
Entro il 2030 in Italia ci saranno investimenti per 23 miliardi per i data center

L’Italia ha il potenziale per essere un hub tecnologico di riferimento, grazie a un mix energetico unico in Europa, ma serve promuovere un ecosistema favorevole, capace di semplificare la regolamentazione, attrarre capitale umano qualificato ed efficientare la rete di distribuzione dell’energia. È quanto emerge dalla prima analisi della Community data center Italia di Teha group, che sarà presentata al Technology forum 2025, il principale evento di Teha group dedicato alle ultime innovazioni e novità tecnologiche. L’analisi evidenzia anche che entro il 2029 il 60% dei data center sarà “Hyperscale”: di grandi dimensioni, centralizzato e scalabile e anche in questo caso il nostro Paese parte in buona posizione: già oggi in Italia è infatti presente il 7,6% dei data center che si trovano nell’Ue, il che mette il Belpaese al 5° posto in Europa e al 12° a livello globale.
Il report parte dalla constatazione che il mercato dei data center sta vivendo una rapida espansione a causa della crescente domanda di storage e calcolo avanzato, alimentata dall’intelligenza artificiale e dalle infrastrutture ad alte prestazioni: entro il 2028, il volume dei dati passerà da 149 a oltre 394 zettabyte. A guidare il mercato globale sono gli Stati Uniti, con oltre 5.000 data center, seguiti dall'Ue con 2.220 unità. In questo scenario l’Italia, in quanto quinto Paese in Europa e dodicesimo a livello globale, rappresenta il 7,6% del totale europeo e un mercato attrattivo per gli investimenti in questo settore, grazie alla disponibilità di aree adatte e già connesse, a tempi di connessione tra i più bassi in Europa e a un modello energetico unico, che può contare su diverse fonti di energia, dall’idrogeno al biometano, dalle rinnovabili alle tecnologie per la carbon capture. Un insieme di condizioni favorevoli, sottolinea il report di Teha group, che può abilitare 23 miliardi di euro di investimenti in costruzione, approvvigionamento e riempimento di server IT per nuove infrastrutture entro il 2030, un impulso che porterà benefici economici triplicando l’occupazione nel settore nei prossimi cinque anni.
Se è vero però che il nostro potenziale è alto, è altrettanto vero che dobbiamo affrontare delle sfide di non poco conto, come la necessità di investire nel capitale umano per colmare la carenza di personale qualificato e soprattutto l’urgenza di realizzare infrastrutture in grado di distribuire l'energia in modo efficiente. Tra le soluzioni richiamate da Teha group emerge la creazione di un Net Zero Digital Energy Hub, un modello integrato di pianificazione territoriale che concentri gli investimenti in infrastrutture IT ed energetiche.
L’Italia, viene sottolineato nel report, si sta affermando come un mercato in forte espansione per i data center, con investimenti in crescita che passano da 5 miliardi di euro nel biennio 2023-2024 a una stima di 23 miliardi di euro nel periodo 2025-2030, trainati principalmente dalla regione Lombardia. Dei 513 MW di capacità installata in Italia entro il 2024, ben 317 MW si trovano in Lombardia (61,8% del totale), con 238 MW concentrati nella sola Milano (46,4% del totale), posizionando la città tra le principali piazze emergenti in Europa.
Il Paese vanta un posizionamento strategico nel Mediterraneo, che favorisce la connessione di flussi dati tra Europa, Medio Oriente e Africa, ma il suolo nelle aree più strategiche si sta esaurendo e altri Paesi, come quelli della penisola iberica, stanno diventando sempre più competitivi. L’attrattività dell’Italia nel settore dei Data Center dipende inoltre dalla capacità di affrontare alcune sfide fondamentali. Tra queste, la necessità di migliorare la connettività, semplificare i processi autorizzativi e ridurre i costi energetici (oggi il prezzo dell’elettricità per le imprese in Italia è il più alto al mondo, circa 0,54 euro/Kwh), attrarre e formare capitale umano qualificato, considerando che ad ora solo il 18,5% dei giovani italiani tra i 20 e i 29 anni possiede una laurea in materie STEM, ampiamente al di sotto della media UE (23%).
Ma è qui che entra in gioco il nodo energetico. Tra le sfide più rilevanti per lo sviluppo dei data center in Italia emerge infatti tale questione, che non riguarda solo la disponibilità complessiva di energia, ma soprattutto la capacità di distribuirla in modo adeguato, stabile ed efficiente. Tra il 2020 e il 2028, il consumo energetico dei data center è destinato a crescere di 6 TWh: sebbene la produzione energetica da fonti rinnovabili (Fer) aumenterà di 42 TWh nello stesso periodo, garantendo energia sufficiente, la mancanza di infrastrutture adeguate rischia di vanificare questo importante potenziale.
Il sistema può reggere la domanda solo con una pianificazione efficace per superare una serie di criticità, a partire dalle tempistiche: l’adeguamento delle infrastrutture richiede anni, mentre i tempi di pianificazione e realizzazione dei data center sono generalmente compresi tra 18 e 24 mesi. Inoltre, il modello attuale, basato su una logica di pianificazione degli investimenti “on-demand”, non è più sostenibile: con richieste di connessione alla rete che oggi ammontano a circa 40 GW, si rischia un potenziale raddoppio del fabbisogno elettrico nazionale senza un piano che orienti gli investimenti in modo razionale.
