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Gli eventi meteo estremi costano già 28 miliardi di euro l’anno agli agricoltori europei

L’appello della rete ambientalista Can Europe in visa del Consiglio Agrifish: servono obiettivi vincolanti e una transizione agroecologica
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Nonostante le organizzazioni di rappresentanza dei grandi produttori agricoli siano spesso in prima fila nelle proteste contro il Green deal – chi non ricorda le marce dei trattori prima delle ultime elezioni Ue? –, non è la transizione ecologica a minacciare i campi europei ma semmai la crisi climatica.

Secondo le stime elaborate dalla rete ambientalista CAN Europe, gli eventi climatici estremi – come siccità e alluvioni – stanno già costando oltre 28 miliardi di euro all’anno alla produzione agricola europea. La crisi climatica, unita al degrado del suolo, alla scarsità d’acqua e al collasso della biodiversità, mette in discussione la tenuta del sistema agroalimentare dell’Unione, mentre milioni di agricoltori devono affrontare l’aumento dei costi di produzione, prezzi alla fonte spesso bassi, burocrazia e squilibri di potere lungo la filiera.

In vista del Consiglio Agrifish del 26 maggio, dove sarà discussa la proposta della Commissione europea per una nuova “Visione per l’agricoltura e il cibo”, CAN Europe lancia un appello per una transizione agroecologica giusta e vincolante, capace di contribuire in modo concreto agli obiettivi climatici e alla resilienza del comparto.

Il documento di posizione dell’organizzazione individua sette priorità per riformare il sistema agroalimentare dell’UE:

  1. Obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni agricole: è necessario fissare un obiettivo settoriale ambizioso per le emissioni non-CO₂ (es. metano e protossido di azoto) del settore agricolo, distinto da quello LULUCF, per garantire un contributo equo del comparto agli obiettivi post-2030.
  2. Politiche di filiera per la riduzione delle emissioni: CAN Europe propone una strategia integrata per tutta la catena alimentare, intervenendo ad esempio su appalti pubblici, riduzione dello spreco alimentare e promozione dei cibi vegetali tramite un Piano d’azione europeo.
  3. Transizione del settore zootecnico: l’allevamento intensivo è oggi il principale responsabile delle emissioni agricole europee. Serve una strategia di riduzione differenziata e pianificata del numero di capi, accompagnata da misure per la giustizia sociale e la resilienza delle aree rurali.
  4. Riforma della PAC: è necessario superare le sovvenzioni dannose, come quelle legate alla produzione e al consumo di prodotti animali, e i pagamenti diretti basati sulla superficie. La PAC dovrebbe sostenere le pratiche agroecologiche, premiare le azioni positive per clima e ambiente e garantire aiuti mirati agli agricoltori più vulnerabili.
  5. Prezzi equi e scelte accessibili: CAN Europe propone di contrastare le pratiche commerciali sleali e di differenziare l’IVA per promuovere alimenti sostenibili (come quelli biologici e vegetali a filiera corta) e penalizzare quelli a maggiore impatto ambientale.
  6. Applicazione del principio “chi inquina paga”: tra le misure suggerite vi è anche la possibilità di introdurre forme di carbon pricing sociale e di premiare le pratiche agricole che producono benefici ambientali tangibili.
  7. Coerenza tra commercio e sostenibilità: l’UE deve rivedere il proprio approccio alle politiche di accesso al mercato, considerando l’impatto ambientale delle importazioni e delle esportazioni, la competitività dei produttori europei, il benessere animale, gli standard lavorativi e la qualità per i consumatori.

Secondo CAN Europe, la Visione per l’agricoltura e il cibo pubblicata dalla Commissione europea nei mesi scorsi mostra alcuni spunti positivi, come l’integrazione tra produzione alimentare e obiettivi climatici, ma resta per lo più vaga e priva di strumenti operativi chiari. La mancanza di impegni vincolanti e di finanziamenti adeguati rischia di perpetuare un modello agricolo “business-as-usual” non compatibile con la crisi climatica e ambientale in corso. Inoltre, la proposta di semplificazione della PAC e la sua valutazione d'impatto presentate dalla Commissione europea la scorsa settimana non forniscono prove chiare del fatto che le misure suggerite non comprometterebbero gli obiettivi ambientali e climatici dell'UE.

«Mentre alcune semplificazioni, ad esempio per l'agricoltura biologica, potrebbero ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori, si stima che altre proposte abbiano un effetto negativo sulle prestazioni ambientali e climatiche del settore, come la possibilità di convertire il 10% anziché il 5% dei pascoli a un uso agricolo più intenso – spiega Sven Harmeling, responsabile del settore Clima di CAN Europe – Eliminare i collegamenti tra la PAC e la legislazione ambientale e climatica più recente rischia di aumentare l'incoerenza e le inefficienze politiche nel percorso verso la neutralità climatica. È necessario che i ministri correggano questo problema».

Per evitare che ciò accada, CAN Europe invita i ministri europei dell’agricoltura ad assumersi la responsabilità di avviare una riforma profonda e strutturale: un cambiamento che metta al centro l’agroecologia, il supporto equo a chi produce e a chi consuma, e la tutela della natura come patrimonio comune.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.