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Il Panda: «A chi risponde veramente la Commissione? Ora ulteriore perdita di credibilità per von der Leyen»

Nuovo rinvio del regolamento Ue antideforestazione: «Problemi informatici». Il Wwf: «Imbarazzante»

La commissaria per l’Ambiente Roswall ha comunicato l’intenzione di far slittare a dicembre 2026 le nuove norme: preoccupazioni sul funzionamento della piattaforma informatica che gestisce i dati di conformità, che potrebbero creare «incertezza per le autorità e difficoltà operative per le parti interessate». Peccato che Bruxelles abbia avuto due anni per mettere a punto il sistema
 |  Natura e biodiversità

Ci mancavano soltanto dei non meglio precisati «problemi informatici», ma la vera domanda ora è: la Commissione europea vuole applicarlo o no il Regolamento (European Union Deforestation Regulation, Eudr) che, già ulteriormente semplificato rispetto al disegno originale, mira a vietare l’immissione sul mercato comunitario e l’esportazione di prodotti collegati alla deforestazione o al degrado forestale? La domanda, a questo punto, è più che lecita perché a Bruxelles avevano già deciso di rinviarne l’applicazione dal 2024 al 30 dicembre 2025, ma ora è arrivata una nuova doccia gelata per chi auspicava serietà da parte dei vertici Ue in quanto a tutela degli habitat naturali e lotta alla crisi climatica: la commissaria Ue per l’Ambiente Jessika Roswall ha notificato al presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, Antonio Decaro, e alla presidenza danese, la sua intenzione di ritardare le regole previste dall’Eudr di un anno. Il motivo? Le preoccupazioni sul funzionamento della piattaforma informatica che gestisce i dati di conformità, che potrebbero creare «incertezza per le autorità e difficoltà operative per le parti interessate».

Questo nuovo rinvio viene bollato come «mossa imbarazzante» dal Wwf, che fa notare come la Commissione europea ha avuto più di due anni di tempo per la predisposizione della piattaforma informatica e di altri dispositivi necessari al rispetto delle nuove norme. «Ciò comporterà costi ingenti per le aziende che hanno già investito nella conformità al Regolamento e, soprattutto, a un’ulteriore perdita di credibilità per la Presidente von der Leyen», denuncia il Panda. Afferma Anke Schulmeister-Oldenhove, Forest policy panager del Wwf European Policy Office: «Non è una coincidenza che questo rinvio arrivi proprio mentre la Commissione sta perseguendo un'agenda di deregolamentazione senza precedenti, sacrificando l'Eudr. È inaccettabile e imbarazzante per la Presidente von der Leyen e tutta la Commissione. Se questo problema tecnico è reale, non solo dimostra incompetenza, ma anche una palese mancanza di volontà politica nell’investire per un’attuazione tempestiva dell’Eudr».

La decisione di rinviare l’applicazione di un Regolamento che può salvare le foreste del mondo che ci forniscono letteralmente l’ossigeno per vivere, arriva nonostante solo due settimane fa quasi 200.000 europei abbiano chiesto alla Commissione di mantenere integre le leggi europee sulla natura, compreso l’Eudr. «A questo punto è lecito domandarsi a chi risponde questa Commissione», sottolinea il Wwf.

C'è il rischio concreto che la proposta di posticipare il Regolamento porti a un indebolimento ulteriore con conseguenze devastanti per le foreste di tutto il mondo. L’Eudr è stato attaccato dai rappresentanti del Ppe (gruppo in cui siedono all’Europarlamento gli eletti di Forza Italia), dell’Ecr (Fratelli d’Italia) e dei Patrioti (Lega), oltre che da diversi governi nazionali incluso quello italiano, che stanno facendo pressione sulla Commissione europea per annacquarlo, sostenendo che le attuali regole sono «troppo difficili» da rispettare.

«Dalla Commissione il Wwf si aspetta di più di una giustificazione palesemente infondata – denuncia in conclusione il Panda – La Commissione ha le risorse per intensificare gli sforzi per rendere pronto e operativo il sistema informatico entro la fine dell'anno, invece che proporre un ulteriore rinvio di questa normativa cruciale, piegandosi alle pressioni politiche di parte».

 

Redazione Greenreport

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