Il declino delle foreste tropicali ha prolungato l’effetto serra per milioni di anni
Oltre l’80% degli invertebrati marini e molte specie terrestri (animali e vegetali) scomparvero, 250 milioni di anni fa, dalla Terra sconvolta da una eruzione vulcanica colossale in Siberia. L’ipotesi più diffusa è che l’evento sia stato seguito da un periodo di riscaldamento globale estremo per la grande quantità di gas serra immessi nell’atmosfera.
Quello che ancora non era chiaro è perché le temperature rimasero elevate per 5 milioni di anni. Un nuovo studio fornisce una risposta: dall’analisi di reperti fossili e degli indizi sulle condizioni climatiche del passato, presenti in alcune formazioni rocciose, i ricercatori hanno ricostruito i cambiamenti subiti dalla vegetazione durante questa Grande estinzione.
Il declino delle foreste, soprattutto tropicali, avrebbe rallentato l’assorbimento della CO2 dall’atmosfera, prolungando gli effetti dell’effetto serra.
Le piante svolgono infatti un ruolo cruciale nel ciclo del carbonio: catturano l’anidride carbonica e la trasformano attraverso la fotosintesi. La perdita delle foreste, specialmente tropicali, avrebbe dunque contribuito a mantenere il pianeta “intrappolato” in un clima surriscaldato per milioni di anni.
Gli autori dello studio suggeriscono che questo studio fornisce un esempio di quanto non deve accadere: le foreste tropicali di oggi sono un baluardo fondamentale contro il cambiamento climatico. Se dovessero collassare, il riscaldamento potrebbe continuare anche in caso di azzeramento delle emissioni, con effetti che durerebbero ben oltre le generazioni future.
Ancora una volta, la ricerca ci mostra come la storia della Terra possa offrirci chiavi di lettura preziose per affrontare le sfide ambientali del presente.