«D’obbligo salvaguardare le norme sulla sostenibilità»: lettera di autorevoli figure europee ai vertici comunitari
Il messaggio è estremamente chiaro. Dice in sintesi: è necessario salvaguardare la legislazione europea in materia di sostenibilità. E a firmare la lettera che lo contiene sono autorevoli figure europee, tra cui ex commissari, ex presidenti, ex ministri.
Destinatari del documento sono le istituzioni di vertice dell’Unione europea e i governi dei Paesi membri. E si legge nella missiva appena recapitata a Bruxelles, Strasburgo e nelle capitali europee: «Il recente pacchetto normativo dell'Ue sulla sostenibilità (Omnibus I), volto a semplificare le regole e a rafforzare la competitività dell'economia europea, rischia di smantellare il quadro normativo sulla sostenibilità che è stato accuratamente costruito nel corso degli anni. L'eliminazione o il rinvio di norme che sono state sviluppate attraverso un ampio consenso e che costituiscono il fondamento della transizione verso un'economia più sostenibile e resiliente, è un “passo indietro” profondamente preoccupante. Comprendiamo e condividiamo la preoccupazione che le eccessive richieste burocratiche e normative possano avere un impatto sulle operazioni interne delle aziende europee. Per questo motivo sosteniamo gli sforzi per ridurre e snellire queste richieste. Tuttavia, riteniamo che sia essenziale mantenere alcuni principi e impegni politici non negoziabili che hanno reso l'Unione europea leader mondiale in materia sociale e ambientale - principi che sono oggi più che mai cruciali per la coesione dell'Unione e per il rafforzamento della sua influenza globale».
Tra i firmatari compaiono tra gli altri l’ex ministro italiano ed attuale direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini, l’ex alto rappresentante dell'Ue ed ex vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell, Mary Robinson, ex alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ed ex presidente dell'Irlanda, e anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo.
Nella lettera vengono sottolineati sei punti, che sottolineano perché l'Ue non debba deragliare rispetto alla traiettoria tracciata nella passata legislatura.
1. Ricordiamo che la transizione verso un'economia più equa e sostenibile non può aspettare. Gli impatti dei cambiamenti climatici si fanno già sentire negli ecosistemi e nelle società di tutto il mondo, comportando costi economici significativi e sfide sociali. Questi effetti devono essere affrontati con urgenza e in linea con gli scenari presentati dalla comunità scientifica. Il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione richiederà cambiamenti trasformativi nei modelli di produzione, sostenuti da politiche pubbliche che promuovano la trasparenza e creino chiari incentivi - e disincentivi - per gli attori del mercato.
2. Crediamo che la transizione verso un'economia più sostenibile e giusta non sia solo una sfida, ma anche un'opportunità strategica per costruire un'Unione Europea che sia più autosufficiente e resiliente alle crisi e agli shock esterni. Ciò è particolarmente importante in settori chiave come l'energia, l'approvvigionamento di materie prime critiche e la stabilità delle catene di approvvigionamento.
3. Rifiutiamo la falsa dicotomia tra sostenibilità e responsabilità sociale da un lato, ed efficienza e competitività dall'altro. Al contrario, questi obiettivi sono compatibili e si rafforzano a vicenda: un forte impegno per la sostenibilità aumenta la competitività, costruisce la resilienza, attenua i rischi e contribuisce in ultima analisi alla creazione di valore a lungo termine e alla fiducia.
4. Riconosciamo gli sforzi compiuti dalle aziende e dagli altri stakeholder che riconoscono l'importanza di garantire la sostenibilità ambientale e sociale delle loro attività. Chiediamo un quadro giuridico stabile e coerente che fornisca certezza giuridica e promuova attivamente una condotta aziendale responsabile.
5. Una normativa chiara sulla sostenibilità crea certezza e fiducia tra i consumatori e i mercati finanziari, incoraggiando gli investimenti nell'innovazione e nelle tecnologie pulite che sostengono gli obiettivi sociali e climatici dell'Europa. Al contrario, l'indebolimento di queste norme rischia di compromettere gli incentivi allo sviluppo di tecnologie sostenibili e di modelli di business all'interno dell'Ue.
6. Sosteniamo una competitività radicata nell'innovazione e nella giustizia sociale - non in una corsa al ribasso attraverso la riduzione dei costi o l'erosione degli standard di benessere e dei diritti umani, sia all'interno dell'UE che nei Paesi terzi. L'Europa deve sostenere questa leadership morale non solo all'interno del suo territorio, ma anche nelle catene di fornitura altamente internazionalizzate delle grandi aziende che operano nell'Ue.
Gli autori della lettera riconoscono che è ragionevole concordare con le aziende un'attuazione graduale di questi principi o creare i meccanismi di supporto necessari. Tuttavia, aggiungono, il mantenimento dei più alti standard di qualità legislativa, solidità, allineamento con gli standard internazionali pertinenti e chiarezza rimane imperativo per raggiungere gli obiettivi politici e rafforzare l'eccellenza legislativa dell'Ue. «Abbandonare i progressi normativi compiuti nelle aree sociali e ambientali sarebbe incoerente e minerebbe la fiducia nelle istituzioni europee», sottolineano. «Per tutte queste ragioni, e per raggiungere l'obiettivo strategico di un'economia sostenibile e prospera – concludono i firmatari della lettera – esortiamo l'Ue a inviare segnali chiari al mercato affinché gli attori economici accelerino la decarbonizzazione, migliorino la loro resilienza ai cambiamenti climatici e adottino modelli di gestione sostenibili e rispettosi dei diritti umani».
PDF allegati