In 60 anni sulle Alpi italiane si è persa un’area glaciale di oltre 170 kmq
Le Alpi si rivelano ogni anno più fragili, vulnerabili e instabili. È l’immagine che emerge dal VI report della Carovana dei Ghiacciai di Legambiente dal titolo “Ghiacciai alpini ed eventi estremi in un clima che cambia”, presentato a Torino presso il Museo nazionale della montagna “Duca degli Abruzzi” in occasione della Giornata internazionale della montagna. Il documento, realizzato con il contributo di CIPRA Italia, della Fondazione Glaciologica Italiana e con il sostegno dei partner FRoSTA, Sammontana ed EPHOTO, mette in evidenza un territorio che sta subendo trasformazioni accelerate, spesso drammatiche, sospinto da una crisi climatica sempre più evidente anche alle quote più alte.
Il 2025 è stato segnato da un aumento significativo dei fenomeni di instabilità: 40 frane documentate da inizio anno, concentrate nel periodo estivo, mostrano quanto i versanti alpini stiano perdendo la loro capacità di resistere a piogge improvvise, ondate di calore e repentini cambiamenti di temperatura. I crolli di roccia sono quasi equivalenti alle colate detritiche, segno di un equilibrio che si sta sgretolando. Veneto e Valle d’Aosta risultano le regioni più colpite, ma l’intero arco alpino, osservando i dati del Progetto IFFI dal 2018 al 2025, mostra una realtà preoccupante: oltre 650 eventi franosi principali registrati e più di 239 mila frane censite complessivamente, con centinaia di migliaia di persone potenzialmente esposte.
«Le Alpi - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - sono una delle sentinelle più importanti della crisi climatica in atto in alta quota, e su cui non si può e non si deve abbassare la guardia. I dati del nostro studio finale di Carovana dei ghiacciai 2025, frutto di un lavoro congiunto con esperti del settore e ricercatori a partire dalla Fondazione Glaciologica Italiana, ci ricordano quanto la montagna e ghiacciai siano fragili e instabili e su cui bisogna intervenire con politiche coraggiose, piani di mitigazione e di adattamento, monitoraggi capillari e costanti come proponiamo nel Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, coinvolgendo anche le comunità locali e promuovendo un nuovo approccio turistico sostenibile e attento nell’andare in montagna».
La pressione non arriva solo dai versanti instabili, ma anche da un clima che sta diventando più estremo. Gli eventi meteorologici intensi censiti nell’arco alpino nel 2025 sono stati 154, superando già i numeri del 2024. Dalle piogge torrenziali agli episodi di vento forte, dalle esondazioni alle frane innescate dalle precipitazioni, l’impressione è quella di un ambiente alpino sempre più colpito e vulnerabile. La Lombardia risulta la regione maggiormente investita da questi fenomeni, seguita da Veneto, Piemonte e Liguria. E, secondo uno studio condotto dalle università di Losanna e Padova basato su trecento stazioni meteorologiche montane, un aumento di due gradi della temperatura regionale potrebbe raddoppiare la frequenza di questi eventi. Sullo sfondo si staglia un dato simbolico: in sessant’anni, l’area glaciale delle Alpi italiane si è ridotta di oltre centosettanta chilometri quadrati.
La Carovana dei Ghiacciai 2025 ha osservato direttamente alcuni casi simbolo, tra cui il collasso del ghiacciaio di Birch, in Svizzera, che lo scorso maggio ha provocato una valanga di roccia e ghiaccio capace di travolgere il villaggio di Blatten. Un episodio che mostra quanto la fusione del permafrost e l’indebolimento delle strutture glaciali possano generare eventi improvvisi e devastanti. Non meno significativa la situazione lungo la S.S. 51 di Alemagna, più volte chiusa durante l’estate a causa delle colate detritiche, mentre l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina rende ancora più evidente l'urgenza di misure di adattamento e gestione del rischio. In difficoltà appaiono anche alcuni dei ghiacciai più emblematici d’Europa: l’Aletsch, in Svizzera, registra un arretramento medio di quaranta metri all’anno; l’Adamello-Mandrone continua a perdere spessore; lo Schneeferner dello Zugspitze, in Germania, rischia di ridursi a poche placche residue entro il 2030, mentre il permafrost del massiccio potrebbe scomparire del tutto entro il 2050.
Di fronte a questo quadro, Legambiente, CIPRA Italia e Fondazione Glaciologica Italiana insistono sulla necessità di un monitoraggio ambientale continuo e mirato, di un aggiornamento delle carte di pericolosità geomorfologica e di una nuova strategia di comunicazione del rischio rivolta alla popolazione. Mancano strumenti fondamentali, come un catasto aggiornato dei ghiacciai e una carta nazionale del permafrost, essenziali per impostare politiche efficaci di mitigazione e adattamento. Le proposte sono al centro anche del Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, sottoscritto da oltre ottanta realtà tra associazioni, enti scientifici e istituzioni, e sostenuto con forza dalla Carovana dei Ghiacciai 2025.
«Dal 2000 il riscaldamento globale – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente, della campagna Carovana dei ghiacciai e presidente di CIPRA ITALIA - ha accelerato la perdita di migliaia di ghiacciai, piccoli e grandi, con effetti anche a valle. L’analisi dei rischi, come quella sviluppata nel Canton Vallese, consente di individuare in anticipo le aree vulnerabili dimostrando come il monitoraggio resti uno strumento essenziale per la sicurezza delle persone e la gestione territoriale. Per questo il modello svizzero a nostro avviso merita di essere replicato e di essere preso come esempio insieme a quello sviluppato in Piemonte con il laboratorio a cielo aperto nei ghiacciai della Bessanese e della Ciaramella».
«Il ritiro glaciale in corso rappresenta la manifestazione più evidente del riscaldamento climatico che interessa stabilmente le nostre vette con un aumento della temperatura doppio rispetto il valore globale – dichiara Valter Maggi presidente Fondazione Glaciologica Italiana – Le misurazioni condotte dai nostri volontari e dagli enti associati confermano in modo inequivocabile che i corpi glaciali stanno subendo una significativa riduzione di volume e assottigliamento sull’intero arco Alpino. Comprendere la meccanica e i fattori scatenanti di questi fenomeni, spesso complessi e rapidi, è cruciale per la valutazione dei rischi e per la sicurezza delle infrastrutture e delle comunità che risiedono a valle. È pertanto fondamentale che le Istituzioni assicurino un supporto strutturale e costante alle reti di ricerca sui ghiacciai a lungo termine, come già succede in alcuni casi, permettendo alla comunità glaciologica italiana di mantenere attivo questo patrimonio di conoscenza indispensabile per la tutela dell'ambiente alpino e la sicurezza delle sue popolazioni».
Per accompagnare e ampliare la diffusione di queste informazioni nasce anche il podcast “Dove il ghiaccio scompare. In viaggio con la Carovana dei Ghiacciai”, prodotto da CIPRA Italia e Nuova Ecologia con il supporto di Fondazione Cariplo. Un percorso sonoro in sei puntate, disponibile dal 9 dicembre, che segue le tappe della Carovana dei Ghiacciai 2025 tra Italia, Svizzera e Germania, raccontando storie, volti e luoghi di un ambiente che cambia sotto i nostri occhi.