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Dall'idrogeno circolare una chance per fermare l'export di rifiuti

Folgiero: «Dal sud portiamo all'estero rifiuti secchi a 250 euro a tonnellata, dal centro a 150 euro. Tutta questa ricchezza italiana che va all’estero potrebbe essere gassificata per fare energia ma anche prodotti»
 |  Green economy

Si è svolto stamattina il nuovo Hydrogen Forum del Sole 24 Ore, un momento di confronto alla luce delle nuove opportunità offerte dal Pnrr e delle più attuali sfide geopolitiche internazionali, per fare il punto sugli scenari e le strategie di transizione ecologica e sviluppo economico del nostro Paese attraverso l'idrogeno.

L’idrogeno non è una fonte energetica, come le rinnovabili o i combustibili fossili, ma un vettore sempre più determinante per immagazzinare, spostare e commercializzare energia; produrlo in modo sostenibile è dunque un tema cruciale, sia che si tratti di idrogeno verde (ovvero ottenuto tramite elettrolisi impiegando fonti rinnovabili), sia del più recente e promettente approccio dell’idrogeno circolare, ovvero il risultato della conversione chimica di rifiuti plastici e secchi non riciclabili meccanicamente, che ne recupera il contenuto di carbonio e idrogeno.

Si tratta di una tecnologia già presentata lo scorso autunno dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme a NextChem, ovvero la controllata della multinazionale italiana Maire Tecnimont che opera nel campo della chimica verde e della transizione energetica.

Una soluzione di riciclo chimico che, a partire da un processo di ossidazione parziale (ovvero senza combustione completa) dei rifiuti, permette di ottenere un gas di sintesi detto syngas, che è un prodotto chimico particolarmente pregiato: una volta purificato, il syngas può essere utilizzato tal quale (ad esempio in siderurgia, al posto del polverino di carbone o del gas naturale) oppure trasformato in prodotti come etanolo, metanolo e idrogeno.

Come spiegato oggi all'Hydrogen Forum da Pierroberto Folgiero, ceo e managing director di Maire Tecnimont, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili «spingeremo al massimo facendo leva su questa situazione emotiva della necessità di renderci indipendenti e speriamo che il Nimby riceva una bella spallata. Ma lavoriamo anche su tutto il filone dei gas sintetici e dei gas alternativi che mai come adesso hanno un’urgenza gigantesca. Penso al mondo del biogas che incontra forti resistenze, e penso a tutte le altre forme di gas sintetico che si possono fare gassificando i rifiuti secchi. Ricordo che dal sud portiamo all'estero rifiuti secchi a 250 euro a tonnellata; dal centro a 150 euro. Tutta questa ricchezza italiana che va all’estero potrebbe essere gassificata e potrebbe andare al gas di sintesi per fare energia ma anche prodotti».

Redazione Greenreport

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