Con la guerra in Ucraina le compagnie petrolifere hanno guadagnato 180 miliardi in due anni nell’Ue
Il primo dato: nei due anni successivi all’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, le aziende europee produttrici di combustibili fossili hanno realizzato profitti per 180 miliardi di euro nell’Ue. Il secondo dato: l’Europa spende spende 100 miliardi di euro all’anno in sussidi a favore dei carburanti fossili. La conclusione: senza una tassazione sugli extra-profitti, sui cittadini gravano l’onere dei sussidi e l’aumento dei costi dell’energia.
Tutto ciò emerge da un’analisi commissionata da Transport & Environment. Gli utili netti nell’Ue, viene spiegato, sono stati estrapolati dalla società di consulenza Pwc da un campione di 114 aziende di combustibili fossili: le stime sono state ricavate principalmente dai bilanci aziendali disponibili al pubblico, dai siti web delle società e da fonti di informazione quali Factiva e Forbes o, ove necessario, sono state calcolate utilizzando una combinazione di volumi scambiati e prezzi di mercato. Alla luce dei dati riscontrati, T&E, che è la principale organizzazione europea in materia di decarbonizzazione dei trasporti, chiede che gli extra-profitti siano tassati e che il denaro così ottenuto sia utilizzato per ridurre l’esposizione delle famiglie a basso reddito alle fluttuazioni dei prezzi dei combustibili e dell’energia.
Ormai è risaputo che il prezzo dei combustibili aumenta nei periodi di instabilità. Durante i periodi di tensione o shock internazionali, gas e petrolio diventano rapidamente più cari, nonostante i costi di produzione siano relativamente stabili. Di conseguenza, i profitti delle società petrolifere e del gas possono aumentare a loro volta in modo significativo. L’analisi condotta da Pwc per conto di T&E rivela che le società petrolifere e del gas dell’Ue hanno generato oltre 104 miliardi di euro di profitti già nel 2022, con un aumento del 45% rispetto all’anno precedente. Nel 2023 hanno poi registrato un calo del 21%, ma hanno comunque superato gli 82 miliardi di euro, 11 in più rispetto al 2032.
In risposta all’aumento dei prezzi globali dell’energia, i governi hanno cercato di mitigare l’impatto sui consumatori residenziali e industriali attraverso varie misure, tra cui riduzioni fiscali ed esenzioni per i consumatori. Sebbene ciò abbia effettivamente attenuato i prezzi, ha anche mantenuto alta la domanda di petrolio e gas, a vantaggio delle aziende produttrici di combustibili fossili.
Nell’analisi viene evidenziato che l’Ue si trova di fronte a una scelta politica chiara: eliminare progressivamente e rapidamente i sussidi ai combustibili fossili, o imporre una significativa tassazione sugli extraprofitti. L’attuale approccio – quello di mantenere cioè oltre 100 miliardi di euro di sussidi annuali ai combustibili fossili senza rinnovare la tassa temporanea sugli extraprofitti - lascia i consumatori a sostenere un doppio onere: quello del costo dei sussidi stessi e quello dei prezzi energetici gonfiati.
Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia, spiega: «Le compagnie petrolifere e del gas, negli ultimi anni, hanno realizzato ingenti profitti grazie a eventi esterni alle loro attività. Le misure governative che mantengono alta la domanda di combustibili fossili, come i tagli alle accise sui carburanti in periodi di prezzi elevati, finiscono semplicemente per trasferire la ricchezza dalle casse pubbliche a quelle delle compagnie petrolifere e del gas. Non è giusto. L'Ue deve tassare i profitti eccessivi di queste aziende per garantire maggiore equità ai cittadini europei. Oppure deve porre fine ai sussidi, che di fatto sono pagati dai contribuenti».
Tra l’altro, c’è un esempio virtuoso di cui tener conto, quello del mercato dei crediti di carbonio. Nel 2005, il sistema di scambio delle quote di emissione dell’Ue (Ets) ha introdotto un prezzo di mercato per le emissioni di CO2 del settore energetico, di parte del settore dei trasporti e del settore industriale. Ciò ha stimolato l’innovazione e gli stili di consumo, riducendo le emissioni di gas serra e raccogliendo oltre 230 miliardi di euro. Solo nel 2024 sono stati raccolti quasi 39 miliardi di euro.
Allo stato, l’Ue fisserà a partire dal 2027 anche il prezzo delle emissioni degli edifici e del trasporto su strada, con un impatto più diretto sui proprietari di case riscaldate a gas, carbone o petrolio e sui conducenti di auto a benzina e diesel. Si prevede che le compagnie petrolifere, del gas e dell’energia trasferiranno questi costi sui consumatori. T&E ha stimato che l’Ets2 potrebbe raccogliere quasi 50 miliardi di euro all’anno (in media tra il 2027 e il 2032, ipotizzando un prezzo medio del carbonio di 55 €/tCO2). L’associazione chiede che questi fondi siano utilizzati per rendere più accessibili e convenienti le alternative ecologiche, come i programmi di leasing sociale per i veicoli elettrici e il trasporto pubblico, mentre una parte significativa dovrebbe anche essere restituita ai cittadini sotto forma di dividendo climatico. Tassare i profitti in eccesso darebbe anche ai governi più soldi per aiutare le persone nella transizione, afferma T&E.
«I governi dovrebbero tassare i progetti relativi ai combustibili fossili e utilizzare tali fondi per aiutare i cittadini a passare ad alternative più ecologiche – dice Boraschi – È probabile che le compagnie petrolifere, del gas e dell'energia trasferiranno semplicemente i costi dell'Ets2 sui consumatori. Tassare i profitti in eccesso consentirebbe di far tornare il denaro ai cittadini, o darebbe la possibilità di sostenere programmi come il social leasing, o di investire per un trasporto pubblico migliore».