
Von der Leyen difende il Green deal: «L’ecologia fa parte dell’identità europea», come democrazia e libertà

C’è grande attesa, in Italia come nel resto d’Europa, per l’arrivo a Washington della presidente Giorgia Meloni, che nella serata di oggi avrà un colloquio bilaterale con Donald Trump: al centro dell’agenda ci sono i dazi commerciali, ma basta alzare un attimo lo sguardo dalla cronaca concitata – dettata dalla politica erratica del tycoon – per capire che la partita è ben più ampia e riguarda l’autonomia strategica del Vecchio continente.
Oltre il 50% dell’export di beni Usa in Ue è composto da prodotti che hanno a che fare con la filiera dell’energia, a partire da petrolio e gas naturale liquefatto (Gnl), e non a caso Trump ha chiesto all’Ue nuovi acquisti di combustibili fossili per 350 miliardi di dollari. Da sempre contraria alla transizione ecologica, Meloni ha colto l’occasione dei dazi per sviare il dibattito pubblico in materia chiedendo lo stop al Green deal, un’opzione suicida per l’economia nazionale.
Ma in una lunga intervista concessa ieri al settimanale tedesco Die Zeit, la presidente della Commissione europea – Ursula von der Leyen – ha ribadito l’impegno sulla transizione. «L'Europa – chiede lo Zeit – è attaccata da più parti perché la sua identità si basa su democrazia e libertà. L'ecologia fa ancora parte di questa identità?». La risposta di Vdl è chiara: «Certamente, perché sappiamo tutti quanto il nostro futuro dipenda da questo, non solo per quanto riguarda il clima. Ci sono anche enormi opportunità di mercato in gioco. La decarbonizzazione continuerà in tutto il mondo, con o senza gli americani. C'è una buona ragione per l'enorme investimento della Cina nella mobilità elettrica: sanno che la mobilità del futuro sarà pulita. C'è una buona ragione per cui gli Stati del Golfo, con le loro enormi riserve di petrolio e gas, stanno investendo massicciamente nell'idrogeno verde: possono osservare questa tendenza in tutto il mondo. Siamo leader in molte tecnologie pulite. E restiamo sulla stessa strada, non solo per ragioni economiche, perché i giovani non ci perdonerebbero mai se non affrontassimo questa sfida fondamentale».
In particolare, von der Leyen conferma l’impegno ad ampliare il mercato europeo delle emissioni di CO2, ovvero l’Eu Ets. Oggi l’Eu Ets 1 copre settori come quello elettrico, l’industria energivora, i comparti aerei e navali, arrivando a riguardare circa il 40% delle emissioni climalteranti europee; l’Eu Ets 2 è previsto in avvio nel 2027, con l’ingresso di settori chiave come edilizia, trasporti, imprese medio-piccole.
«Il commercio di quote di emissione è sicuramente uno degli strumenti più intelligenti della politica climatica – osserva von der Leyen – Lo ha dimostrato l'Ets 1, che si basa sul principio dell'economia di mercato. Chi inquina paga, e chi non vuole pagare può dare il suo contributo attraverso l'innovazione nelle tecnologie pulite. Ha funzionato. Dall'introduzione dell'Ets 1, l'economia si è espansa, le emissioni sono diminuite e i ricavi derivanti dal commercio di quote di emissione sono stati destinati all'innovazione e alla ricerca. In altre parole, esattamente ciò che vogliamo. Il punto chiave dell'Es 2 è che dovrebbe esserci una rete di sicurezza sociale fin dall'inizio. Dobbiamo sviluppare questo prezioso strumento in modo intelligente e attento».
È infatti indispensabile che la transizione ecologica sia anche giusta, in modo da migliorare il benessere della classe media e delle fasce sociali meno abbienti, che sono anche le più esposte alla crisi climatica in corso o al caro bollette. Senza una riduzione delle disuguaglianze, anche la transizione ecologica sarebbe destinata a fallire.
Riuscirà l’Ue a mantenere la barra dritta, nonostante le crescenti pressioni sul fronte della “semplificazione” che sta rischiando di trasformarsi in pura deregulation sulle normative ambientali, a maggior ragione in un momento storico in cui l’Europa si trova accerchiata tra Trump e Putin? Von der Leyen mostra ottimismo: «La buona politica significa mantenere la rotta a lungo termine e perseverare».
