
Draghi sollecita un’iniziativa Ue sui prezzi alti dell’energia: «Minaccia alla nostra strategia di decarbonizzazione»

«I prezzi elevati dell'energia e le carenze della rete sono, in primo luogo, una minaccia per la sopravvivenza della nostra industria, un ostacolo importante alla nostra competitività e un onere insostenibile per le nostre famiglie e, se non affrontati, rappresentano la principale minaccia alla nostra strategia di decarbonizzazione». Lo ha detto Mario Draghi parlando al vertice Cotec di Coimbra. Secondo l’ex premier – che già presentando il rapporto sul futuro dell’Europa aveva sottolineato il legame tra competitività europea e una necessaria transizione energetica che comporti abbassamento dei costi e decarbonizzazione – nel campo energetico «sono necessarie tre linee d'azione»: «In primo luogo, dobbiamo realizzare un grande piano di investimenti a livello europeo per costruire le reti e le interconnessioni necessarie a rendere una rete basata sulle rinnovabili adeguata alla trasformazione energetica a cui aspiriamo. In secondo luogo, dobbiamo riformare il funzionamento del nostro mercato energetico, lavorando per allentare il legame tra i prezzi del gas e delle rinnovabili. È scoraggiante vedere come l'Europa sia diventata ostaggio di interessi consolidati».
Parlando sempre al summit sull'innovazione in Portogallo, Draghi ha sollecitato anche un’altra iniziativa, lanciando un chiaro messaggio a Bruxelles: «La Commissione europea, che ha già creato una task force sulla trasparenza, potrebbe anche avviare un'indagine indipendente sul funzionamento complessivo dei mercati energetici dell'Ue». Ma soprattutto, l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce ha sollecitato un cambio di atteggiamento complessivo dell’Unione europea, alla luce tra l’altro di un diverso atteggiamento mostrato dall’amministrazione statunitense ora che alla Casa bianca c’è Donald Trump. Cambiamenti sono in corso da «diversi anni e la situazione si stava deteriorando anche prima del recente innalzamento delle tariffe», ha sottolineato Draghi. «Quindi, le frammentazioni politiche interne e la crescita debole ha reso più difficile una effettiva risposta europea. Ma gli eventi più recenti rappresentano un punto di rottura. L'uso massiccio di azioni unilaterali per risolvere le controversie commerciali e il definitivo esautoramento del Wto hanno minato l'ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile».
L'Ue ha riformato le sue regole fiscali e ha attivato la «clausola di salvaguardia» per facilitare l'aumento delle spese per la difesa, ha ricordato Draghi, ma finora solo 5 dei 17 Paesi dell'area dell'euro - che rappresentano circa il 50% del Pil - hanno optato per un periodo di aggiustamento prolungato. «Quando il debito è già elevato, l'esenzione di categorie di spesa pubblica dalle regole di bilancio può arrivare solo fino a un certo punto. In questo contesto, l'emissione di debito comune dell'Ue per finanziare la spesa comune è una componente chiave della tabella di marcia».
