«No al rinvio del regolamento Ue antideforestazione»: da Ferrero a Nestlé, venti aziende scrivono a Bruxelles
Se a livello politico, spinti soprattutto dalle forze di destra e dal Partito popolare europeo, i vertici dell’Ue continuano a dar segno di voler ulteriormente rimandare l’entrata in vigore del regolamento antideforestazione (Eudr), una serie di aziende ha scritto una lettera a Bruxelles invitando politici e autorità a mantenere fede agli impegni presi.
Dopo che nei giorni scorsi la commissaria Ue per l’Ambiente Jessika Roswall ha comunicato l’intenzione di far slittare a dicembre 2026 le nuove norme per preoccupazioni sul funzionamento della piattaforma informatica che gestisce i dati di conformità, che potrebbero creare «incertezza per le autorità e difficoltà operative per le parti interessate», una ventina di aziende operanti nei settori del cacao, dei prodotti lattiero-caseari, della gomma, del legno e in altri settori agroalimentari, ha firmato una lettera congiunta per chiedere «norme chiare, prevedibili e complete in materia di responsabilità ambientali e diritti umani», in quanto «importanti per la competitività a lungo termine dell'Ue».
Tra le aziende che hanno firmato la lettera inviata a Roswall (e di cui sono venute in possesso tra gli altri l’agenzia Reuters e altri siti d’informazione europea come Euractiv) ci sono la Ferrero, la Nestlè, Olam Agri, Cérélia e molte altre sigle europee. «Condurre la due diligence dei fornitori e implementare sistemi di tracciabilità, come stabilito nell'Eudr – scrivono – sono aspetti fondamentali dell'approvvigionamento responsabile delle materie prime e delle buone pratiche commerciali, garantendo un'efficace mitigazione dei rischi e la gestione degli impatti ambientali negativi, compresa la deforestazione. Le aziende firmatarie della presente lettera, insieme ai loro partner della catena del valore, compresi i piccoli agricoltori, hanno agito in buona fede, convinti che il quadro legislativo europeo e la tempistica fossero affidabili. Rimaniamo sulla buona strada per raggiungere la piena conformità agli obblighi dell'Eudr entro il 31 dicembre 2025».
Le aziende sottolineano anche il fatto che il rinvio ora proposto dalla commissaria Roswall «mette a rischio la conservazione delle foreste in tutto il mondo, accelererà gli effetti dei cambiamenti climatici e minerà la fiducia negli impegni normativi dell'Europa. «Deploriamo profondamente che un problema tecnico informatico rischi di compromettere gli obiettivi fondamentali dell'Eudr e la sua entrata in vigore, tre mesi prima della scadenza per l'attuazione da parte delle aziende. Questo approccio introdurrebbe una notevole incertezza e un disimpegno delle parti interessate e comporterebbe ulteriori spese di conformità per le imprese, in contrasto con la semplificazione prevista».
La richiesta indirizzata alla Commissione Ue è di evitare di utilizzare la questione dei problemi informatici come motivo per riaprire, ritardare o modificare l'Eudr. «La Commissione dovrebbe invece adottare un approccio pragmatico», ovvero, scrivono:
«- Se le imprese non sono in grado di utilizzare il sistema informativo o incontrano specifiche difficoltà tecniche, tali situazioni dovrebbero essere riconosciute come cause di forza maggiore ai fini della conformità da parte delle imprese e dell'applicazione da parte delle autorità competenti.
- Una comunicazione della Commissione indirizzata agli Stati membri, alle autorità nazionali competenti e agli operatori dovrebbe chiarire queste circostanze e stabilire un calendario definito (periodo di grazia) non superiore a sei mesi (soggetto a revisione) durante il quale i controlli saranno riesaminati e le sanzioni sospese.
- La Commissione dovrebbe istituire un comitato tecnico permanente per supervisionare l'attuazione e facilitare le discussioni tecniche tra le autorità e gli operatori».
Il testo è formalmente firmato dal vicepresidente del gruppo Ferrero Francesco Tramontin ma è l’insieme delle aziende che esorta la Commissione Ue «a fornire quanto prima chiarimenti sulle prossime misure che intende adottare, al fine di evitare ulteriori incertezze»: «Le aziende devono sapere cosa preparare e entro quando. Siamo pronti a proseguire le discussioni su soluzioni pratiche adeguate allo scopo e che non penalizzino gli investimenti di lunga data delle nostre aziende e gli standard più elevati delle imprese europee».