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Clima, l'Onu risponde alle bufale di Trump: «L'energia pulita è già qui, i combustibili fossili scommessa persa»

Pasini (Cnr): «È sconcertante e profondamente preoccupante ascoltare ancora una volta Donald Trump negare l’evidenza scientifica della crisi climatica, Italia ed Europa prendano le distanze»
 |  Green economy

È durato quasi un’ora il delirio del presidente Usa, Donald Trump, che ieri è intervenuto all’Assemblea generale dell’Onu per lamentarsi – tra le altre cose – del fatto che nel 2008 le Nazioni Unite non abbiano accettato un suo preventivo da 500 milioni di dollari per ristrutturarne la sede. L’Onu «non ha nemmeno ottenuto i pavimenti in marmo che avevo promesso», ha aggiunto, intraprendendo al contempo gli ormai consueti attacchi contro gli ambientalisti che «vogliono uccidere le mucche», affermando che «i mulini a vento (parchi eolici, ndr) sono patetici» e che il cambiamento climatico in corso è «una bufala», oltre a denunciare che l’Europa è «messa in ginocchio dalle energie pulite e dall’immigrazione».

Sarà perché Trump, nel disperato tentativo di mantenere l’egemonia fossile degli Stati Uniti, ha imposto all’Ue un accordo-farsa per acquistare 750 miliardi di dollari in gas, petrolio e combustibili nucleari da qui al 2028? Chissà.

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«È sconcertante e profondamente preoccupante ascoltare ancora una volta Donald Trump negare l’evidenza scientifica della crisi climatica di fronte alle Nazioni Unite – osserva nel merito Antonello Pasini, primo ricercatore e fisico del clima presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – La comunità scientifica ha da tempo chiarito che non si tratta di un’opinione, ma di dati concreti e inequivocabili. Il cambiamento climatico non è un problema ideologico, ma reale, e non lo si risolve negando la realtà per consentire una narrazione di parte. Per questo Italia ed Europa dovrebbero prendere nettamente le distanze da queste posizioni negazioniste e trasformare lo sconcerto in determinazione: accelerare con ancora più convinzione la transizione energetica, investire nelle rinnovabili e dare un segnale forte al mondo che il futuro non si costruisce negando la realtà, ma affrontandola con coraggio e responsabilità».

Del resto, niente della retorica trumpiana contro la transizione ecologica corrisponde alla verità dei fatti. Mentre i posti di lavoro nell’energia pulita sono cresciuti oltre tre volte più velocemente rispetto al resto dell’economia statunitense nel 2024, aggiungendo quasi 100.000 nuovi posti di lavoro, la guerra commerciale di Trump ha colpito la produzione interna – il settore manifatturiero ha perso 42.000 posti di lavoro dall’aprile 2025 – e l’eliminazione delle politiche per lo sviluppo delle energie rinnovabili hanno già portato un rincaro del 10% nelle bollette elettriche domestiche statunitensi.

Come di prassi, Trump ha deriso la scienza del clima affermando che «prima era il raffreddamento globale… poi il riscaldamento globale… poi ha iniziato a raffreddarsi… è la più grande truffa mai perpetrata al mondo», ma il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e nell’arco dei dodici mesi si contano ben 27 eventi meteo estremi con danni superiori al miliardo di dollari ciascuno, solo negli Usa.

eventi estremi usa 2024

Non solo: oggi nel 96% dei casi le nuove installazioni di impianti rinnovabili producono elettricità più econoimca rispetto a nuovi impianti a carbone o gas; addirittura il 75% del nuovo eolico e fotovoltaico è più economico degli impianti a carbone, gas e petrolio già esistenti. Tutti elementi che sono stati evidenziati con forza dal segretario generale dell’Onu, António Guterres, nel suo discorso all’Assemblea generale.

«La crisi climatica sta accelerando, ma le soluzioni stanno arrivando rapidamente: l'energia pulita non è più una promessa lontana, è già qui. Nessun governo, nessuna industria, nessun interesse particolare può fermarne il progresso. Ma alcuni ci stanno provando, danneggiando le economie, tenendo i prezzi elevati e sprecando un'opportunità storica», ha dichiarato Guterres, evidenziando che «i combustibili fossili sono una scommessa persa. L'anno scorso, quasi tutta la nuova capacità di generazione di energia elettrica proveniva da fonti rinnovabili e gli investimenti sono in forte crescita. L'energia rinnovabile è la fonte di energia più economica e veloce. Crea posti di lavoro, stimola la crescita, protegge le economie dalla volatilità dei mercati del petrolio e del gas, consente a persone prima non connesse di diventarlo e può liberarci dalla tirannia dei combustibili fossili. Ma non al ritmo attuale».

È infatti importante riconoscere che il ritmo del progresso non è ancora sufficiente, a maggior ragione ora che Trump insieme all’estrema destra globale punta a frenare la transizione per mantenere alti – almeno per un altro po’ – i profitti delle élite fossili: «Gli investimenti nell'energia pulita restano disomogenei – nota nel merito Guterres – Le reti e le capacità di stoccaggio del XXI secolo non vengono implementate con sufficiente rapidità. E i sussidi governativi, che provengono dai soldi dei contribuenti, continuano a essere destinati ai combustibili fossili piuttosto che all’energia pulita, in un rapporto di 9 dollari a 1 dollaro. Nel frattempo, le emissioni aumentano, le temperature aumentano e i disastri si moltiplicano. E sono proprio coloro che hanno meno responsabilità in questa situazione a soffrire di più.

È ancora possibile limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C entro la fine del secolo. Ma il tempo stringe. Come ha affermato la Corte internazionale di giustizia, gli Stati hanno un obbligo giuridico in tal senso. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi e la nostra ambizione, in particolare rafforzando i Piani nazionali sul clima».

La morale? «Le soluzioni e gli strumenti di cui abbiamo bisogno sono alla nostra portata. Ma dobbiamo scegliere la giustizia climatica e l'azione per il clima».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.