Skip to main content

La Norvegia blocca tutti i progetti di estrazione mineraria dai fondali marini nelle acque artiche

La sospensione arriva a seguito di un accordo a cui ha lavorato il Partito laburista. Prevista la sospensione per quattro anni anche di qualsiasi attività di esplorazione. Il plauso del Wwf Norvegia. E il Panda italiano, con Midulla: «Se è possibile per Oslo, che gas e petrolio ce l’ha in casa e non li compra, perché l’Italia fa problemi?»
 |  Crisi climatica e adattamento

La Norvegia, Paese che ha ampie disponibilità di petrolio e gas naturale, dopo aver raggiunto rilevanti traguardi sul fronte della mobilità, compie un nuovo e per molti versi ancora più importante passo nella strada per la decarbonizzazione. A seguito di un accordo sul bilancio raggiunto dal Partito laburista al governo coinvolgendo altri quattro partiti presenti in parlamento, Oslo ha sospeso tutti i progetti di estrazione mineraria dai fondali marini nelle acque artiche. La decisione ratificata oggi stabilisce una sospensione di quattro anni di qualsiasi attività di esplorazione o estrazione nelle acque norvegesi. E, inutile dirlo, questa iniziativa incassa il plauso delle associazioni ambientaliste, con il Wwf locale che sottolinea: «Questa decisione è una vittoria storica. I politici norvegesi hanno deciso di ascoltare le competenze scientifiche e la forte richiesta dell’opinione pubblica di proteggere il fragile ambiente delle profondità marine, piuttosto che lasciarsi influenzare dalla lobby mineraria. Come spiega Karoline Andaur, ceo del Wwf Norvegia, «in qualità di copresidente del Gruppo di alto livello per un'economia oceanica sostenibile (High-Level Panel for a Sustainable Ocean Economy) la Norvegia ha ora l'opportunità unica di essere coerente e schierarsi al fianco del copresidente Palau e dei 40 paesi che già sostengono una moratoria globale o una pausa sulle attività minerarie nei fondali marini profondi, trasformando questa pausa nazionale in una vera leadership oceanica globale».

Un numero sempre maggiore di esperti internazionali e nazionali, tra cui l'Agenzia norvegese per l'ambiente e l'Istituto di ricerca marina, ha sottolineato le enormi lacune conoscitive relative agli ecosistemi di acque profonde e le conseguenze potenzialmente irreversibili dell'estrazione mineraria dai fondali marini. L'Agenzia per l'ambiente ha concluso che non è né responsabile dal punto di vista ambientale né giuridicamente difendibile procedere con l'esplorazione o l'estrazione.

Ad oggi, 40 paesi hanno preso una posizione chiara contro questo settore e da tempo il Parlamento europeo ha chiesto una moratoria, mentre la Commissione europea ha recentemente stanziato 1 miliardo di euro per proteggere la biodiversità marina e chiede un divieto fino a quando non sarà dimostrato che l'estrazione mineraria non danneggerà l'ambiente marino. A loro si sono unite più di 60 grandi aziende, tra cui Google, Bmw e Storebrand, e quasi 1.000 scienziati marini di 70 paesi che mettono in guardia contro l'apertura dei fondali marini all'estrazione mineraria.

Ora la Norvegia ha compiuto questo ulteriore passo avanti, con le parti protagoniste dell’accordo che hanno anche concordato di istituire una commissione di transizione che studierà il passaggio dell'economia norvegese dai combustibili fossili. Unica nota dolente di questa operazione: non sono stati compiuti ulteriori progressi per limitare le nuove licenze per il petrolio e il gas. Poiché la Norvegia è l'undicesimo produttore mondiale di petrolio e gas, contribuendo in modo significativo alle emissioni globali, l'eliminazione graduale dei combustibili fossili è stata al centro delle discussioni e il motivo per cui il Partito dei verdi e il Partito socialista hanno abbandonato i negoziati questo fine settimana. Oggi, le parti hanno concordato di chiedere il parere di esperti, sindacati e società civile per esplorare la strada verso la transizione della Norvegia dai combustibili fossili.

Spiega ancora Andaur: «Sebbene l'accordo non preveda limitazioni alle nuove licenze petrolifere e del gas sulla piattaforma norvegese, i partiti verdi hanno dimostrato che la necessità di una transizione più rapida e di una riduzione delle emissioni non può essere ignorata. La commissione di transizione deve rappresentare un punto di svolta e l'inizio di una transizione pianificata e giusta dal petrolio e dal gas».

In attesa di capire come si concretizzerà tutto ciò e la portata effettiva di questa decisione, la moratoria decisa da Oslo incassa un plauso anche dall’Italia: la responsabile Clima ed energia del Wwf nostrano, Mariagrazia Midulla, rilancia sui social la notizia della sospensione di quattro anni di qualsiasi attività di esplorazione o estrazione nelle acque norvegesi, aggiungendo questa chiosa: «Se è possibile per la Norvegia, che gas e petrolio ce l'ha in casa e non li compra, perché a fare problemi è l'Italia?»

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.