Solo il 15% degli habitat europei è in buono stato
Torna a Rimini, il 4 e 5 novembre prossimi, la 14ª edizione degli Stati Generali della Green Economy, appuntamento annuale di riferimento per imprese, istituzioni e studiosi impegnati nella transizione verso un’economia decarbonizzata e circolare, capace di rigenerare il capitale naturale.
L’iniziativa, ospitata come di consueto all’interno di Ecomondo, è promossa dal Consiglio nazionale della green economy e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e gode del patrocinio della Commissione Europea e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il tema centrale dell’edizione 2025 sarà “La green economy europea nel nuovo contesto globale”, con un focus speciale sulla biodiversità, indicata dal Global Risks Report 2025 come il secondo rischio più grave per i prossimi dieci anni, subito dopo il collasso degli ecosistemi.
I dati più recenti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, fotografano una realtà preoccupante: solo il 15% degli habitat del continente è in buono stato, mentre il 36% è classificato in “stato cattivo”. Le specie europee in buona condizione di conservazione sono appena il 27%, e solo il 6% mostra segnali di miglioramento.
Nonostante l’Unione Europea abbia raggiunto il 26% di aree terrestri protette e il 12% di aree marine protette, la crescita di queste superfici è troppo lenta per centrare l’obiettivo del 30% entro il 2030. Anche la connettività forestale, parametro chiave per la rete ecologica europea, è in lieve calo: nel 2021 era all’80,6%, con una riduzione dello 0,8% rispetto al 2018.
Dietro queste difficoltà ci sono fattori noti: la crisi climatica, il persistere di un modello economico lineare e dissipativo, l’espansione urbana incontrollata e le pratiche di agricoltura industriale intensiva.
Il 2024 ha però segnato un passo importante con l’adozione della Nature Restoration Law, la prima legge europea sul ripristino della natura, considerata uno strumento fondamentale per invertire la rotta e rafforzare i servizi ecosistemici essenziali per la sicurezza e il benessere del continente.
Nel presentare la Relazione sullo stato della green economy 2025, Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sottolinea l’urgenza di non arretrare:
«Una retromarcia nelle misure per la tutela e il ripristino del capitale naturale non conviene nemmeno dal punto di vista economico. Una parte importante delle attività economiche è, infatti, indirettamente legata o direttamente dipendente da servizi ecosistemici, forniti dal capitale naturale: dalle attività agro-alimentari a molte attività turistiche, dalla pesca alla disponibilità di acque di buona qualità, dall’uso del legno e di altri materiali naturali impiegati in molti settori produttivi, fino alla stabilità e qualità dell’assetto del territorio, necessarie per ospitare infrastrutture e insediamenti».
L’edizione 2025 degli Stati Generali della Green Economy offrirà quindi un’occasione di confronto internazionale sulle politiche, gli investimenti e le strategie per un’economia verde competitiva, capace di coniugare transizione ecologica e sviluppo.
Tutti i dettagli e gli aggiornamenti sull’evento sono disponibili su: www.statigenerali.org/evento-nazionale/evento-2025