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Aumentare del 5% il verde urbano riduce il caldo in città di mezzo grado

Morabito (Cnr): «I risultati raggiunti con questo studio possono fornire informazioni strategiche per pianificare interventi di mitigazione climatica mirati»
 |  Crisi climatica e adattamento

In Italia si stimano 13.318 morti per le ondate di calore che hanno colpito lo Stivale nel corso dell’estate 2022, cui se ne sono aggiunti altri 12.743 nell’estate 2023, in una continua escalation dettata dalla crisi climatica in corso. Per evitare il peggio è indispensabile agire la leva della mitigazione, ovvero ridurre drasticamente le emissioni di gas serra evitando l’uso di combustibili fossili in favore di efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma anche l’adattamento è uno strumento indispensabile da mettere in campo. Ad esempio aumentando la presenza di boschi urbani.

Una nuova ricerca svolta in 20 capoluoghi italiani da Cnr e Ispra, nell’ambito del progetto Mirificus, ha approfondito il problema dell’isola di calore superficiale: un evento microclimatico per il quale il riscaldamento delle superfici artificiali impermeabili nelle aree urbane determina la formazione di veri e propri ‘arcipelaghi di calore’.

«In particolar modo nella stagione estiva, queste superfici artificiali - riscaldandosi rapidamente e accumulando molto calore - generano delle aree con temperature più alte che hanno implicazioni significative sulla vivibilità delle città e sulla salute delle persone. Attraverso la nostra ricerca abbiamo rilevato una presenza diffusa delle SUHI in tutti i capoluoghi analizzati, indipendentemente dalla posizione geografica, con anomalie termiche sia nelle aree centrali che in quelle periferiche», spiega Marco Morabito, ricercatore del Cnr-Ibe e coordinatore della ricerca.

Secondo i risultati raccolti, l’intensità delle isole di calore è strettamente legata alla topografia delle città, oltre che alla presenza di superfici artificiali impermeabili. «Le città con maggiore complessità topografica e più verde nelle aree periferiche (come L’Aquila, Genova, Torino, Trieste e Trento), presentano differenze termiche più accentuate tra le zone centrali e quelle meno urbanizzate. Le città con territori topograficamente più uniformi e prevalentemente di pianura (tra cui Napoli, Milano, Firenze, Roma e la maggior parte dei capoluoghi di regione dell’Italia meridionale) mostrano invece intensità dell’isola di calore più contenute, seppur sempre evidenti, o addirittura situazioni inverse nelle quali la temperatura superficiale del centro città risulta mediamente meno elevata di quella delle zone urbane esterne», prosegue il ricercatore.

Molto importante risulta essere la presenza del verde urbano, in particolare degli alberi, che possono svolgere una funzione di mitigazione del fenomeno. «I dati analizzati dimostrano che con un aumento del 5% della copertura arborea a livello comunale si può ridurre la temperatura media superficiale di oltre mezzo grado celsius. Proprio in relazione a questo aspetto, i risultati raggiunti con questo studio possono fornire informazioni strategiche per pianificare interventi di mitigazione climatica mirati, in particolare nelle aree urbane più colpite dal riscaldamento locale o caratterizzate da forti anomalie termiche», conclude Morabito. 

Redazione Greenreport

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