Pfas, spinta di Bruxelles per bonificare le acque europee: «Impatti sulla salute fino a 84 miliardi l’anno»
«È necessario intervenire con urgenza per affrontare le sostanze inquinanti che mettono a rischio le nostre fonti vitali di acqua potabile. Gli inquinanti altamente persistenti, come i Pfas, continuano ad accumularsi nelle acque dell'Ue e causano impatti sulla salute stimati tra i 52 e gli 84 miliardi di euro all'anno». È uno dei passaggi che la Strategia europea per la resilienza idrica varata dalla Commissione europea dedica a quella che Bruxelles definisce «una delle principali fonti di preoccupazione per l'opinione pubblica». Ovvero l'inquinamento idrico e marino, compresi quello da microplastiche e da sostanze tossiche persistenti, bioaccumulabili. Come appunto i Pfas. I vertici comunitari scrivono che la bonifica da queste sostanze dovrebbe basarsi sul principio «chi inquina paga», con l'assegnazione di fondi pubblici per la bonifica dei siti per i quali non è stato possibile individuare un soggetto responsabile.
Gli sforzi per eliminare queste sostanze sono molto costosi, si legge nella Strategia messa a punto dalla Commissione Ue, «ma la ricerca e l'innovazione possono ridurre in modo significativo questi costi attraverso tecnologie innovative, comprese quelle biobased, che saranno promosse nella strategia per la bioeconomia». Inoltre, sottolinea Bruxelles, se si trovano partner disposti a investire insieme all'Ue, la Commissione presenterà una proposta per l'istituzione di un'associazione pubblico-privata per la gestione dei rifiuti.
Il costo economico della pulizia della contaminazione da Pfas in Europa è stato stimato tra i 5 e i 100 miliardi di euro all'anno, con il solo settore idrico che deve affrontare un aumento fino a 18 miliardi di euro all'anno per il trattamento dell'acqua potabile, mentre i costi per il trattamento delle acque reflue e la gestione dei fanghi di depurazione sono stimati ancora più elevati (da Bruxelles viene sottolineato che questi costi sono stati stimati dal Forever Lobbying Project).
Resta un ma: l’impegno rilanciato dalla Commissione europea per bonificare il pregresso è un passo avanti, ma il problema va risolto alla radice. E l’unico modo per farlo è mettere al bando a livello comunitario l’utilizzo di queste sostanze tossiche permanenti. Ad oggi, però, esistono soltanto iniziative su scala nazionale. E l’Italia, in questo contesto, è in forte e grave ritardo.