Skip to main content

Il Governo si è “dimenticato” della direttiva Case verdi nella legge di delegazione europea

Ferrante (Kyoto club): «Solo investendo con visione nella riqualificazione degli edifici potremo unire crescita economica, giustizia sociale e tutela ambientale»
 |  Green economy

Il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra nell’Ue, con le emissioni “incorporate” – quelle dei materiali di costruzione –  contribuiscono tra il 10% e il 20% dell’impronta di carbonio totale. Con la nuova Energy Performance of Buildings Directive (Epbd) l’Unione europea punta ad edifici a emissioni zero entro il 2050; eppure la direttiva “Case verdi” non è stata ancora recepita dal Governo italiano.

Il concreto rischio è sprecare un’occasione di rilancio per l’economia nazionale, oltre che di benessere per la cittadinanza e di lotta alla crisi climatica, come emerso oggi convegno “Idee per lo sviluppo ed il finanziamento di un’edilizia sostenibile, efficiente e accessibile a tutti”, promosso da Kyoto club, l’azienda di settore Knauf Insulation Italia e Ecco, il think tank italiano per il clima, presso l’Hotel Nazionale di Roma.

«Chiediamo al Governo di cogliere l’occasione che l’Europa offre per la modernizzazione del nostro vetusto patrimonio edilizio e al Parlamento italiano un recepimento davvero ambizioso della Direttiva Case green, che non si limiti al minimo sindacale ma punti – dichiara il vicepresidente del Kyoto club, Francesco Ferrante – a un vero salto di qualità: più efficienza energetica, meno sprechi, bollette più leggere, maggiore comfort e più lavoro verde. Dispiace constatare che nella legge di delegazione europea attualmente in discussione presso la Camera dei deputati non sia stata inserita l’Epbd: un’occasione mancata che va subito corretta. Le associazioni del settore denunciano con forza che la direttiva “Case Green” è stata “dimenticata” nel testo della delega, nonostante debba essere recepita entro maggio 2026 e nonostante le implicazioni strategiche per gli obiettivi di efficienza energetica nazionali. Da anni Kyoto club è impegnato, insieme a Legambiente, nel progetto ‘Per un salto di classe’, che promuove la decarbonizzazione del patrimonio edilizio e sostiene la piena applicazione della Direttiva Epbd nel nostro Paese. Solo investendo con visione nella riqualificazione degli edifici potremo unire crescita economica, giustizia sociale e tutela ambientale: una vera innovazione per l’Italia».

In vista dell’avvio delle discussioni sulla Legge di Bilancio, l’incontro ha riunito rappresentanti della politica, delle istituzioni, del mondo produttivo e della società civile per un approfondimento delle soluzioni e degli strumenti per la modernizzazione e la decarbonizzazione del patrimonio edilizio italiano.

Se, in Italia, la povertà energetica è un fenomeno crescente che colpisce oltre 2 milioni di famiglie, pari al 9% del totale nazionale (Fonte: Oipe), misure come il Piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili possono essere lo strumento per rendere le abitazioni più sostenibili e garantire un accesso equo alla casa per le fasce più vulnerabili della popolazione.

Il tema del finanziamento delle misure per l’efficienza energetica rimane al centro delle preoccupazioni della politica. Tuttavia, dal confronto emerge la necessità di fare ordine nella definizione dell’incentivazione, come volano per stimolare gli investimenti privati, ridurre i consumi energetici di cittadini e pubbliche amministrazioni e garantire un accesso ampio alle tecnologie innovative offerte dalla transizione.

«L’urgenza di introdurre politiche strutturali a sostegno all’efficienza energetica, come strumento per la decarbonizzazione di un settore con emissioni pressoché stagnanti. Politiche che – argomenta Francesca Andreolli, Ricercatrice senior presso il think tank Ecco – possono fungere da leva per garantire maggior sicurezza energetica ed economica e valorizzare il patrimonio immobiliare italiano. Se da un lato, nel Piano Nazionale Energia e Clima, il governo indicava la necessità di rivedere le detrazioni fiscali, questa revisione deve tenere conto delle diverse caratteristiche tecniche degli edifici e delle condizioni socioeconomiche delle famiglie. Serve una strategia più coerente e sostenibile, che superi i meccanismi di incentivazione tradizionali e avvii una pluralità di interventi differenziati, capaci di raggiungere tutti e cogliere le opportunità offerte dalla transizione energetica».

La direttiva Case verdi non impone obblighi specifici per i singoli proprietari di immobili, ma chiede agli Stati membri – Italia compresa – di fare un piano di ristrutturazione edilizia, accompagnato da sussidi e aiuti. Si dovrà attuare un piano progressivo di trasformazione del parco immobiliare nazionale in cui tutti gli edifici residenziali, partendo da quelli meno efficienti, dovranno ridurre, rispetto al dato 2020, il loro fabbisogno di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Secondo i dati messi in fila dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, l’obiettivo è ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici a uso abitativo del 16% rispetto al 2020, quindi di 6,32 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, passando da 39,49 Mtep a 33,17) e ben il 55% di questo risparmio (3,46 Mtep) dovrebbe riguardare gli immobili di classe G, che sarebbero da efficientare almeno per il 43%, in metratura o in numero di edifici. Complessivamente, per il Politecnico si tratta d’investire circa 180 miliardi di euro entro il 2030.

Troppi? Prima di rispondere, basterebbe dare un occhio al costo attuale delle bollette. La Community smart building di The european house - Ambrosetti osserva che la spesa delle famiglie per i consumi elettrici e termici degli edifici è aumentata del 31% dal 2015 a oggi, e ha raggiunto un valore di 54,2 miliardi di euro l’anno. Ma senza il Governo a indicare la rotta, e stanziare risorse adeguate, il peso rischia di ricadere sulle singole famiglie.

«La riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano rappresenta una delle sfide più urgenti e allo stesso tempo una delle più grandi opportunità economiche e occupazionali per il nostro Paese – conclude Simone Campoli, Managing Director, Knauf Insulation Italia – Con tecnologie esistenti possiamo ridurre i consumi e i costi per famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche, rafforzando la competitività industriale, sostenendo la filiera delle costruzioni e migliorando la qualità della vita delle persone e contrastando la povertà energetica. Serve una strategia nazionale condivisa e lungimirante che sostenga l’attuazione rapida e ambiziosa del quadro regolatorio esistente ed identifichi meccanismi di finanziamento, soprattutto per il settore residenziale, che siano stabili e proporzionati alla qualità e all’impatto – economico e sociale - degli interventi di efficientamento».

Spiega Virginio Trivella, coordinatore del comitato tecnico scientifico di Rete Irene, intervenendo al convegno: «Realizzare l'efficienza energetica degli edifici è un’occasione straordinaria per modernizzare il Paese, ridurre strutturalmente le emissioni, valorizzare il patrimonio edilizio, contrastare la povertà energetica e rafforzare la sicurezza energetica nazionale. Dobbiamo farlo con un sistema che sia stabile, equo e sostenibile nel tempo. Le risorse pubbliche devono essere indirizzate verso interventi che difficilmente si realizzerebbero con i soli investimenti privati, accrescendo l’efficienza dell’impegno pubblico ed evitando dispersioni in sussidi improduttivi. Gli incentivi devono essere concentrati su quelle attività che siano capaci di massimizzare il ritorno collettivo dell'investimento, generando il massimo benessere sociale, economico e territoriale. A questo fine, è essenziale garantire l’accesso alle risorse indipendentemente dalla capacità fiscale dei beneficiari, anche grazie alla rimozione di barriere finanziarie e all’accesso al credito, assicurare l'equità sociale e l'efficacia delle misure».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.