Taglio emissioni Ue, tra i 27 nessun accordo sugli obiettivi per il 2035 e il 2040
Come era prevedibile fin dalla vigilia di questo appuntamento, i ministri europei dell’Ambiente, riuniti oggi a Bruxelles per il Consiglio Ambiente, non hanno trovato un accordo per i nuovi obiettivi di taglio delle emissioni al 2040 e al 2035. Dopo i rinvii già decisi nelle scorse settimane, questa mattina è arrivata la nuova fumata nera e ora i ministri si stanno confrontando su una «dichiarazione di intenti» che rimanda ogni decisione alla discussione al Consiglio dei capi di Stato e di governo in programma per il 23 e 24 ottobre.
L’impegno della Presidenza danese di raggiungere un accordo sugli obiettivi europei di riduzione delle emissioni prima del Vertice sul clima delle Nazioni Unite del 24 settembre a New York si scontra con l’opposizione di diversi Stati membri. E tra questi c’è anche l’Italia. Il nostro Paese si è allineato alle posizioni espresse da Germania e Francia riguardanti l’opportunità di far discutere più ambiziosi obiettivi al vertice Ue di più alto livello del mese prossimo. Una decisione, per quel che riguarda i partecipanti all’incontro di oggi inviati dal cancelliere Friedrich Merz, duramente contesta da Greenpeace Germania: «Nonostante le dichiarazioni pubbliche a favore di una maggiore protezione del clima, il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Cdu) ha bloccato la definizione dell'obiettivo climatico dell'Ue per il 2040 e ha quindi ritardato anche la decisione su un piano climatico per il 2035. Seminando dubbi sull'approvazione della Germania e rinviando la decisione al livello dei capi di governo, il Cancelliere ha impedito un accordo che sarebbe stato possibile con il sostegno tedesco».
Il rischio è che l’Unione europea si presenti alla Cop30 di Belém, in Brasile, senza un piano climatico. All’apertura dei lavori, fissata per il 10 novembre, non manca poi tanto. E anche il modo in cui si sta muovendo, per la Francia, Emmanuel Macron sta facendo sollevare a diversi osservatori internazionali parecchi dubbi sulle reali intenzioni delle principali nazioni Ue.
Anche in Italia viene vista con un misto di sospetto e timori per il futuro la nuova débâcle emersa oggi. Chiara di Mambro, direttrice strategia Italia e Europa di Ecco, il think tank italiano per il clima, sottolinea che «la scelta di rimandare la discussione è un rischio ma, in questa fase, anche l’unica strada politicamente percorribile per discutere le condizioni entro cui gli Stati membri vedono l’implementazione del nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni al 2040». Di Mambro ricorda però l’importanza di «arrivare alla Cop30 con obiettivi che riflettono l’indicazione della scienza e le opportunità dei nuovi mercati e tecnologie verdi, come base per garantire autonomia strategica e competitività all’Europa. Solo una visione strategica di lungo periodo può fornire le garanzie necessarie a finanziare gli investimenti per l’elettrificazione dell’economia, per l’innovazione industriale e per dare ampio accesso ai benefici della transizione».
La dichiarazione d’intenti su cui hanno ragionato i ministri dell’Ambiente dei Paesi Ue propone di ridurre le emissioni europee tra il 66,3% e il 72,5% al 2035, riflettendo due possibili traiettorie per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050: una lineare tra il 2030 e il 2050 (quindi 66,3% al 2035) e una che riflette la proposta della Commissione di un taglio emissivo del 90% al 2040 (quindi 72,5% al 2035) come richiesto dal Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) e dalla valutazione d’impatto della Commissione europea.
La discussione sull’obiettivo al 2040 e, soprattutto, sulle sue condizioni necessarie e abilitanti è stata posticipata al Consiglio dei leader europei del 23 e 24 ottobre, spinta anche dalla richiesta di Berlino e pure in considerazione delle difficoltà interne della politica francese.
Nelle prossime settimane tra l’altro, salvo rinvii, anche il Parlamento europeo dovrà definire la sua posizione riguardo alla proposta della Commissione sul 2040. I gruppi politici dell’Europarlamento sono tuttavia ancora lontani dal raggiungimento di un accordo e si assiste ad una forte polarizzazione del dibattito che può portare ad ulteriori rallentamenti del processo d’approvazione del piano climatico.
Intanto, però, alla Cop30 mancano solo una cinquantina di giorni. E mancano un pugno di giorni al vertice Onu a cui i leader Ue avrebbero dovuto presentare i nuovi obiettivi in vista dei negoziati sul clima da tenere a Belém. Le Nazioni Unite hanno esortato i éaesi aderenti a presentare piani climatici aggiornati all’Assemblea generale della prossima settimana, nel tentativo di rilanciare lo slancio globale per affrontare il cambiamento climatico. La commissaria europea per il Clima, Wopke Hoekstra, ha difeso i lavori dell'Unione. «Se si guarda al quadro generale, si può constatare che continuiamo a essere tra i più ambiziosi sulla scena mondiale». Questo tentativo di mettere sul piatto piani sempre più ambiziosi rischia però di far arrivare l’Ue a mani vuote all’appuntamento di novembre in Brasile.