
L’Italia ha bisogno di un sistema di deposito cauzionale sui rifiuti da imballaggio per bevande

Non bastano le crisi ambientali e l’impoverimento delle risorse naturali, occorre occuparsi anche dell’aumento dei rifiuti. L’Italia, in questo scenario, ha dimostrato una forte capacità di innovazione, consolidandosi come leader europeo nel riciclo delle materie prime seconde. Tuttavia restano alcuni nodi irrisolti, soprattutto nella gestione delle plastiche da imballaggio. Il nostro Paese detiene un triste primato nel Mediterraneo: è tra i maggiori responsabili dello sversamento di rifiuti plastici in mare. Secondo le ultime stime, ogni anno oltre 8 miliardi di contenitori per bevande sfuggono ai circuiti del riciclo, generando sprechi, perdite economiche e danni ambientali significativi. Ma un cambio di passo è possibile.
Del tema si è discusso durante la tappa bolognese del Festival dello Sviluppo Sostenibile del 19 maggio, da cui è emersa la necessità di rafforzare la sostenibilità delle filiere attraverso una triplice strategia: potenziare l’economia circolare, innovare i distretti produttivi e introdurre un sistema di deposito cauzionale per bottiglie e lattine. Una strategia illustrata all’interno dello studio pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) dal titolo “Cosa fare per ridurre la dispersione nell’ambiente di bottiglie di plastica e lattine?”, che ha indicato nel Deposit Return System (DRS) una soluzione concreta, efficace e già ampiamente adottata in diversi Paesi europei.
Il funzionamento del DRS è semplice: per ogni contenitore acquistato, il consumatore paga una piccola cauzione che viene restituita al momento della restituzione del “vuoto”. Un meccanismo che, per esempio, ha portato la Germania a raccogliere il 98% dei contenitori e la Slovacchia toccare quota 92% in appena due anni. L’introduzione del DRS in Italia avrebbe un impatto immediato su diversi fronti: permetterebbe di ridurre la dispersione dei rifiuti plastici fino all’80%, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi europei e garantendo una maggiore disponibilità di risorse. Ciò significa anche meno dipendenza dalle importazioni e più competitività per l’industria nazionale. Non va infatti trascurato il valore economico e sociale del sistema cauzionale, che riduce i costi di gestione dei rifiuti e crea nuovi posti di lavoro nel settore del trattamento dei materiali. A sostegno della misura anche l’opinione pubblica: un recente sondaggio di Astra Ricerche rivela che oltre l’80% degli italiani si dice favorevole all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale.
Per un Paese povero di materie prime ma ricco di paesaggi e biodiversità, pensiamo ai quasi 8 mila chilometri di coste che lo caratterizzano, l’introduzione del DRS è un’opportunità strategica per rafforzare la leadership europea nell’economia circolare, valorizzare i sistemi di responsabilità estesa del produttore già esistenti e imprimere un’accelerazione decisiva verso modelli di produzione e consumo meno impattanti. Un futuro sostenibile è ancora possibile, e passa anche da scelte semplici ma incisive.
