Il balletto dell’Ue attorno al clima: un passo avanti sui combustibili fossili, uno indietro sulla deforestazione
Mancano ormai ventiquattr’ore alla chiusura del vertice Onu sul clima. Ventiquattr'ore che domani non si sa neanche quanto si riuscirà a sfruttare in pieno, visto che nella serata del penultimo giorno un incendio è divampato tra i padiglioni della Cop30 (tra l'altro vicinissimo a quello dell'Italia) e tutti i presenti sono stati obbligati ad abbandonare velocemente le strutture. Le fiamme sono state domate, ma i disagi non mancheranno domani, nella giornata di chiusura. La tensione tra i delegati dei governi mondiali era già alle stelle e questo incendio, di cui al momento non si conoscono le cause, non fa che aumentare il nervosismo.
Lula si dimostra ottimista, nonostante tutto, e prima di ripartire da Belém si dice certo che i negoziatori «otterranno il miglior risultato che una Cop abbia mai potuto offrire al pianeta Terra»: «Sono così felice – racconta a Cnn Brasil – che un giorno convincerò il presidente degli Stati Uniti che la questione climatica è seria e che lo sviluppo verde è necessario». Al momento però i segnali che arrivano dal Brasile non sono altrettanto entusiasmanti. Se l’America è stata tenuta fuori per volere di Donald Trump da questo appuntamento mondiale, l’Unione europea che pure alla vigilia aveva annunciato «alti livelli di ambizione» in quanto a politiche per il clima, nelle ultime ore ha mandato segnali a dir poco contrastanti.
Da un lato, i delegati europei hanno presentato alla presidenza brasiliana una proposta per una tabella di marcia sulla transizione energetica e la protezione delle foreste e degli ecosistemi. Dall’altra, nei lavori tra Bruxelles e Strasburgo che comunque stanno andando avanti in questi giorni in cui si svolge la Cop30, i vertici comunitari hanno approvato misure che indeboliscono la lotta al degrado del suolo e all’abbattimento delle foreste. Una per tutte: il Consiglio dell’Ue ha adottato il suo mandato negoziale per una revisione mirata del regolamento comunitario sui prodotti a deforestazione zero (European Union Deforestation Regulation, Eudr). Cosa vuol dire in concreto? Che i vertici europei hanno deciso non solo di semplificare l’attuazione delle norme che impediscono l’ingresso in Europa di prodotti che non siano certificati “a deforestazione zero” (soprattutto legno, carta, gomma, carne bovina, cacao, caffè, soia e olio di palma: sarà richiesta una sola dichiarazione di dovuta diligenza al punto di ingresso nel mercato per l’intera catena di approvvigionamento). Bruxelles e Strasburgo ora hanno anche deciso di rinviare di un altro anno l’applicazione di queste norme semplificate «per consentire agli operatori, ai commercianti e alle autorità di prepararsi adeguatamente»: sarebbero dovute entrare in vigore (non depotenziate) alla fine dello scorso anno, poi dal prossimo dicembre, e invece ora è chiaro che entreranno in vigore «il 30 dicembre 2026 per gli operatori di medie e grandi dimensioni e dal 30 giugno 2027 per i micro e piccoli operatori».
La scelta è stata duramente contestata dai gruppi verdi europei e dalla galassia ambientalista, ma anche la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Teresa Ribera, ha marcato una distanza rispetto a quanto stabilito, scrivendo sulla piattaforma social Bluesky: «Non posso nascondere la mia profonda delusione e frustrazione. Si tratta di una decisione sbagliata che mi rattrista. Monitorare la deforestazione è fondamentale per prevenirla e poter contare su uno strumento affidabile che faciliti mercati del carbonio solidi e fondi forestali affidabili».
In questo clima di tensione e di strappi anche all’interno dei vertici comunitari, i delegati a Belém dei Paesi europei hanno raggiunto a fatica un accordo su una proposta di uscita dai combustibili fossili che è stata presentata alla presidenza brasiliana. Nel testo si incoraggiano «tutte le Parti ad accelerare l’attuazione degli sforzi globali» in un modo «determinato a livello nazionale, riflettendo le responsabilità comuni ma differenziate e le rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali, al fine di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali». L’Ue inoltre, si legge nel testo, sostiene la Mutirao Roadmap che da giorni viene discussa e limata dai negoziatori «sotto la guida della Presidenza della Cop attuale e di quella entrante» (che in base a un accordo arrivato in extremis si terrà in Turchia con presidenza Australiana), per gli scopi indicati tra cui la transizione dall'uso dei combustibili fossili «in modo giusto, ordinato ed equo».
Nella proposta unitaria sottoscritta dai delegati dei Paesi comunitari si parla di un percorso che acceleri l’attuazione degli impegni sull’energia della Cop28 di Dubai, riguardanti in primis una maggiore spinta su rinnovabili ed efficientamento, insieme all’uscita progressiva dai combustibili fossili, si delinea una roadmap costruita sulla base dei Piani nazionali di riduzione delle emissioni (Ndc), si chiede inoltre che ogni anno la Presidenza Cop prepari un rapporto di sintesi sullo stato di avanzamento della roadmap stessa. Siamo però a formule ancora troppo generiche per suscitare in più ampi ambienti l’entusiasmo mostrato in queste ore da Lula.