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Clima: con la scusa di centrare un «obiettivo ambizioso», l’Ue non chiude sui target per 2035 e 2040

I lavori preparatori in vista della Cop30 di novembre si stanno svolgendo a livello comunitario senza che vengano assunti impegni sulla riduzione delle emissioni. Il ritardo, viene spiegato da Bruxelles, ha lo scopo di consentire ai Paesi membri più tempo per concordare obiettivi di alto livello. Ma il risultato è solo che l’Unione non rispetterà la scadenza fissata dall’Onu per la fine di settembre per la presentazione di un dato ufficiale per il 2035
 |  Crisi climatica e adattamento

Si sapeva almeno da giugno che la Danimarca, in quanto Paese presidente del Consiglio dell’Ue per questo secondo semestre 2025, avrebbe voluto che l’Unione europea rispettasse i termini dell’Accordo di Parigi e definisse i suoi nuovi obiettivi di riduzione dei gas serra entro questo mese di settembre, ben prima della Cop30 fissata in agenda dall’Onu per la metà di novembre in Brasile. «Lavoreremo duramente per concludere la discussione prima della riunione delle Nazioni Unite», aveva preannunciato il ministro danese per il Clima Lars Aagaard alla vigilia della presidenza da parte di Copenaghen. Luglio è passato, agosto è passato. Anche metà settembre è passato. E ormai è emerso in tutta chiarezza che l’Ue ha dei seri problemi con gli obiettivi di riduzione dei gas serra. I 27 Paesi comunitari prima hanno rinviato a un vertice dei leader che si terrà soltanto ad ottobre i target per il 2040, e ora non trovano un accordo neanche sugli obiettivi per il 2035.

Stando alle informazioni provenienti da Bruxelles e raccolte da diversi siti d’informazione attenti alle dinamiche comunitarie, come Politico o Euronews, i lavori preparatori per la riunione dei ministri dell'Ambiente dei 27 che si terrà domani a Bruxelles per discutere gli obiettivi nazionali di emissione per il 2035 in vista della Cop30 si stanno arenando su una serie di distinguo. I cosiddetti Contributi nazionali determinati (Ndc), che saranno discussi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la prossima settimana, dove i leader mondiali faranno il punto sugli sforzi climatici in vista del vertice in Brasile, sono oggetto di discussione tra chi sostiene che si debbano ottenere risultati più ambiziosi, chi invoca tempi rapidi, chi sostiene che obiettivi importanti si possano raggiungere solo con più tempo a disposizione e via discutendo.

Secondo una nota filtrata da Bruxelles, i Paesi dell'Ue «meno ambiziosi dal punto di vista climatico» vogliono ottenere riduzioni «più vicine al 66 per cento delle emissioni di gas serra» e sostengono che questo obiettivo si possa raggiungere in un arco temporale tra il 2030 e il 2050. Per i Paesi dell'Ue considerati «più ambiziosi», è invece preferibile avere una «dichiarazione indicativa» prima dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che inizierà martedì della prossima settimana, con un chiaro obiettivo ambizioso per il 2035 «tra il 66 e il 72,5 per cento», a partire dall'obiettivo del 2030 e dall'obiettivo del 90 per cento proposto per il 2040.

A questo punto appare a rischio anche l’impegno a presentare gli obiettivi per il 2035 e quelli intermedi come quello del 2040, con la presidenza danese che guarda con sconcerto all’ipotesi che l’Ue arrivi alla Cop30 di novembre senza nulla in mano. Copenaghen ha cercato di far convergere su una soluzione unitaria i ministri dell’Ambiente al vertice dei giorni scorsi, ma i rappresentanti del nostro governo, insieme a quelli della Germania, hanno appoggiato la tesi della Francia che una decisione vincolante possa essere assunta solo dal Consiglio europeo di ottobre, quando si riuniranno i capi di Stato. Il piano per il 2035 previsto dall’Accordo di Parigi deve essere approvato all’unanimità. Ma anche questo obiettivo, come quelli climatici, al momento appare molto al di là della portata dei Paesi Ue.

 

Redazione Greenreport

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