
Dal Covid al clima e, infine, alle armi: Bruxelles punta a dirottare sulla difesa 335 miliardi di euro

I Paesi dell’Unione europea hanno ricevuto dalla Commissione Ue l’autorizzazione dirottare su politiche per la difesa 335 miliardi di euro del fondo Covid. Originariamente, Bruxelles aveva proposto di utilizzare le risorse del fondo per combattere il cambiamento climatico, favorire la digitalizzazione e sostenere altre riforme, ma ora tanto le valutazioni quanto le priorità inizialmente individuate dai vertici comunitari sono mutate.
A dar notizia del cambio di programma è il sito web Politico, che in un servizio pubblicato ieri dà conto della nuova strategia messa in campo da Bruxelles. Due giorni fa, viene spiegato, la Commissione europea ha confermato che i Paesi hanno tempo fino all'agosto 2026 per raggiungere gli obiettivi concordati e ricevere fino a 335 miliardi di euro di fondi del Fondo di resilienza e ripresa e ha anche fatto sapere che i progetti legati alla difesa saranno ora ammissibili ai finanziamenti.
Già nel 2021, la Commissione europea aveva offerto ai Paesi dell'UE colpiti dalla pandemia di Covid una cassa di 650 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni per progetti di lotta al cambiamento climatico, miglioramento della digitalizzazione e sostegno ad altre riforme favorevoli alla crescita, finanziate dall'emissione di debito a livello Ue.
Con le mutate condizioni geopolitiche, con la Russia che non accenna a voler trattare la pace con l’Ucraina e con Donald Trump che ha più volte ventilato la volontà di un disimpegno Usa, Bruxelles ha deciso il cambio di rotta. I fondi del Recovery and Resilience Facility (Rrf) «potrebbero sostenere i contributi nazionali volontari al futuro programma europeo per l’industria della difesa», si legge effettivamente in una comunicazione trasmessa da Bruxelles al Consiglio e al Parlamento europeo.
Quanto deciso segna un cambio non da poco. Prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il clima si è sempre distinto come la priorità assoluta, per Bruxelles. Secondo la legislazione del Rrf, il 37% dei fondi doveva essere destinato alla lotta al cambiamento climatico e il 20% alla digitalizzazione dell'economia, mentre la difesa non era menzionata nell'elenco delle possibili aree di finanziamento. Ma ora, con circa la metà dei fondi Rrf ancora da erogare, la Commissione ha comunicato ai Paesi che i progetti di difesa nell'ambito dei piani comuni dell'Ue, come i programmi di comunicazione satellitare, sono ora ammissibili. Bruxelles ha inoltre invitato i legislatori e i governi a includere nel regolamento del Programma europeo per l'industria della difesa una disposizione che consenta ai Paesi di utilizzare i fondi di recupero per versare contributi al fondo per la difesa.
«Queste alternative potrebbero aiutare la Recovery Facility a fornire ulteriori importanti benefici dalle priorità comuni europee, anche nei settori della sicurezza e della difesa», ha dichiarato ai giornalisti il commissario all'Economia Valdis Dombrovskis, elencando un gran numero di modi in cui i Paesi possono ridisegnare i loro piani. Alla domanda su come gli investimenti nella difesa possano contribuire agli obiettivi verdi e digitali del Rrf, Dombrovskis ha risposto che le regole attuali non prevedono un trattamento specifico per le misure legate alla difesa.
