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Pmi europee, la decarbonizzazione corre ma i freni restano finanziari

L’85% vede nella transizione climatica una leva di crescita. Norme e clienti spingono, ma il nodo dei capitali rischia di frenare gli investimenti
 |  Green economy

Tra incertezze politiche ed economiche, le medie imprese europee non rallentano la corsa verso la neutralità climatica. La terza edizione del Climate Transition Barometer, firmata da Boston consulting group (Bcg) e Argos Wityu, fotografa un cambio di passo: l’85% considera oggi la decarbonizzazione un’opportunità strategica, in aumento di 18 punti rispetto al 2024.

Il salto non è solo numerico, la sostenibilità è ormai integrata nella strategia industriale. Lo testimonia l’88% di aziende che definisce la riduzione delle emissioni “importante” o “critica” per la competitività. Nei Paesi Bassi e in Belgio la quota sale al 95%, mentre Germania e Italia guidano la classifica degli investimenti, con circa il 54% di aziende già impegnate in azioni concrete.

«Quando le grandi aziende calcolano le proprie emissioni, le medie imprese rientrano nello Scope 3 e rappresentano il 60% delle emissioni indirette delle grandi aziende – afferma Ferrante Benvenuti, Managing Director e Partner di Bcg –  Di conseguenza, svolgono un ruolo cruciale nella decarbonizzazione delle catene del valore. Questa interdipendenza sta aumentando la pressione in tutti i settori, in particolare nel mercato B2B, sebbene la domanda dei consumatori sia anche una motivazione importante in termini di relazioni B2C».

La spinta arriva soprattutto da normative ambientali e clienti: il 76% delle imprese indica i requisiti regolatori come principale motore del cambiamento, mentre il 63% cita la domanda del mercato, in crescita di 7 punti in un anno. In ambito B2B, la pressione è ancora più forte: +9 punti rispetto al 2024.

Settori storicamente in ritardo si stanno riallineando. L’agroalimentare, ad esempio, torna ai livelli pre-crisi del 2023: l’80% delle imprese vede ora nella decarbonizzazione un’opportunità (+24 punti sul 2024) e il 44% ha adottato strategie integrate di mitigazione e adattamento, in risposta alla vulnerabilità agli impatti climatici.

Gli investimenti crescono, ma restano limitati: il 48% delle aziende è attivo su progetti di riduzione delle emissioni, e solo il 32% segue una roadmap strutturata. Inoltre, la quota di imprese che destina oltre il 10% del capex annuo alla transizione è scesa al 12% (-8 punti rispetto al 2024), segno che il nodo del finanziamento si sta stringendo.

«Questa terza edizione evidenzia il ruolo chiave svolto dai fondi di investimento nella strutturazione delle strategie di decarbonizzazione delle aziende di medie dimensioni: tra le aziende supportate dai fondi di investimento, il 13% in più si impegna per la decarbonizzazione rispetto a quelle che non lo fanno – afferma Simon Guichard, Partner di Argos Wityu –  Ciò conferma che il nostro ecosistema fornisce un supporto cruciale nell'aiutare le nostre aziende a raggiungere la loro transizione ambientale».

Le normative ambientali restano un fattore cruciale: il 70% degli intervistati ritiene che le policy regolatorie siano uno stimolo essenziale, ma metà delle aziende denuncia la complessità e la scarsa chiarezza delle disposizioni. La barriera più rilevante rimane però di natura finanziaria: il 62% delle imprese segnala vincoli economici come principale ostacolo agli investimenti green.

Il quadro complessivo mostra un percorso avviato e in consolidamento, ma per trasformare l’ambizione in risultati concreti servirà affrontare con decisione i nodi dell’accesso al capitale e della semplificazione normativa, agendo in modo coordinato su più fronti.

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Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it