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Irpet, in Toscana il 2023 fa paura: il 37% dei cittadini prevede di diventare più povero

Di fronte all’inflazione, per mantenere invariati i consumi il reddito delle famiglie a più basso reddito dovrebbe crescere del 23,1%
 |  Green economy

Un tessuto economico e sociale più fragile, immerso in un clima di sfiducia verso il futuro ed incertezza crescenti: è questo il contesto in cui si affaccia la Toscana del 2023, per come emerge dal rapporto Irpet Tra inflazione, legge di bilancio e Pnrr: effetti e prospettive per l'economia toscana, presentato oggi in Regione.

Nonostante tutto, sotto il profilo squisitamente economico, la Toscana sembra aver fatto meglio della media nazionale nel 2022 e lo stesso si prospetta per il 2023. Con una differenza marcata, però, in termini di performance: se l’ultimo anno si stima chiuso con un Pil regionale in crescita del 3,9% (contro il +3,5% nazionale), nella migliore delle ipotesi il 2023 si chiuderà con un +0,6% (+0,45 per l’Italia) anche se «rischi di varia natura (guerra, pandemia, inflazione) potrebbero determinare una fase di recessione».

Di sicuro, per cittadini e imprese l’inflazione – trainata dal costo dei combustibili fossili, gas metano in particolare – presenta già un conto molto salato: secondo le stime Irpet, per le imprese il costo per l’energia rispetto al 2021 è stimato in circa +350 milioni di euro al mese, passando dal 3,5% al 6% dei costi totali. Ma gli effetti sono assai eterogenei in base al segmento di mercato considerato. I più colpiti sono ovviamente i settori energivori, come carta, chimica, trasporti, gomma e plastica, siderurgia.

E per quanto riguarda invece i cittadini? «L’incremento di reddito necessario a mantenere invariato il livello dei consumi delle famiglie – spiegano dalla Regione – risulterebbe in media pari a 3.480 euro, valore dell’erosione del potere d’acquisto. Le misure del governo hanno consentito di farlo scendere a circa 2.150 euro. Per consentire alle famiglie a più basso reddito di lasciar invariato il livello dei consumi l’incremento sarebbe del 23,1%, contro l’8,9% medio per il complesso delle famiglie toscane. Un’indagine condotta da Irpet, sul cambio di abitudini e comportamenti di consumo causati dai rincari, indica per i beni essenziali (alimentari e bevande) nella maggior parte (59%) una ricerca di prezzi più convenienti senza ridurre il consumo. Per quelli più voluttuari, come gite e viaggi (28%) o acquisto mobili e servizi per la casa (27%), si va verso la rinuncia completa; per abbigliamento e calzature nel 36% dei casi si cerca il prezzo più conveniente; per ristorazione, teatro e sport nel 33% si riduce il consumo. Per i servizi di comunicazione (internet, cellulari, ecc.), di cartoleria, libri e servizi di istruzione e, soprattutto, di servizi sanitari e per la salute, il 63% non ha modificato i propri comportamenti di consumo».

Nonostante questa realtà l’area della povertà assoluta nel 2022 è stimata al 4,2%, in leggero calo (-0,9%) rispetto al 2021. Ma l’evoluzione della situazione economica ha comunque «reso il tessuto sociale però più fragile, a testimonianza di un peggioramento della percezione della propria situazione economica», con una percezione del disagio in crescita tra i toscani: «Nel 2022 si percepiscono come povere 14 famiglie su 100 (12 su 100 nel 2021). In aumento le famiglie che dichiarano di arrivare con grave difficoltà a fine mese: dal 7% al 10%. Crescono anche quelle che ci arrivano con qualche difficoltà, dal 45% al 47%. Peggiora il clima di fiducia rispetto al futuro: passano dal 17% al 37% coloro che prevedono un deterioramento della propria situazione economica».

Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dal Pnrr: al 12 dicembre 2022 si contano 4.326 progetti per 4,95 miliardi di euro complessivi: 3,80 (77%) come finanziamenti del Pnrr e/o del Pnc (Piano nazionale complementare) e 1,15 miliardi di cofinanziamenti di varia origine e natura, col 71% delle risorse destinato a spese in conto capitale per opere pubbliche.

«È lecito attendersi però, a conclusione del quinquennio, un ammontare di risorse superiori, auspicabilmente nell’ordine degli 8 miliardi di euro – aggiungono dalla Regione – A regime, ipotizzando un ammontare di risorse finali pari a 8 mld, nell’arco di un decennio il livello del Pil toscano sarebbe al 10° anno 5,7 punti più elevato dello scenario senza Pnrr».

Redazione Greenreport

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