L’estate italiana è stata più calda di +1.51 °C rispetto al periodo 1991-2020
L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente al mondo, con velocità doppia rispetto alla media globale, e l’Italia non è certo da meno: siamo a oltre +2°C rispetto all’era preindustriale. Anche l’estate che sta volgendo al termine purtroppo conferma il trend al rialzo.
Secondo i dati Isac-Cnr riportati dal Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile (Lamma), consorzio pubblico nato dall’impegno congiunto di Regione Toscana e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l'estate (1° giugno-31 agosto) è stata, in Italia, la quarta più calda dal 1800 con un'anomalia, rispetto al periodo 1991-2020, di +1.51 °C.
L'anomalia complessiva ha risentito molto di un mese di giugno eccezionalmente caldo (+3.02 °C, secondo soltanto a quello del 2003). Anche luglio e agosto hanno fatto registrare scarti positivi, ma decisamente più contenuti rispetto a giugno, rispettivamente +0.83 °C e +0.69 °C.
Relativamente al bimestre in oggetto si sono osservate grandi differenze a livello territoriale: agosto è stato il sesto più caldo al Nord (soprattutto nord ovest) e il 18° al sud, luglio al contrario è stato il sesto più caldo mai registrato al Meridione e sostanzialmente nella norma al Nord (riferimento 1991-2020).
Il riscaldamento in corso è un potente motore per eventi meteo sempre più estremi e frequenti. Considerato che negli ultimi decenni il Mar Mediterraneo si è riscaldato a un ritmo quasi doppio rispetto alla media globale, diventando un hotspot della crisi climatica in corso: un mare più caldo rilascia più vapore acqueo nell’atmosfera, e al contempo la fisica (con la legge di Clausius-Clapeyron) ci spiega che per ogni +1°C di aumento della temperatura, l'atmosfera può contenere circa il +7% di umidità in più. Significa che la probabilità di eventi meteo estremi come le alluvioni aumenta, in un Paese ancora impreparato ad affrontarle.