Dazi Ue sulle auto elettriche cinesi, T&E: «Bene ma non basta». La Cina: non resteremo a guardare
Il 4 ottobre 2023 la Commissione europea aveva a avviato formalmente un'indagine antisovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria per passeggeri, in arrivo dalla Cina. Qualsiasi indagine deve essere conclusa entro un massimo di 13 mesi dall'avvio. I dazi compensativi provvisori possono essere pubblicati dalla Commissione entro 9 mesi dall'apertura (ossia entro il 4 luglio). Le misure definitive dovranno essere imposte entro 4 mesi dall'istituzione dei dazi provvisori.
Oggi, nell’ambito dell’indagine in corso, la Commissione europea ha provvisoriamente concluso che «La catena del valore dei veicoli elettrici a batteria (BEV) in Cina beneficia di sovvenzioni ingiuste, che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori europei di BEV». Inoltre, l’indagine ha esaminato le probabili conseguenze e l’impatto delle misure su mportatori, utenti e consumatori di BEV nell’Ue.
Di conseguenza, la Commissione ha contattato le autorità cinesi per discutere questi risultati ed esplorare possibili modi per risolvere le questioni individuate in modo compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio e ha preannunciato il livello dei dazi compensativi provvisori che imporrebbe sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria ("BEV") dalla Cina.
Ieri, durante una conferenza stampa, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha risposto a un giornalista ha chiesto informazioni sulle indagini anti-sovvenzioni avviate dall'Unione Europea sui veicoli elettrici cinesi e ha ribadito che «La posizione cinese su questo argomento è stata più volte chiarita. le indagini anti-sovvenzioni dell'Ue costituiscono essenzialmente una forma di protezionismo commerciale. Le indagini dell'Unione Europea presentano molte pratiche ingiustificabili e irregolari e le accuse di presunte "sovvenzioni cinesi" sono prive di ogni fondamento».
Lin Jian ha esortato l'Unione Europea a «Chiudere le indagini il prima possibile per evitare danni alla cooperazione economica e commerciale tra Cina e Ue, nonché alla stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento. Se l'Unione europea continuerà a perseguire questa strada, la Cina non resterà a guardare e adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i suoi diritti e interessi legittimi».
In una nota la Commissione europea sottolinea che «Qualora le discussioni con le autorità cinesi non portassero ad una soluzione efficace, questi dazi compensativi provvisori verrebbero introdotti a partire dal 4 luglio mediante una garanzia (nella forma che sarà decisa dalle dogane di ciascuno Stato membro). Verrebbero riscossi solo se e quando verranno istituiti dazi definitivi».
I dazi individuali che la Commissione applicherebbe ai tre produttori cinesi inclusi nel campione sarebbero: BYD 17,4%; Geely 20%; SAIC: 38,1%. Altri produttori di BEV in Cina, che hanno collaborato all'inchiesta ma non sono stati inclusi nel campione, sarebbero soggetti a un dazio medio ponderato dl 21%. Tutti gli altri produttori di BEV in Cina che non hanno collaborato all'inchiesta sarebbero soggetti a un dazio del 38,1%.
Dopo una richiesta motivata, Tesla - che produce in Cina - può ricevere un’aliquota del dazio calcolata individualmente nella fase definitiva. Qualsiasi altra società che produce in Cina non selezionata nel campione finale e che desideri che la sua situazione particolare venga indagata può chiedere un riesame accelerato, in linea con il regolamento antisovvenzioni di base, subito dopo l'istituzione delle misure definitive (ossia 13 mesi dopo l'apertura). Il termine per concludere tale revisione è di 9 mesi.
Transport & Environment (T&E) ha accolto con favore l'annuncio della Commissione Ue, ma ha detto che «E’ necessaria una politica industriale più ampia, che mantenga la scadenza Ue del 2035 per la vendita di auto inquinanti, al fine di costruire la catena di approvvigionamento di veicoli elettrici nell'Ue e di fornire auto elettriche Made-in-Europe a prezzi accessibili».
Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E, ha dichiarato: «Il Green Deal è stato presentato con la promessa di crescita e occupazione, e questo non è possibile se le auto elettriche vendute sui mercati europei sono in larga parte importate. I dazi sono necessari, ma l'Europa ha bisogno di una politica industriale forte che crei le condizioni per accelerare l’elettrificazione e investire nella produzione locale. La sola introduzione di queste tariffe, se non accompagnata dalla convinta conferma di un obiettivo di vendita di sole auto zero emission a partire dal 2035, sarebbe una mossa autolesionista».
Secondo T&E, «Il mantenimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dell'UE per le case automobilistiche, compreso l'obiettivo di auto a emissioni zero per il 2035, è essenziale per inviare il giusto segnale agli investitori. Una politica industriale dell'UE dovrebbe anche introdurre criteri di sostenibilità forti, che possano premiare la produzione locale. Un piano di investimenti dell'Unione, inoltre, dovrebbe sostenere la produzione di veicoli elettrici e batterie in modo più efficace rispetto all'attuale mosaico di aiuti di Stato nazionali».
Secondo l'analisi di T&E pubblicata a marzo, un veicolo elettrico su quattro venduto in Europa quest'anno potrebbe essere importato dalla Cina. L’Ue tratterrà tre quarti del gettito derivante dai dazi e T&E ritiene che «Questi fondi devono essere investiti nel potenziamento della value chain delle batterie, attraverso il Fondo europeo per l'innovazione».