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Eurobarometro, il 51% degli abitanti Ue denuncia la mancanza di alloggi a prezzi accessibili

Per chi abita in città il costo delle case è il primo problema. E la transizione ecologica la risposta: Vienna insegna

Nella capitale austriaca ci sono 400mila case popolari, oltre il 40% del totale: comunità sostenibili, inclusive e ben vivibili sono il frutto della pianificazione pubblica dal 1923. Da allora il partito socialdemocratico non ha mai perso in libere elezioni
 |  Green economy

Sono stati appena pubblicati i risultati dell’ultimo sondaggio Eurobarometro condotto per conto della Commissione Ue, dai quali emerge che per oltre la metà (51%) dei cittadini europei che abita in città la “mancanza di alloggi a prezzi accessibili” è il problema più grave e urgente da affrontare, ancora prima della disoccupazione (33%), della carenza di servizi pubblici di qualità (32%) e della povertà (32%).

Quasi nove intervistati su dieci (88%) pensano che la loro città potrebbe trarre vantaggio dalla ristrutturazione degli alloggi esistenti per ridurre le bollette energetiche, costruendo nuovi alloggi a prezzi accessibili (83%) e controllando i prezzi degli affitti (82%).

La scarsa accessibilità delle case è un problema sempre più pressante anche nelle principali città italiane, a partire da quelle del centronord – Milano, Bologna, Firenze sono casi ormai paradigmatici –, su cui però il Governo non sta mettendo in campo alcuna azione significativa. Si distingue, anzi, per l’aperta ostilità alla direttiva europea sulle Case verdi, che impone di riqualificare entro il 2035 da 2,6 a 3,7 milioni di case italiane. Finita l’epoca del Superbonus, sull’efficientamento energetico delle case regna ancora oggi incertezza in merito alle nuove modalità di sostegno che il Governo vorrà (e dovrà) mettere in campo per aiutare i cittadini: si tratta di un impegno non da poco, perché il Politecnico di Milano stima serviranno 180 miliardi di euro per adeguarsi alla nuova direttiva.   

Si tratta di risorse significative, ma che permetterebbero di tagliare in modo altrettanto incisivo le bollette dei cittadini, in una fase storica in cui la spesa delle famiglie per i consumi elettrici e termici degli edifici è aumentata del 31% dal 2015 a oggi, raggiungendo un valore di 54,2 miliardi di euro l’anno.

Per evitare di affrontare il problema, il Governo Meloni ha scelto di ribaltare la prospettiva, attraverso una retorica sul Green deal come tassa che pesa sulle tasche dei cittadini. Eppure, appena varcati i confini nazionali, ci si accorge che è possibile mettere in campo politiche pubbliche che portino la transizione ecologica direttamente all’interno delle case dei cittadini, con vantaggi concreti sotto il profilo ambientale e socioeconomico.

Il caso più lampante è quello di Vienna, da tempi non sospetti la capitale mondiale dell’edilizia popolare. Nella capitale austriaca oltre il 40% degli alloggi è costituito da case popolari, e la maggior parte degli abitanti vive in uno di questi 400mila appartamenti. Come documenta una nuova ricerca del Climate & Community Institute, il  sistema di edilizia sociale verde comunale di Vienna è un esempio di come, anche nel contesto di un Governo nazionale conservatore, regioni e città possano ancora intraprendere azioni coraggiose per affrontare insieme la crisi abitativa e quella climatica.

«Grazie all'edilizia popolare e al diffuso controllo degli affitti – spiegano i ricercatori – i costi degli alloggi sono bassi per tutti gli 1,6 milioni di inquilini di Vienna. Nel 2023, l'affitto medio al metro quadro a Vienna era di 10,5 euro, mentre gli affitti nella zona interna di Londra erano oltre tre volte superiori. Nessuna grande città dell'Europa occidentale ha affitti più bassi».

Vienna ha infatti costruito alloggi popolari in ogni quartiere e regolamenta gli affitti in tutta la città, favorendo la nascita di comunità coese e integrate, ben servite dai trasporti pubblici e ricche di parchi e infrastrutture ricreative: «L'edilizia popolare della città è il fulcro di un regime di pianificazione urbana progressista che ha posto l'accento sulla sostenibilità, l'equità di genere, la mobilità a basse emissioni di carbonio e altri beni pubblici».

Si tratta di un caso scuola, che dimostra come la proprietà e la regolamentazione pubbliche, una pubblica amministrazione forte e un solido settore dell'edilizia sociale possano accelerare l'azione per il clima. Edifici e terreni di proprietà pubblica forniscono sedi pilota per progetti verdi su larga scala, consentendo all'edilizia sociale di fungere da "modello" e "pioniere" per il resto del patrimonio edilizio cittadino; al contempo, attraverso la proprietà pubblica della sua azienda energetica locale, Vienna sta installando pannelli solari in tutta la città, espandendo lo sviluppo dell'energia geotermica, installando pompe di calore su larga scala ed espandendo la sua rete di teleriscaldamento (e teleraffrescamento) alimentandola con energia sempre più verde, il tutto per garantire comfort nelle case cittadine tutto l'anno. Portando la transizione ecologica lì dove più serve: per migliorare la vita quotidiana dei cittadini.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.