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Smog e rete idrica colabrodo le questioni croniche. In diminuzione piste ciclabili, isole pedonali e zone a traffico limitato. Cresce il consumo di suolo pari a +6,3 mq/ab dal 2018 al 2023 (+3,5%)

Sostenibilità, nessuna città raggiunge punteggio 100% e cala al 54,24% la media sugli obiettivi raggiunti

Lo segnala la classifica di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali di 106 capoluoghi di provincia. Trento e Mantova, rispettivamente prima e seconda, unici due centri leader a superare il punteggio del 75%
 |  Crisi climatica e adattamento

Smog e rete idrica colabrodo restano le principali criticità da affrontare per i capoluoghi di provincia: diminuiscono troppo lentamente le città con perdite d’acqua superiori o uguali al 50%: 20 quest’anno (erano 24 nel 2023 e 27 nel 2022). Ma non c’è solo questo problema, con cui fare i conti. Nel 2024, è calata la media della superficie urbana dedicata alle infrastrutture per la ciclabilità - 10,39 metri equivalenti ogni 100 abitanti (erano 11,02 m eq/100 ab l’anno precedente e 10,69 due anni èrima) - così come diminuisce sia l’estensione media delle isole pedonali nei comuni capoluogo passando dai 50,7 mq ogni 100 abitanti dell’ultimo monitoraggio agli attuali 48,6  mq sia quella delle zone a traffico limitato che nel 2024 si attesta a 368,3 m² ogni 100 abitanti rispetto ai 406,9 della scorsa edizione. E poi cresce, stando ai dati Ispra, il consumo di suolo nel totale dei capoluoghi: dal 2018 al 2023 è pari a circa 4500 Ha, a fronte di un calo del numero degli abitanti (-346.000 abitanti). Ne deriva una crescita del suolo impermeabilizzato per ogni abitante delle città, sempre su base quinquennale, pari a +6,3 mq/ab dal 2018 al 2023 (+3,5% rispetto al 2018), con forti variazioni da città a città.

È solo una parte di quel che viene evidenziato dalla classifica dei 106 capoluoghi di provincia stilata da Ecosistema Urbano, il report annuale di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Nel complesso, si tratta di un insieme di dati che rappresentano un quadro in chiaroscuro, in cui non mancano alcune buone notizie ma dal quale emerge in definitiva che nel nostro Paese le città sono sempre più in affanno nel raggiungere performance ambientali sostenibili.

L’analisi evidenzia che ancora nessuna città raggiunge il punteggio del 100% e cala al 54,24% la media del punteggio raggiunta dai capoluoghi, registrando un -3,8% rispetto a due anni fa quando si attestava al 56,41%. Se si guarda ai singoli capoluoghi, nel 2024 sono Trento (79,78 %) e Mantova (78,74%) le uniche città a superare la soglia di 75 punti e a dominare la classifica di Ecosistema Urbano ottenendo rispettivamente il primo e secondo posto. Trento torna sul gradino più alto (nel 2023 era seconda) rappresentando il meglio della vivibilità in città. Mantova ottiene la medaglia d’argento risalendo la classifica di cinque posizioni (nel 2023 era 7 settimana), grazie ad alcuni risultati negli indici più significativi come il calo dei consumi idrici e delle perdite idriche e la raccolta differenziata che è all’84%. Dietro di loro si piazza Bergamo, al terzo posto con un punteggio del 71,82%, risalendo la classifica di ben 13 posizioni (nella passata edizione era16esima), grazie ad un impegno costante soprattutto nel settore della raccolta differenziata e della ciclabilità. Le altre città che rientrano della top ten sono Bolzano, quarta, seguita da Pordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna, Forlì. Tutte aree urbane del nord Italia e con Bologna, al 9° posto, che si conferma la migliore tra le grandi città anche se perde una posizione rispetto alla passata edizione. Il Sud è sempre in grande affanno, ad eccezione di Cosenza, 16esima in classifica, unica città del Meridione nella top 20 anche se rispetto alla passata edizione perde 3 posizioni (era 13esima). In fondo alla classifica ci sono nove città del sud – Caltanissetta (97°), Caserta (98°), Catania (100°), Palermo (101°), Catanzaro (102°), Napoli (103°), Crotone (104°), Vibo Valentia (105°), Reggio Calabria (106°) - che non arrivano a toccare il 35% del punteggio. Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria sono addirittura al di sotto dei 25 punti su 100.

Guardando ai segnali positivi, c’è la raccolta differenziata che per la prima volta, tra i capoluoghi, supera la media del 65%. Inoltre, sono ben 15 i capoluoghi che sono oltre l’80% di differenziata. Cresce il numero dei passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico locale nelle città capoluogo, anche se le performance generali sono ancora lontane dai livelli europei. Tra le città a prova di servizi tpl c’è Milano con 424 passeggeri nel 2024 rispetto ai 415 dello scorso anno, i 357 del 2022 e ai 303 del 2021. Anche Roma mostra lievi segnali incoraggianti salendo dai 259 viaggi procapite all’anno della passata edizione ai 277 di quest’anno. Venezia resta la migliore sebbene in calo, interrompendo una crescita costante, mentre Firenze prosegue a migliorare (sale dai 225 dello scorso anno ai 247 passeggeri/ ab/anno). Ma sono molte più le ombre a emergere dal quadro complessivo.

Di fronte a questa fotografia, Legambiente lancia un appello al governo Meloni chiedendo di approvare al più presto una legge nazionale per una vera rigenerazione urbana, potente deterrente anche per il consumo di nuovo suolo agricolo, e di avviare una stabilizzazione definitiva dei bonus per le ristrutturazioni edilizie senza farli scendere al di sotto del 50%. Intervento, quest’ultimo, che per il Cigno verde è da inserire nella legge di bilancio in discussione con le dovuta premialità per l’efficientamento energetico e per le classi sociali più deboli. La proroga di un anno sui bonus edilizi al 50% per la prima casa, che ha ottenuto il primo semaforo verde in questi giorni, è importante ma in questo modo è solo una soluzione tampone. L’associazione ambientalista sottolinea che il Paese ha bisogno di città sostenibili, resilienti, efficienti, a zero emissioni, capaci di mettere davvero al centro la rigenerazione urbana anche per contrastare la crisi climatica in termini di adattamento e mitigazione.

«Le città italiane – commenta il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – si stanno lentamente trasformando. Sono tanti e visibili i cantieri della transizione ecologica, ma sono ancora troppi i problemi irrisolti a partire dalla mitigazione e l’adattamento delle città agli impatti della crisi climatica così come il reperimento delle risorse finanziare dopo la conclusione del Pnrr. Il Paese ha bisogno di interventi normativi e strumenti per facilitare una rigenerazione urbana adeguata alla sfida climatica a partire da una legge nazionale che fermi il consumo di suolo che non è causato dal fotovoltaico a terra, oggi vietato per legge, ma da altre infrastrutture. Serve anche rivedere il sistema dei bonus edilizi per rispettare gli obiettivi della direttiva case green. Senza dimenticare che occorre anche una consapevolezza tra gli amministratori locali che devono avere il coraggio di rompere gli schemi insieme a una nuova presa di coscienza nella cittadinanza che non si deve opporre alle opere della transizione ecologica. Le città italiane possono diventare un concreto campo d’azione di quel Clean Industrial Deal lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen all’inizio del suo secondo mandato, ma dobbiamo crederci di più».

Il report Ecosistema Urbano, nello stilare la sua classifica annuale, prende in considerazione 19 indicatori suddivisi in 6 ambiti ambientali: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Riguardo gli indicatori, passati da 20 a 19, Legambiente precisa che quest’anno non è stato preso in considerazione l’indice ‘vittime della strada’ perché Istat ha cambiato le modalità di raccolta ed elaborazione di quei dati che ora sono focalizzati principalmente verso le città metropolitane e i grandi agglomerati urbani, rendendo di fatto indisponibili dati uniformi e validati per tutti i capoluoghi.

«La fotografia che emerge quest’anno da Ecosistema Urbano – commenta Mirko Laurenti, dell’ufficio scientifico di Legambiente e responsabile del report – evidenzia come le principali città del Paese fatichino a rispondere alle emergenze urbane e a programmare interventi tesi al raggiungimento di buoni livelli di sostenibilità e contrasto alla crisi climatica. Quello che manca è una strategia nazionale in grado di programmare scelte di indirizzo capaci di cambiare davvero le nostre città, rendendole più sostenibili, al passo con i tempi e vicine alle necessità dei cittadini. Per rilanciare il Paese occorre ripensare le città guardando alle emergenze di oggi, visibili dai dati, e a quelle di domani a cominciare dalla crisi climatica».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.