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Allarme Ocse: è record di emissioni a livello globale ma le politiche per il clima segnano una battuta d’arresto

Dal “Climate Action Monitor 2025” emerge che il numero e il rigore delle misure contro il riscaldamento globale sono aumentati solo dell’1% nel 2024, contro il ritmo medio annuo del 10% del decennio 2010-2021. Questo mentre le emissioni aggregate di gas serra già nel 2023 erano superiori dell’8% rispetto al livello limite per rimanere in linea con gli Ndc per il 2030. E intanto è escalation di eventi meteo estremi
 |  Crisi climatica e adattamento

L’allarme lanciato è di quelli che non possono passare inosservati, soprattutto ora che i capi di Stato e di governo si riuniscono alla Cop30 di Belém per discutere le decisioni da mettere in campo fronteggiare la crisi climatica in atto. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha appena pubblicato il “Climate Action Monitor 2025”, da cui emerge che mentre la concentrazione di gas a effetto serra a livello globale ha raggiunto livelli record, l’attuazione delle politiche climatiche da parte dei governi sta rallentando, ampliando il divario tra l’azione politica e gli impegni climatici.

Il report rileva che il numero e il rigore delle politiche sono aumentati solo dell’1% nel 2024, confermando una perdita di slancio che è iniziata a emergere dal 2022: dopo un decennio (2010-2021) in cui le politiche climatiche sono cresciute a un ritmo medio del 10% annuo, l’anno scorso l’espansione è stata appunto dieci volte inferiore. Questa battuta d’arresto è particolarmente evidente in settori chiave come i trasporti, l’agricoltura e la gestione dei rifiuti, che mostrano progressi molto più lenti rispetto al settore energetico o edilizio. Nel dettaglio, si legge, sono proprio i modelli settoriali a sottolineare maggiormente la sfida. La produzione di elettricità e calore e i trasporti rimangono le maggiori fonti di emissioni. Dal 2015, i paesi dell’Ocse hanno ridotto le emissioni principalmente nella produzione di energia elettrica e nell’industria, mentre le emissioni dei trasporti non sono diminuite. Anche le emissioni dei paesi partner sono aumentate, trainate dalla forte crescita economica e dal continuo ricorso ai combustibili fossili.

E questa brusca frenata, si legge, arriva mentre nel 2023 le emissioni aggregate di gas serra dei 50 paesi dell’Ocse e dei paesi partner erano superiori dell’8% (circa 2,5 Gt CO₂e) rispetto al livello limite per rimanere in linea con i loro contributi determinati a livello nazionale (Ndc) per il 2030. Il divario, si legge anche nel documento, si amplia ulteriormente se confrontato con le traiettorie necessarie per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette a lungo termine.

Sebbene 114 paesi e l’Unione europea abbiano adottato obiettivi di zero emissioni nette, solo 30 paesi e l’Ue – che rappresentano il 17,7% delle emissioni globali – li hanno sanciti nella legislazione. Senza quadri giuridici più solidi, un’attuazione accelerata e una maggiore coerenza delle politiche, viene sottolineato, gli impegni esistenti non saranno sufficienti per raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’accordo di Parigi. Per allinearsi a quei target, le emissioni globali dovrebbero diminuire del 39-63% rispetto ai livelli del 2023 entro il 2035. E se già allo stato siamo in netto ritardo, il rallentamento impresso in tempi recenti non farà che peggiorare la situazione.

Una situazione, viene ricordato nel report dell’Ocse, che ha tangibili e pesanti ricadute già su vaste fette della popolazione mondiale. Le emissioni globali di gas serra hanno raggiunto 55 gigatonnellate di CO₂ equivalente nel 2023, alimentando un’escalation di eventi estremi. Solo nel 2024, il mondo ha contato oltre 16.000 decessi e danni per più di 328 miliardi di dollari a causa di disastri climatici, evidenziando una vulnerabilità crescente che colpisce tutti, ma in modo più drammatico le nazioni più fragili.

«I benefici dell’azione per il clima per i nostri ecosistemi, le nostre società e le nostre economie sono significativi, compresa una maggiore resilienza ai rischi climatici», ha affermato il Segretario generale dell’Ocse Mathias Cormann. «Per realizzare questi benefici, i paesi dovranno intensificare gli sforzi per rispettare i propri impegni e selezionare un mix di politiche ambizioso e adeguato che rifletta le loro circostanze specifiche e i loro obiettivi climatici».

Redazione Greenreport

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