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La Cina costiera tra le aree più vulnerabili

Il livello del mare cresce più rapidamente che negli ultimi 4.000 anni

Uno studio della Rutgers University, pubblicato su Nature, mostra che dal 1900 gli oceani si stanno alzando a un ritmo mai registrato nell’Olocene
 |  Crisi climatica e adattamento

Mentre gli effetti della crisi climatica si fanno sempre più tangibili, la comunità scientifica continua a fornire prove solide della rapidità con cui il pianeta sta cambiando. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature e condotto da un team di ricercatori della Rutgers University dimostra che il livello globale del mare sta aumentando a un ritmo senza precedenti negli ultimi 4.000 anni. I risultati confermano che le trasformazioni in corso, alimentate dal riscaldamento globale di origine antropica, stanno già rimodellando il profilo delle coste e minacciando in modo diretto le città e le economie mondiali.

Secondo il principale autore della ricerca, Yucheng Lin, che ha svolto lo studio come ricercatore post-dottorato alla Rutgers e oggi lavora presso la Commonwealth scientific and industrial research organization (Csiro) in Australia, «il tasso medio globale di innalzamento del livello del mare dal 1900 è il tasso più rapido degli ultimi quattro millenni». L’analisi mostra che, negli ultimi 120 anni, il mare è cresciuto di circa un millimetro e mezzo all’anno, un ritmo che supera di gran lunga qualsiasi variazione naturale verificatasi nell’attuale epoca geologica, l’Olocene, iniziata circa 12.000 anni fa dopo l’ultima grande era glaciale.

Per ricostruire l’andamento storico del livello del mare, gli scienziati hanno analizzato migliaia di dati geologici provenienti da barriere coralline, mangrovie e sedimenti costieri, che agiscono come archivi naturali del passato del pianeta. L’approccio ha permesso di osservare in dettaglio come le variazioni dei livelli marini si siano susseguite nei millenni e di collocare l’attuale accelerazione in un contesto temporale molto più ampio. Come spiega Robert Kopp, professore emerito al Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti della Rutgers e coautore dello studio «il lavoro del dott. Lin illustra come i dati geologici possano aiutarci a comprendere meglio i pericoli che le città costiere affrontano oggi».

Il fenomeno dell’innalzamento del mare è guidato principalmente da due processi fisici strettamente legati al riscaldamento globale. Da un lato, l’espansione termica degli oceani, che si dilatano man mano che assorbono calore; dall’altro, lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, in particolare in Groenlandia e Antartide, che riversano enormi quantità d’acqua nei mari. «Il riscaldamento fa sì che l'oceano occupi più volume – spiega Lin – E i ghiacciai rispondono più velocemente perché sono più piccoli delle calotte glaciali, che spesso hanno le dimensioni di continenti. Stiamo assistendo a una crescente accelerazione in Groenlandia».

Sebbene l’innalzamento dei mari sia un problema globale, la ricerca pone particolare attenzione alla Cina, dove le grandi metropoli costiere affrontano una duplice minaccia: l’aumento del livello del mare e la subsidenza del terreno. Città come Shanghai, Shenzhen e Hong Kong sorgono su vasti delta fluviali, aree naturalmente instabili e soggette a sprofondamento, fenomeno aggravato dall’intervento umano. «I delta sono luoghi fantastici, adatti all'agricoltura, alla pesca, allo sviluppo urbano e naturalmente attraggono civiltà – osserva Lin – Ma sono molto piatti e tuttavia soggetti a subsidenza causata dall'uomo, quindi un innalzamento prolungato del livello del mare potrebbe sommergerli molto rapidamente».

A Shanghai, la combinazione tra subsidenza e innalzamento del livello del mare ha prodotto effetti impressionanti: alcune parti della città sono sprofondate di oltre un metro nel corso del XX secolo a causa dell’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere. Lin sottolinea che questo abbassamento «è di ordini di grandezza superiore all'attuale tasso globale di innalzamento del livello del mare».

Lo studio mette in evidenza come l’esperienza cinese rappresenti un monito anche per altre metropoli mondiali, da New York a Giacarta e Manila, costruite su pianure costiere basse e densamente popolate. «L'innalzamento del livello del mare di qualche centimetro aumenterà notevolmente il rischio di inondazioni nei delta – afferma Lin – Queste aree non sono importanti solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale. Se si verificano rischi costieri in quelle zone, la catena di approvvigionamento globale sarà vulnerabile».

Nonostante il quadro preoccupante, la ricerca offre anche un messaggio di speranza. Alcune città hanno già adottato misure efficaci per contrastare la subsidenza e contenere i rischi. «Oggi Shanghai non sta più affondando così velocemente», spiega Lin, sottolineando come la città abbia regolamentato l’utilizzo delle acque sotterranee e avviato programmi di reiniezione di acqua dolce nelle falde per stabilizzare il terreno. «Hanno riconosciuto il problema e hanno iniziato a regolamentare l'utilizzo delle falde acquifere».

Finanziato dalla National science foundation e dalla Nasa, lo studio fornisce anche mappe di vulnerabilità per aiutare governi e amministrazioni locali a individuare le aree più a rischio e pianificare politiche di adattamento mirate. Per Lin, che ha sviluppato il framework open source PaleoSTeHM utilizzato per modellare i dati geologici e ambientali, comprendere il passato della Terra è essenziale per affrontare il futuro climatico. Il suo lavoro dimostra che solo integrando le conoscenze geologiche con i processi in corso sia possibile valutare la portata reale dei rischi e sviluppare strategie efficaci di mitigazione.

L’innalzamento del livello del mare, avvertono i ricercatori, non è più una minaccia lontana o ipotetica, ma una trasformazione in atto. Le città costiere del mondo si trovano davanti a una sfida decisiva: adattarsi in tempo o subire gli effetti di un cambiamento che, a differenza del passato geologico, è oggi spinto dalla mano dell’uomo.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it