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Ex-Ilva: Wwf, Legambiente e Greenpeace chiedono al governo un piano industriale ed economico

L’appello delle tre associazioni in vista dell’incontro oggi a Palazzo Chigi tra il ministro Urso e i sindacati dei metalmeccanici: «Servono tempi certi e finanziamenti sicuri»
 |  Green economy

Sul futuro dell’ex Ilva si svolge oggi a Palazzo Chigi un incontro tra il governo e i sindacati metalmeccanici. Se nei giorni scorsi, in vista di questo appuntamento, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato di voler illustrare «sia la conclusione positiva dei negoziati con i nuovi player industriali, sia quello che è necessario fare per la riconversione industriale e lo sviluppo occupazionale nell’area di Taranto», ora Wwf Italia, Legambiente e Greenpeace Italia chiedono al ministro e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di superare «l'atteggiamento passivo e attendista finora adottato e di presentare al Paese un vero e proprio Piano industriale ed economico che sia completo, tra le altre cose, di governance, risorse necessarie, fonti di finanziamento utilizzabili e obiettivi di decarbonizzazione chiari, garanzie per la salute di chi lavora e vive a Taranto con tappe e scadenze definite in modo inequivocabile, e monitorabili da parte di tutti gli stakeholder coinvolti».

Sulla questione il governo si è mosso negli ultimi mesi mostrando di non riuscire sempre a tenere la barra dritta. Solo l'esistenza di un piano chiaro e completo, con un ruolo guida dello Stato, spiegano le tre associazioni ambientaliste che hanno lanciato l’appello in vista dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi, può garantire che siano raggiunti gli obiettivi basilari di questa operazione.

La prima necessità, sottolineano Wwf, Legambiente e Greenpeace, è la realizzazione entro il 2030 di nuovi forni elettrici per la produzione di acciaio, di un impianto per la produzione di ferro preridotto (Dri) e dei relativi impianti di alimentazione energetica da fonti rinnovabili che riducano al minimo gli impatti su clima, ambiente e salute e azzerino tali impatti nei tempi più rapidi possibili, escludendo categoricamente qualsiasi impianto di rigassificazione in loco.

Il secondo obiettivo da garantire, sottolineano le tre associazioni, è il sostegno sociale, economico e finanziario dei lavoratori e delle lavoratrici interessati dalla transizione e la loro formazione alle nuove mansioni inerenti alla nuova configurazione produttiva. Il terzo riguarda un sistema di produzione che garantisca la salute di lavoratori e cittadini. Quarto: il funzionamento degli attuali impianti, altoforni e cokerie, per il tempo più breve possibile e nel pieno e totale rispetto delle prescrizioni previste dall'Aia.

Redazione Greenreport

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