condurre le vostre analisi, le vostre indagini, le vostre sperimentazioni, perché se i tagli federali imposti dall’amministrazione Trump stanno colpendo le istituzioni accademiche in cui operate, sappiate che qui al contrario abbiamo appena stanziato centinaia di milioni di euro per le attività di ricerca e sviluppo; e, soprattutto, sappiate che in Europa non sarete «minacciati», non dovrete sottostare a «diktat» ideologici, perché «qui la ricerca è libera».

L’evento organizzato questa mattina a Parigi nella prestigiosa sede della Sorbona non deve aver fatto troppo piacere a Donald Trump. Il motivo non sono solo gli attacchi diretti che gli ha riservato il presidente francese Emmanuel Macron di fronte a una platea composta da ministri, ambasciatori, docenti universitari, dirigenti d’impresa, ma l’intento stesso dell’iniziativa: incentivare la fuga di cervelli dagli Stati Uniti per farli approdare negli enti di ricerca e anche nelle aziende europee. Secondo qualche sito d’informazione italiano, l’iniziativa non è stata gradita neanche da Palazzo Chigi, ma considerato la portata dell’operazione innescata dall’Eliseo con il sostegno di Bruxelles, questo può anche essere soltanto un aspetto secondario.

A lanciare la sfida a Trump sul settore ricerca e sviluppo c’è anche la presidente della Commissione Ue in persona. Intervenendo all’appuntamento di Parigi svolto con l’esplicito titolo “Choose Europe for Sciene”, Ursula von der Leyen ha messo sul piatto la proposta di «un nuovo pacchetto di 500 milioni di euro per 2025-2027 per fare dell’Europa un polo di attrazione per i ricercatori»: «Intendiamo creare una nuova "super sovvenzione" della durata di 7 anni nell’ambito del Consiglio europeo della ricerca per offrire una prospettiva a lungo termine ai migliori». La priorità, ha sottolineato, è che la scienza in Europa sia «aperta e libera»: «Presenteremo una prima legge europea sull’innovazione e una strategia per le startup, per eliminare le barriere normative e di altro tipo, e per facilitare l’accesso al capitale di rischio per le startup. Dobbiamo rendere più facile e attraente venire in Europa per fare ricerca. Metteremo meglio in contatto i ricercatori con gli istituti di ricerca. L’Europa ha fatto la sua scelta. Stiamo scegliendo di iniziare una nuova era di invenzione e ingegno. Abbiamo scelto di mettere la ricerca e l’innovazione, la scienza e la tecnologia, al centro della nostra economia».

L’Unione europea, ha anche annunciato von der Leyen con un implicito riferimento alla diversità di strategia rispetto a quello che sta facendo Trump negli Usa, intende portare gli investimenti in ricerca e sviluppo al «3% del Pil, a medio-lungo termine», cioè entro il 2030. «Chi sceglierà l'Europa beneficerà di quote più elevate e contratti più lunghi. Amplieremo questo sostegno nei prossimi due anni, con incentivi mirati in settori di frontiera, come l’intelligenza artificiale». Il piano prevede, in linea con l'analisi recentemente presentata sulle nostre pagine dal docente dell'Università di Ferrara Massimiliano Mazzanti, di dare una spinta alla competitività e sviluppo del continente europeo grazie a maggior investimenti in ricerca e sviluppo e in ambito di innovazione green.

Ma è stato soprattutto Macron, nell'insistere su questo tasto, a non risparmiare stilettate all’indirizzo di Trump, a sottolineare che l’Europa deve diventare un «rifugio» per gli scienziati «minacciati», a invitare i membri dell’Ue a evitare il «vassallaggio» di fronte ad altre potenze straniere e anche a non aprire ulteriormente le porte a tecnologie fornite da privati (leggi Elon Musk) per infrastrutture europee strategiche come quelle della comunicazione, della difesa, della gestione dei dati. «Teniamoci cara la scienza libera», ha esortato il capo dello Stato francese, citando in particolare la ricerca sul clima e quella medica. Macron ha anche invocato il «rifiuto del diktat» che consentirebbe ad un governo di poter «vietare di ricercare questa o quell’altra sulla salute delle donne, sui cicloni o sul clima». Evidente il riferimento a Trump e al nuovo corso impresso negli Stati Uniti: «Negli ultimi tre decenni, quel paese ha diffuso la scienza e la ricerca nel suo modello economico, rendendolo così più efficace rispetto all’Europa, devo riconoscere». Ma ora «bisogna essere attrattivi e competitivi», ha detto annunciando ulteriori 100 milioni di euro destinati da Parigi ai ricercatori stranieri desiderosi di raggiungere l’Europa (il governo francese aveva già lanciato un paio di settimane fa la piattaforma "Choose France for Science" e i fondi annunciati dovrebbero finanziare diversi suoi progetti).

Macron, per illustrare la strategia dell’Eliseo, ha anche richiamato il rapporto Draghi, nel quale viene sottolineato che non esiste indipendenza dell’Europa, né autonomia strategica, senza una scienza forte in Europa, «e scegliere la scienza significa, con decisione, scegliere di rifiutare il vassallaggio». Ogni volta che si crea una dipendenza, è il ragionamento, si crea vassallaggio. Questo è vero per i cloud, forniti da aziende statunitensi, e anche per larga parte dei sistemi di telecomunicazione. «Abbiamo fatto bene a preservare l'accesso libero e sovrano allo spazio per gli europei. Abbiamo invece commesso l’errore di lasciare una certa parte della copertura satellitare ad attori privati. Lo abbiamo visto di nuovo con le minacce fatte in Ucraina qualche settimana fa», ha detto con chiaro riferimento a Musk.

Non esiste un «vassallaggio felice», è la conclusione. E l’iniziativa per attrarre ricercatori e scienziati in Europa, debitamente finanziata, si inserisce in questo contesto.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.