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A Wuhan Cina, Danimarca e Ue rilanciano il multilateralismo climatico

Nella città cinese si è tenuta la 32ª edizione del Forum di diritto ambientale: il ruolo delle università come piattaforme di dialogo e innovazione
 |  Crisi climatica e adattamento

WUHAN - Dal 27 al 28 novembre si è svolto presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Wuhan il “2025 Sino-Danish Colloquium on global climate governance and multilateralism”. L’evento, organizzato dall’Istituto di Diritto ambientale della Wuhan University insieme al Centre for climate change law and governance (Clima) dell’Università di Copenaghen, ha ricevuto il supporto dell’Innovation centre Denmark (Icdk), del Comitato di diritto ambientale internazionale della Associazione cinese per il diritto delle risorse naturali e dell’ambiente e dell’ambasciata del Regno di Danimarca nella Repubblica popolare cinese.

Il forum si è tenuto in un anno particolarmente simbolico: il 75º anniversario delle relazioni diplomatiche sino-danesi, il 50º anniversario delle relazioni tra Cina e Unione europea e la presidenza danese del Consiglio dell’Ue. Tale cornice ha favorito un confronto di alto livello tra esperti provenienti da università e istituzioni di Cina, Danimarca, Unione Europea, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Islanda e organismi nazionali cinesi, con la partecipazione attiva anche degli studenti dell’Ateneo.

La cerimonia inaugurale, moderata dal cice direttore dell’Istituto di diritto ambientale, dr. Hu Bin, ha visto gli interventi del vicepreside dell’Università di Wuhan, prof. Lu Wei; dell’ambasciatore Anders Siegumfeldt, vice acapo ,issione dell’ambasciata di Danimarca; di Anders Sloth, direttore dell’Icdk a Shanghai; del prof. Qin Tianbao, preside della Facoltà di giurisprudenza; e della prof.ssa Beatriz Martinez Romera, direttrice del Clima. Dai saluti istituzionali è emersa una forte convergenza su tre punti: l’urgenza della cooperazione multilaterale, la centralità della scienza per la governance climatica e il ruolo strategico delle università come ponti dell’umanità.

In un unico articolato percorso di interventi, il forum ha poi approfondito i temi più attuali della governance climatica globale, combinando prospettive del diritto internazionale, delle politiche nazionali e della partecipazione sociale. L’illustrissimo Ma Xinmin (membro della commissione di Diritto internazionale Onu) ha offerto una lettura sistemica dell’opinione consultiva della Corte internazionale di giustizia sul clima, mentre Daniel Bodansky, professore presso l’Arizona State University, ha riflettuto sull’equilibrio tra diplomazia e giurisdizione nelle regole globali sul clima. La giudice della Corte suprema popolare, Sun Qian ha portato esempi concreti dell’influenza del diritto internazionale nelle climate litigation cinesi, e Jens Hesselbjerg Christensen, professore del Niels Bohr Institute, ha spiegato il ruolo informativo e non prescrittivo della scienza nei negoziati internazionali, illustrando il funzionamento dell’Ipcc.

Accanto a questi contributi, altre relazioni hanno esplorato questioni cruciali quali (i) il contenzioso climatico, (ii) la decarbonizzazione del trasporto marittimo, (iii) l’interazione tra i tribunali internazionali del mare e della giustizia, (iv) l’evoluzione della legislazione cinese sul clima, (v) gli appalti verdi in Ue e in particolare in Danimarca, (vi) la tutela dei diritti indigeni nell’Artico, (vii) la partecipazione comunitaria nella governance idrica in Cina e (viii) il coinvolgimento del pubblico nella transizione energetica danese. Un filo conduttore comune ha legato tutte le sessioni: comprendere come governance internazionale, diritto interno e iniziativa sociale debbano integrarsi per costruire un’azione climatica efficace.

La sessione conclusiva ha riunito esperti di ClientEarth, dell’Università di Wuhan e dell’Università di Copenaghen per riflettere sul ruolo delle università nella formazione dei talenti climatici, nello sviluppo di ricerche interdisciplinari e multidisciplinari, ed altresì, nella creazione necessaria di reti internazionali capaci di superare le tensioni geopolitiche.

Nella cerimonia finale, il consigliere dell’ambasciata del Regno di Danimarca, Sune Kåre Sørensen, la prof.ssa Beatriz Martinez Romera e il prof. Qin Tianbao hanno sottolineato tre risultati chiave del forum: (i) il multilateralismo come unica via possibile per affrontare la crisi climatica; (ii) la necessità che gli Stati rafforzino il proprio impegno; (iii) il ruolo insostituibile delle università come mediatori tra scienza, politica e società. È considerevole il fatto che il prof. Qin Tianbao ha avuto modo anche di evidenziare che il contributo più importante del forum è rappresentato dalla costruzione di fiducia transnazionale tra esperti e istituzioni.

Il 2025 Sino-Danish Global climate governance forum ha in questo modo lanciato un messaggio forte e chiaro: in un mondo attraversato da tensioni e unilateralismi, la cooperazione accademica internazionale può e deve fornire la base scientifica, istituzionale e culturale per un’azione climatica globale ambiziosa. Un percorso che Cina, Danimarca e Unione europea hanno mostrato di voler peregrinare insieme, ponendo al centro e rafforzando il ruolo delle università come piattaforme di dialogo e innovazione.

Giuseppe Poderati

Giuseppe Poderati è professore di Lingua e Cultura Italiana presso la Hubei University of Economics in Cina con focus su eco-linguismo. Laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università LUMSA, ha arricchito il suo percorso formativo partecipando a un programma di scambio internazionale presso la SUNY - State University of New York e il Center for Italian Studies. Giuseppe ha proseguito gli studi con corsi post-laurea in Business Internazionale, Politiche Pubbliche nell’Euro-Mediterraneo, ASEAN e Diritto Internazionale e Comparato, frequentando prestigiose istituzioni come il Graduate Institute di Ginevra e la National University of Singapore. Durante la sua carriera accademica, è stato visiting scholar presso il Max Planck Institute e l’Università di Palermo. Autore di numerosi articoli scientifici, Giuseppe ha completato un dottorato di ricerca in Diritto Ambientale presso la Wuhan University, consolidando il suo profilo di studioso internazionale e collaborando con altre università e organizzazioni.