Anche la sovranità tecnologica per la produzione di chip passa dalle rinnovabili
Mentre i leader giapponesi ed europei, tra cui Mario Draghi, si impegnano a rafforzare la sovranità tecnologica[1], si tende ad ignorare le critiche da parte del mondo economico, delle organizzazioni ambientaliste e degli analisti di settore. Le obiezioni non riguardano solo l’efficienza finanziaria, ma anche e soprattutto l’impatto ambientale negativo dell’industria tecnologica inerente alla produzione di chip, ossia: consumi idrici ed energetici, elevate emissioni di CO2, uso di sostanze pericolose e conformità normativa.
Siamo già consapevoli delle critiche rilevanti in ambito economico e politico dovute alla presenza di sussidi e rischi sistemici. Già in passato il settimanale Die Zeit ha duramente criticato il governo tedesco per i 5 miliardi di sussidi pubblici concessi alla fabbrica di TSMC a Dresda, affermando che questi sussidi miliardari potrebbero dilapidare risorse pubbliche, togliendo fondi a infrastrutture verdi e ricerca.
In questo contesto assume particolare rilevanza l’opinione di Joachim Ragnitz, economista dell’Institute for Economic Research, che avverte: in questo momento di forte pressione, la strategia industriale dell’Unione Europea rischia di favorire indebitamente i grandi produttori, come ad esempio TSMC, provocando una distorsione significativa del mercato. L’Institute for Security & Defense Policy (ISDP) ha osservato, in un importante policy brief, che gli alti costi energetici e del lavoro in Germania potrebbero compromettere la redditività dello stabilimento quando i sussidi, definiti da molti come monstruöse subventionen (sovvenzioni mostruose), caleranno.[2] In tal senso, Reint Gropp, presidente dell’IWH, teme una “gara al rialzo” tra Stati per attrarre i produttori di chip, sancendo un carico fiscale insostenibile.[3] E poi, ancora, le conseguenze geopolitiche, sottolineate da un’inchiesta condotta da Politico, che evidenziano il rischio di aumentare la dipendenza da un unico fornitore.[4]
Dati alla mano, l’ambiente è a rischio. Infatti, il prestigioso think tank Interface ha stimato che il nuovo stabilimento di Dresda potrebbe consumare una notevole quantità di acqua, equivalente a una città tedesca di 300 000 abitanti.[5] Già nel 2023, Greenpeace Germania ha evidenziato che la narrativa della “sovranità strategica”, di fatto, può nascondere i costi ecologici dell’espansione dell’industria dei chip e dell’intelligenza artificiale.[6] Dunque, si chiede trasparenza sullo strategico stabilimento di Dresda: quali misure saranno adottate per ridurre le sostanze pericolose? Come garantire il ricircolo dell’acqua? Come trattare le acque reflue? I sussidi pubblici saranno condizionati a obiettivi ambientali verificabili? Questi, perciò, sono quesiti di fondamentale importanza a cui è doveroso rispondere.
Dunque, è possibile mettere in evidenza le potenziali violazioni normative, ossia:
1. Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE)[7]
– Il grande fabbisogno idrico potrebbe stressare le risorse locali.
– Le acque reflue industriali (saline, sostanze persistenti) potrebbero superare la capacità degli impianti di depurazione, compromettendo lo “stato ecologico buono” richiesto dalla legge.[8]
2. Normativa sulle sostanze pericolose (REACH)[9]
– L’uso di PFAS e altri composti fluorurati può richiedere autorizzazioni specifiche.
– Emissioni non controllate possono violare la tutela europea di ambiente e salute.
3. Direttive Habitat e Uccelli[10]
– L’area potrebbe essere vicina a siti Natura 2000.[11] Se la valutazione d’impatto non considera gli effetti cumulativi (linee elettriche, strade, acquedotti), si rischia una violazione del diritto europeo sulla conservazione della natura.
In questo contesto, assume rilevanza il ruolo delle Ong. È importante parlare della coalizione formata da Stand.earth, 350 Asia e Greenpeace International lanciata nel 2023, esortando il grande produttore di semiconduttori TSMC a ridurre la sua enorme impronta di carbonio. Nonostante fornisca le grandi corporations come Apple, Microsoft, Amazon, formalmente impegnate a creare supply chains a zero emissioni, TSMC continua a contare su carbone e gas, con emissioni pari a quelle di un piccolo Stato. Le Ong accusano TSMC di bloccare la transizione energetica di Taiwan e chiedono che si impegni al 100 % di energia rinnovabile entro il 2030, pubblicando una roadmap dettagliata.[12] Nel contesto asiatico, in particolare a Taiwan le Ong svolgono un ruolo importante nel controllare come il governo conduce le valutazioni di impatto ambientale e se le imprese rispettano gli impegni assunti formulando anche raccomandazioni e critiche alle politiche.
Ad esempio, fa notare, in una nostra intervista, Yi-Chieh Chen, Research Fellow presso lo Stokholm Taiwan Center (Institute for Security and Development Policy) che diverse ONG come “Taiwan Climate Action Network, Citizen of the Earth, Green Citizens’ Action Alliance e Environmental Rights Foundation hanno diffuso una dichiarazione congiunta dopo la riunione di valutazione ambientale proprio con riferimento per all’espansione di TSMC nella città taiwanese di Kaohsiung.
Le loro richieste sono state prese in considerazione al developer e annotate nei verbali ufficiali, ma non sono diventate impegni formali. Purtroppo, è difficile garantire che i contributi delle Ong siano davvero considerati da autorità e aziende, data la presenza di forti interessi politici ed economici. Ciononostante, ci sono motivi di ottimismo: poiché l’industria dei semiconduttori è cruciale per l’economia taiwanese, costantemente sotto i riflettori internazionali, cresce la pressione su governo e imprese per rispettare responsabilità sociali e ambientali. Ignorare le preoccupazioni del pubblico e delle Ong potrebbe danneggiare la reputazione globale del settore e, di conseguenza, minare il sostegno sia interno che esterno”.
Secondo il parere di Yi-Chieh Chen “sarà fondamentale per TSMC, che è una industria di semiconduttori che collabora con numerosi fornitori per la produzione di chip, valutare i rischi e le sfide con una prospettiva olistica che includa anche i suoi fornitori. La stretta collaborazione tra TSMC e i suoi fornitori si estende oltre la produzione, ma implica anche responsabilità ambientali. Ad esempio, TSMC deve collaborare con i fornitori responsabili della gestione dei rifiuti. Il modo in cui TSMC guida e forma i propri fornitori per una corretta gestione dei rifiuti chimici diventa quindi una questione critica. Sebbene TSMC abbia adottato politiche in tal senso, la questione più urgente è se il governo possa supervisionare efficacemente TSMC e i suoi fornitori. Inoltre, il governo dovrebbe valutare come incentivare pratiche migliori migliorando i processi di approvvigionamento e gli standard ambientali, piuttosto che permettere alla concorrenza sui prezzi di compromettere la qualità della gestione dei rifiuti. Un'altra considerazione importante è la misura in cui il governo è disposto ad aumentare le multe per violazioni ambientali. Attualmente, la maggior parte delle violazioni comporta sanzioni relativamente lievi, il che riduce l'incentivo per le aziende a conformarsi proattivamente alle normative e a migliorare le proprie politiche e pratiche ambientali interne.” Ovviamente, questo punto di vista espresso con autorevolezza dalla Research Fellow Yi-Chieh Chen risulta essere considerevole anche nel contesto europeo e giapponese.
In conclusione, rafforzare la sovranità tecnologica è strategico per Europa (e altresì Giappone): garantire autonomia tecnologica, consolidare la supply chain dei semiconduttori, creare occupazione. Ma economisti, ambientalisti e analisti concordano: non si possono ignorare i costi ambientali, occorre una vigilanza rigorosa. Questi progetti devono quindi essere accompagnati da vincoli severi, trasparenza reale e monitoraggio continuo. Se l’obiettivo è un’industria dei chip veramente “verde”, non basta costruire fabbriche: occorre garantire la piena sostenibilità giuridica e ecologica al fine di consentire ai cittadini, non solo alle istituzioni, di sorvegliare e valutare i rischi.
[1] www.corriere.it/economia/finanza/25_dicembre_01/mario-draghi-inaugura-l-anno-accademico-al-politecnico-di-milano-il-discorso-integrale.shtml
[2] www.isdp.eu/wp-content/uploads/2025/04/Brief-TSMC-Apr-15-2025-new.pdf.com; www.zeit.de/2024/36/chipfabrik-dresden-tsmc-subventionen-bundesregierung.com
[3] www.zeit.de/politik/deutschland/2024-08/eu-kommission-staatshilfe-chip-fabrik-tsmc-dresden.com
[4] www.politico.eu/article/germany-taiwan-chip-plant-risks-partner-china-tsmc-dresden.com
[5] www.zeit.de/digital/internet/2024-06/oekobilanz-chipindustrie-intel-tsmc-klimaschutz-nachhaltigkeit.com;
https://esg.tsmc.com/download/file/2021_sustainabilityReport/english/e-all.pdf
[6] www.greenpeace.de/publikationen/20250514-greenpeace-studie-umweltauswirkungen-ki-eng.pdf.com
[7] www.mase.gov.it/portale/documents/d/guest/direttiva_2000_60_ce-pdf
[8] www.esg360.it/report-analisi-e-ricerche/taiwan-la-siccita-preoccupa-lindustria-dei-chip/
[9] www.mase.gov.it/portale/documents/d/guest/regolamentoce_n1907_18_12_2006-pdf-2
[10] www.mase.gov.it/portale/documents/d/guest/direttiva_uccelli_2009-pdf
[11] www.eea.europa.eu/themes/biodiversity/natura-2000/the-natura-2000-protected-areas-network
[12] www.scmp.com/business/companies/article/3219683/ngos-call-out-tsmc-over-chip-making-energy-usage-supply-chain-emissions-amid-low-use-renewables