Ets2 e rischio di maggiori costi per 230 euro a famiglia: le proposte al governo di Legambiente e Kyoto club
L’entrata in vigore nel 2027 dell’Ets2 - cioè il nuovo sistema europeo che include i trasporti su strada e gli edifici nel mercato dei permessi di emissione di CO2 - può essere un’opportunità di redistribuzione, ma può anche rappresentare un semplice aumento dei costi energetici per molte famiglie. Già nei mesi scorsi Legambiente e Kyoto club avevano realizzato uno studio in cui si evidenzia alcune potrebbero spendere fino a 230 euro in più all’anno per energia e trasporti. Ora le due associazioni hanno riacceso i riflettori su quelle analisi e soprattutto sulle raccomandazioni rivolte al governo italiano riguardo il Fondo sociale per il clima. Lo hanno fatto portando al XVIII Forum QualEnergia quello studio ed evidenziando quelle che sono le attese, nel nostro Paese, riguardo l’entrata in vigore dell’Ets2.
«Se da un lato l’Europa, estendendo il sistema di scambio delle emissioni agli edifici commerciali, residenziali e istituzionali, al trasporto su strada e alle imprese, compie un passo decisivo verso la neutralità climatica, dall’altro questo cambiamento necessita di essere guidato affinché l’ambizione ambientale possa procedere di pari passo con la tutela di cittadini e imprese», sottolinea Legambiente presentando insieme al Kyoto club il lavoro svolto. Nel testo presentato si riprendono i dati Istat secondo i quali in Italia oltre 2,2 milioni di famiglie vivono in condizione di povertà assoluta (8,4%), mentre circa 2 milioni sono in povertà energetica (7,7%), con incidenze particolarmente alte tra le famiglie con minori (10,2%) e tra quelle con cittadinanza straniera (18,1%): «Questi numeri dimostrano come la transizione ecologica, se non accompagnata da misure redistributive, rischi di aggravare disuguaglianze già profonde».
L’Unione europea, si ricorda nello studio, è consapevole di questi rischi e ha attivato alcuni strumenti per mitigare gli impatti socio-economici della transizione verde, come il Cohesion Fund, l’Innovation Fund di cui si discuterà ancora a giorni e il Just Transition Mechanism. C’è però uno strumento realizzato in particolare per accompagnare l’introduzione dell’Ets2, ovvero il Social climate fund (Scf), un Fondo sociale per il clima che prevede risorse dedicate a sostenere i cittadini e le regioni più colpite. Il fondo avrà una dotazione complessiva significativa (fino a 65 miliardi di euro, più una parte finanziata da ciascun Stato membro), di cui una parte destinata all’Italia (10,81% del totale, ovvero circa 7 miliardi di Euro). Per accedere ai finanziamenti, ogni Stato membro dovrà presentare un proprio Social climate plan, nel quale verranno descritte le misure che intende attuare per proteggere le fasce più deboli della popolazione e garantire una transizione equa.
Come si muoverà il governo dunque è tutt’altro che secondario. Lo studio presentato da Legambiente e Kyoto club sottolinea che con l’introduzione dell’Ets2 la spesa energetica delle famiglie italiane potrebbe crescere fino a 230 euro l’anno nello scenario più sfavorevole, 2,5 volte la spesa media delle bollette elettriche delle famiglie. Tra l’altro l’impatto varia lungo la Penisola: le regioni del Sud e le isole, caratterizzate da un mix energetico meno rinnovabile, potrebbero registrare rincari fino a 56 euro l’anno sulla bolletta elettrica, mentre nel Nord gli incrementi più significativi riguarderebbero il costo del gas, con aumenti fino a 195 euro annui legati soprattutto al riscaldamento domestico. Lo studio sottolinea che a subire gli effetti dell’Ets2 non saranno soltanto le famiglie, perché anche il comparto commerciale e le piccole imprese artigiane e industriali dovranno affrontare nuovi oneri. Con un prezzo ipotetico della CO₂ pari a 50 euro/tonnellata, il costo complessivo dell’Ets2 per questi settori potrebbe variare, su scala europea, tra 7 e 8,75 miliardi di euro l’anno. Considerato che l’Italia pesa per circa il 10% delle emissioni Ue interessate, il costo indiretto medio stimato si attesterebbe tra 12 e 25 euro l’anno per abitante. Infine anche il settore dei trasporti non rimarrà immune, sottolineano gli autori dello studio: per le famiglie, l’aumento del prezzo di benzina e gasolio potrebbe oscillare tra 60 e 176 euro l’anno, mentre per le piccole imprese l’aggravio potrebbe raggiungere i 550 euro. E infine, anche il trasporto pubblico locale subirà l’impatto dell’inclusione di autobus e mezzi a diesel e metano nel nuovo sistema Ets2, con un aumento del costo per ciascun passeggero seppur più contenuto rispetto ad altri settori.
Spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia Legambiente: «Come il primo Ets, anche l’Ets2 è essenziale per ridurre le emissioni, ma va accompagnato da politiche strutturali che evitino effetti sociali negativi e trasformino questa tassa sul carbonio in una opportunità di sviluppo e sostegno per famiglie e microimprese. Senza un adeguato policy mix le misure climatiche rischiano di risultare regressive, colpendo in particolare i redditi bassi e ormai anche molte famiglie a reddito medio. È quindi fondamentale usare in modo coerente le risorse del Fondo sociale per il clima e programmare da subito interventi capaci di sostenere la decarbonizzazione degli edifici indicata dalla direttiva Epbd, garantendo accesso alle tecnologie anche ai nuclei più vulnerabili. Poiché le risorse del Fondo non basteranno, serviranno politiche lungimiranti per proseguire il percorso, puntando su rinnovabili, riqualificazione energetica e investimenti accessibili per famiglie, microimprese e imprese del settore. Tuttavia, il mancato recepimento della direttiva Case green e la messa in mora per i sussidi alle caldaie a gas mostrano che il Governo non sembra voler adottare queste politiche, lasciando famiglie e microimprese dipendenti dal gas e soggette a costi energetici in aumento».
Sottolinea il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini che bisogna anche fare i conti con un contesto economico e tecnologico che rende ancora più evidente l’urgenza di scelte politiche coerenti: «Il crollo del prezzo delle tecnologie rinnovabili – dal fotovoltaico ai sistemi di accumulo – fa sì che oggi lo scenario per l’Italia e per gli altri Paesi europei sia radicalmente cambiato: le rinnovabili permettono di abbassare il costo delle bollette. È ciò che sta accadendo nei Paesi che ne incentivano la diffusione, come la Spagna, dove negli ultimi quattro anni il costo dell’energia è diminuito del 40%. In Italia questo non avviene perché, anziché favorire lo sviluppo delle rinnovabili, si continuano a introdurre ostacoli e a modificare le norme, creando incertezza e difficoltà per gli operatori. Ed è un vero peccato, perché promuovendo queste tecnologie ridurremmo le bollette energetiche, limiteremmo l’importazione di gas e accelereremmo il raggiungimento degli obiettivi climatici, a partire dalla riduzione della CO₂. La situazione attuale è molto favorevole, ma servono due condizioni: un governo che ne sostenga realmente la crescita e un’opinione pubblica pronta a svolgere un ruolo attivo, invece di frapporre resistenze, come accade in alcuni casi, ad esempio in Sardegna».
Le due associazioni non si limitano a gettare luce sulle criticità presenti nell’azione di governo. Legambiente e Kyoto club lanciano una serie di proposte per far sì che l’Ets2 non accentui squilibri già esistenti tra la popolazione italiana. Per esempio, spiegano, serve una riqualificazione energetica delle abitazioni con sgravio fiscale al 100% per i redditi molto bassi e un ruolo di Cdp per prestiti agevolati e a lungo termine per le famiglie con redditi medio bassi. Sarebbe utile un’estensione del Reddito energetico anche agli affittuari attraverso l’autoconsumo a distanza già previsto tra le configurazioni Cacer, e includendo accumuli e pompe di calore per tagliare i costi di riscaldamento e raffrescamento. Altrettanto utile sarebbe un equo accesso alla mobilità sostenibile con il sostegno ai 2,2 milioni di cittadini con Isee tra 5.000 e 9.999 euro tramite abbonamenti agevolati al trasporto pubblico locale e incentivi alla sharing mobility riducendo l’Iva dal 22% all’11%. Si dovrebbe poi lanciare una lotta alle isole di calore urbane nei quartieri socialmente e climaticamente vulnerabili attraverso interventi nature based da attuare in Comuni oltre i 50.000 abitanti per migliorare qualità della vita e resilienza climatica. E pensare alla creazione di Nuclei territoriali permanenti nelle aree con maggiore povertà energetica allo scopo di analizzare i bisogni locali, informare i cittadini, accompagnarli nell’accesso alle misure e coordinare a livello territoriale politiche sociali, energetiche e ambientali. Per quanto riguarda invece le proposte dedicate alle microimprese, le due associazioni parlano di un fondo di microcredito a tasso zero per interventi di efficienza energetica nei negozi e nelle attività artigiane, e di un contributo annuale fino a 3.000 euro per favorire il passaggio a veicoli commerciali elettrici o a basse emissioni nelle consegne e nella logistica cittadina.
Come si legge nello studio presentato da Legambiente e Kyoto club, «diverse associazioni e ONG hanno avanzato proposte costruttive, evidenziando come non bastino misure temporanee: servono politiche integrate, che comprendano anche il potenziamento del trasporto pubblico sostenibile e altre misure strutturali per la riduzione delle disuguaglianze. L’auspicio è che il governo italiano accolga tali suggerimenti, affinché l’uso dei fondi sia davvero orientato a una transizione equa».