Ridurre le disuguaglianze è il primo passo per recuperare la fiducia necessaria al Green deal
Le tensioni sociali alimentate da disuguaglianze galoppanti stanno rendendo più difficile per i Governi attuare politiche climatiche forti e realizzare gli impianti necessari alla transizione ecologica, perché le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) trovano terreno fertile nella sfiducia verso le istituzioni, sempre più alta come documenta l’Istat.
E la sfiducia, purtroppo, è motivata. Smantellare le politiche sulla green economy rappresenta una risposta alle pressioni dell’estrema destra, che dopo i migranti ha individuato negli ambientalisti il nuovo nemico antropologico; del resto è più facile rispondere alla legittima frustrazione dei cittadini – che in Italia hanno un salario reale oggi più basso del 1990 – cavalcando le paure verso il necessario cambiamento del modello economico dominante, anziché andare a trovare le risorse lì dove sono disponibili (i 3.600 europei più ricchi hanno la stessa ricchezza dei 181 milioni più poveri).
Al contrario, ridurre le disuguaglianze offre un percorso praticabile per migliorare il benessere umano, riducendo al contempo le pressioni sul pianeta, come emerge dal recente studio pubblicato dalla Cambridge University Press dall’iniziativa dall’iniziativa internazionale Earth4All.
«Integrando un indice di tensione sociale e un indice di benessere, siamo stati in grado di evidenziare l'importanza delle dinamiche sociali negli scenari climatici – spiega la coautrice Nathalie Spittler della Boku University – Il raggiungimento degli obiettivi climatici non è solo una questione di sviluppi tecnologici ed economici. Se il benessere diminuisce e le tensioni sociali aumentano, si crea un circolo vizioso in cui le condizioni necessarie per un cambiamento radicale diventano più difficili da raggiungere».
Al contrario, lo studio suggerisce che le azioni volte a ridurre le disuguaglianze e ad aumentare la coesione sociale e il benessere sono fondamentali se i governi vogliono attuare cambiamenti politici in materia di clima e altre sfide globali.