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Clima, per emissioni a -90% nel 2040 l’Ue deve puntare sulle rinnovabili e non usare i crediti di CO2 internazionali

Le raccomandazioni del Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (Esabcc) ai vertici comunitari: agire sulla base delle prove scientifiche e mantenere gli ambiziosi obiettivi fissati in agenda. In cima alla lista, sostegno alle tecnologie pulite e riduzione delle importazioni di combustibili fossili
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (European scientific advisory board on climate change, Esabcc) invita l’Unione europea a mantenere una elevata ambizione climatica, ora che viene rivista la legge comunitaria sul clima per includere un nuovo obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2040. In un rapporto pubblicato oggi dal titolo Scientific advice for amending the European Climate Law - Setting climate goals to strengthen EU strategic priorities’  il Comitato consultivo raccomanda una riduzione delle emissioni interne nette di gas serra del 90-95% entro i prossimi 15 anni per sostenere gli interessi a lungo termine dell'Europa e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Punto di partenza dell’analisi realizzata dall’Esabcc è che l’aumento delle emissioni di gas serra ha già fatto salire le temperature globali di 1,3-1,4 °C, alimentando eventi climatici estremi e mettendo i sistemi terrestri sull'orlo di danni irreversibili. Mentre l'Ue si prepara a fissare per legge il suo obiettivo climatico per il 2040, l’Esabcc esorta i responsabili politici ad agire sulla base delle prove scientifiche e a mantenere gli ambiziosi obiettivi fissati in agenda. In un contesto di crescenti pressioni geopolitiche ed economiche, viene sottolineato, una decisa azione sul clima è essenziale per sostenere le trasformazioni strutturali necessarie per la prosperità, la sicurezza e la resilienza a lungo termine dell'Europa.

Il rapporto pubblicato oggi rivede la raccomandazione del Comitato consultivo per il 2023 alla luce dell'attuale contesto, che rispetto al passato è in evoluzione, comprese le crisi globali che si sovrappongono e le priorità strategiche del ciclo politico europeo 2024-2029. Punto centrale del report è che una riduzione netta delle emissioni di gas serra a livello nazionale, entro il 2040, dell'ordine del 90-95% rispetto ai livelli del 1990 rimane scientificamente solida e allineata con gli obiettivi strategici più ampi dell'Ue, offrendo un percorso credibile verso l'obiettivo giuridicamente vincolante della neutralità climatica entro il 2050.

L’Esabcc sottolinea che recenti progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra - anche grazie alla rapida diffusione dell'energia eolica e solare - dimostrano che l'Ue è ampiamente allineata con gli scenari che supportano l'intervallo di obiettivi raccomandati. Tuttavia, i progressi disomogenei tra i vari settori e Stati membri richiedono un rinnovato impegno politico.

Un obiettivo chiaro e credibile per il 2040 garantirebbe la certezza delle politiche oltre il 2030, sostenendo la diffusione di tecnologie pulite, come l'elettrificazione, e rafforzando al contempo la sicurezza energetica grazie alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili e all'accelerazione dell'innovazione e degli investimenti in tutta l'economia dell'Ue. Il Comitato consultivo sconsiglia di utilizzare i crediti di carbonio internazionali per raggiungere l'obiettivo del 2040, in quanto rischiano di sottrarre risorse agli investimenti nazionali e potrebbero compromettere l'integrità ambientale.

Jette Bredahl Jacobsen, vicepresidente del Comitato consultivo, ha commentato: «Un obiettivo di riduzione interna del 90-95% per il 2040 è realizzabile e nell'interesse strategico dell'Europa. Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e le tecnologie necessarie sono ampiamente disponibili. Ritardare l'azione o affidarsi ai crediti di carbonio internazionali rischierebbe di far perdere opportunità vitali per modernizzare l'economia dell'Ue, creare posti di lavoro di qualità e rafforzare la posizione di leadership dell'Europa nel settore delle tecnologie pulite».

Quel che è certo è che politiche di adattamento più incisive sono essenziali per costruire la resilienza climatica in Europa. Non a caso oltre alla mitigazione, il Comitato consultivo chiede un quadro di adattamento climatico più forte nell'Ue per proteggere i cittadini dall'aumento dei rischi climatici e salvaguardare le infrastrutture, le economie e i mezzi di sussistenza.

Essendo il continente che si riscalda più rapidamente, l'Europa sta già affrontando gravi impatti climatici. L'aumento delle temperature minaccia la salute pubblica e causa perdite di vite umane e danni economici evitabili in tutto il continente. Tuttavia, l'attuale politica di adattamento dell'UE manca di obiettivi misurabili e di una solida base giuridica.

Il rapporto esorta l'Ue ad allineare la propria legislazione con gli sforzi di adattamento a livello mondiale e a riflettere le tappe fondamentali previste dalla COP30 nel corso di quest'anno.

La professoressa Laura Diaz Anadon, vicepresidente del Comitato consultivo, ha commentato: «I rischi legati ai cambiamenti climatici sono in aumento, così come il divario tra ciò che è necessario e ciò che è in vigore. L'Ue deve chiarire la sua visione della resilienza climatica e sostenerla con governance, strumenti legali e obiettivi misurabili. Senza un quadro politico di adattamento più forte, l'Europa rischia di rimanere indietro rispetto al ritmo degli impatti dei cambiamenti climatici».

Redazione Greenreport

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