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Per la prima volta a livello mondiale le emissioni di gas serra vanno a calare. Ma non velocemente come dovrebbero

A segnalarlo è l’ultimo report delle Nazioni Unite sugli impegni climatici dei governi per il prossimo decennio. Nel documento si sottolinea però anche che la riduzione del 10% prevista per il 2035 non sarebbe sufficiente a rispettare i limiti massimi di riscaldamento globale
 |  Crisi climatica e adattamento

Il documento arriva alla vigilia dell’atteso appuntamento a Belém, in Brasile, dove alla Cop30 i capi di Stato e di governo provenienti da ogni parte del mondo dovrebbero assumere stringenti impegni per la tutela dell’ambiente e il contrasto alla crisi climatica. A redigerlo sono stati i ricercatori e i vertici della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, Unfccc), e quello che si legge nelle oltre 50 pagine ricche di dati, grafici e tabelle viene offerto come un monito e un incoraggiamento, più che una semplice analisi.

Il titolo del rapporto è neutro, “Nationally determined contributions under the Paris Agreement” (Contributi determinati a livello nazionale ai sensi dell’Accordo di Parigi), ma il contenuto non è di quelli di fronte ai quali si può rimanere neutrali. L’analisi mette in luce che gli impegni climatici dei governi mondiali per il prossimo decennio dovrebbero ridurre per la prima volta in assoluto le emissioni globali di gas serra, anche se non in misura sufficiente per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Gli scienziati che lavorano per l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dei cambiamenti climatici hanno calcolato che le emissioni globali nel 2035 dovrebbero diminuire del 10% rispetto al 2019, ma questo calo non basta per evitare che il riscaldamento globale superi 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Nel documento viene sottolineato che a livello globale, in questi dieci anni che ci separano dall’Accordo di Parigi, sono stati compiuti «progressi reali e crescenti» nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici attraverso gli sforzi nazionali sostenuti dalla cooperazione globale. Ma viene anche evidenziato che grazie ai Contributi nazionali determinati (Ndc) la maggior parte dei Paesi stanno sì «abbassando ulteriormente la loro curva delle emissioni», ma «non abbastanza rapidamente: «Rimane chiaro che è ancora necessaria una forte accelerazione in termini di riduzione più rapida e profonda delle emissioni e di garanzia che i vasti benefici di una forte azione per il clima raggiungano tutti i paesi e tutti i popoli».

Un problema di fondo viene già evidenziato in un passaggio del documento che è stato inserito a mo’ di nota metodologica e che però fa da termometro su quel che accade a livello globale. Il rapporto è stato infatti redatto sulla base dell’analisi dei dati provenienti da soltanto 64 Paesi, perché soltanto 64 nuovi Ndc sono stati presentati e registrati nel registro NDC tra il 1° gennaio 2024 e il 30 settembre 2025: si tratta di una quantità che «copre circa il 30% delle emissioni globali totali nel 2019». Scrivono ricercatori e vertici dell’organismo Onu: «Non è possibile trarre conclusioni o deduzioni di ampio respiro a livello globale da questa serie limitata di dati. Tuttavia, la relazione evidenzia molti insegnamenti chiave sui progressi compiuti e sulle principali sfide future, che emergono dalla sintesi degli Ndc».

Come spiega presentando il rapporto il segretario generale dell’Unfccc, Simon Stiell, « paesi stanno fissando obiettivi climatici nazionali, e piani per raggiungerli, che differiscono per ritmo e portata da qualsiasi altro obiettivo precedente», perché «la portata e la gravità della crisi climatica non sono mai state così evidenti»: «Siccità, inondazioni, tempeste e incendi boschivi causati dal clima stanno colpendo ogni anno con sempre maggiore violenza ogni nazione, distruggendo milioni di vite e infrastrutture vitali, riducendo il Pil e facendo aumentare i prezzi». E allo stesso tempo, sottolinea Stiell, le opportunità offerte dall'azione per il clima sono enormi: «I benefici per chi intraprende azioni decisive in questo campo si misurano in milioni di nuovi posti di lavoro e trilioni di nuovi investimenti.  Con il progredire della transizione globale verso l’energia pulita, i dividendi che ne deriveranno saranno ancora maggiori, poiché l’azione per il clima sta emergendo come motore della crescita economica e dell’occupazione del XXI secolo».

Gli Ndc presentati, osserva il segretario generale dell’organismo Onu, sono coerenti con una traiettoria indirizzata verso gli obiettivi del 2030 e verso gli obiettivi di zero emissioni nette a lungo termine. Al fine di fornire un quadro più ampio dei progressi globali in vista della Cop30, l’Unfccc ha effettuato anche alcuni calcoli aggiuntivi che tengono conto degli Ndc presentati ma anche di quelli annunciati. «Questo quadro più ampio, sebbene ancora incompleto – spiega Stiell – mostra una riduzione delle emissioni globali di circa il 10% entro il 2035. Grazie alla cooperazione sul clima promossa dall’Onu e agli sforzi nazionali, l’umanità sta ora chiaramente invertendo la curva delle emissioni per la prima volta, anche se non ancora con la rapidità necessaria. Quindi, sebbene la direzione intrapresa stia migliorando di anno in anno, abbiamo un serio bisogno di accelerare il passo e di aiutare un maggior numero di paesi ad adottare misure climatiche più incisive». E, aggiunge, «questa accelerazione deve iniziare ora».

La parola ai capi di Stato e di governo che si incontreranno a Belém dal 10 al 21 novembre.

Redazione Greenreport

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