La CO₂ stoccata nel sottosuolo può raggiungere solo quantità basse e rischia di tornare nell’atmosfera
Brutte notizie per chi sostiene che lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo sarebbe una soluzione sufficiente per compensare le emissioni prodotte dal consumo di combustibili fossili da parte dell’uomo. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, dell’Istituto internazionale per l'analisi dei sistemi applicati di Laxenburg, in Austria, e di altri enti di ricerca, studio ora pubblicato su Nature, la quantità di CO2 che può essere stoccata in modo sicuro nel sottosuolo è molto inferiore rispetto a quanto si pensi, ed è dunque rischioso affidarsi a una tecnologia che non è ancora sufficientemente sviluppata per raggiungere gli obiettivi climatici globali. In sintesi, quello che emerge dallo studio è che il gas serra rischia di fuoriuscire nuovamente nell'atmosfera dopo essere stato iniettato nel sottosuolo. Non solo. Il rischio di terremoti, guasti ingegneristici o dispute territoriali fa sì che si possibile immagazzinare nella Terra in modo sicuro meno di 1500 gigatonnellate (1.460 per la precisione), hanno scoperto gli scienziati, rispetto a stime precedenti che arrivavano fino a 40.000 GT.
Attualmente, le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio rimuovono solo 49 milioni di tonnellate di CO₂ all'anno, con ulteriori 416 milioni di tonnellate all'anno di capacità prevista, affermano gli autori dello studio. Tuttavia, per rimanere entro l'obiettivo di Parigi e limitare il riscaldamento globale a 1,5-2°C rispetto alle temperature preindustriali, lo stoccaggio annuale di carbonio dovrebbe aumentare a 8,7 GtCO₂ entro la metà del secolo, con un incremento di 175 volte nei prossimi tre decenni.
Lo studio si è concentrato sulla capacità di stoccaggio dei bacini sedimentari stabili, nei quali si sta valutando la maggior parte dei potenziali siti di stoccaggio di CO2.
Anche se la capacità di 1.460 GtCO₂ fosse utilizzata esclusivamente per rimuovere il carbonio dall'atmosfera, lo sforzo invertirebbe il riscaldamento globale solo di 0,7 °C. Le tendenze attuali suggeriscono che il riscaldamento globale aumenterà fino a 3 °C in questo secolo, anche se venissero utilizzati tutti i siti di stoccaggio geologico identificati per invertire il cambiamento climatico.
Lo stoccaggio del carbonio dovrebbe essere considerato una «risorsa scarsa» piuttosto che «una soluzione illimitata per riportare il nostro clima a un livello sicuro», ha affermato al Financial Times parlando della qestione Joeri Rogelj, uno degli autori dello studio e direttore della ricerca presso l'Imperial Grantham Institute, che è stato uno degli autori principali del rapporto speciale dell'IPCC sul riscaldamento globale di 1,5 °C. I responsabili politici dovrebbero pianificare l'utilizzo dello stoccaggio del carbonio per limitare gli effetti del riscaldamento globale, senza lasciarlo «sprecare per compensare l'inquinamento da CO₂ in corso ed evitabile» derivante dalla produzione di energia elettrica da fonti fossili o dai motori a combustione obsoleti, ha aggiunto il ricercatore.
I piani climatici nazionali che mirano a raggiungere emissioni “net zero” entro 25 anni, compresi quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti, si basano in varia misura sulla rimozione della CO₂ dall'atmosfera e sul suo stoccaggio nel sottosuolo. Le strategie includono anche processi naturali, come il rimboschimento o il miglioramento della salute del suolo, ma queste soluzioni immagazzinano la CO₂ in modo meno duraturo.
Per ridurre al minimo le perdite, il documento raccomanda di iniettare la CO₂ tra 1 km e 2,5 km sotto terra, o a profondità oceaniche non superiori a 300 metri, e in aree a bassa attività sismica lontane da bacini idrici, aree protette dal punto di vista ambientale o aree contese.
La tecnologia è però ancora in una fase iniziale, con solo 600.000 tonnellate di CO₂ immagazzinate nel sottosuolo ogni anno, secondo un rapporto condotto dalla Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford.
E se i nuovi elementi messi in luce da questo studio gettano una nuova luce sulle soluzioni legate alla cattura e stoccaggio di CO2, Ben Caldecott, direttore dell'Oxford Sustainable Finance Group, ha affermato sempre al Financial Times che le stime di Nature sulla capacità di stoccaggio sono ancora troppo ottimistiche perché non tengono conto dei vincoli economici: «Solo una parte di quella stima sarà accessibile a un prezzo che la società sarà disposta a pagare».