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Senza invertire la rotta il conto dei danni salirà a 281 trilioni di dollari già tra il 2016 e il 2040

A Ginevra è partito il round decisivo per un trattato globale contro l’inquinamento da plastica

Andersen (Unep): «Non usciremo dalla crisi dell'inquinamento da plastica riciclando, abbiamo bisogno di una trasformazione sistemica»
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Lo scorso autunno a Busan, in Corea del sud, il penultimo round svoltosi sotto l’egida dell’Onu per arrivare a definire un trattato internazionale (giuridicamente vincolante) contro l’inquinamento da plastica si è chiuso con un nulla di fatto e ieri a Ginevra si aperta la seconda parte della quinta sessione negoziale: finirà il 14 agosto, l’esito è molto incerto ma le aspettative alte.

«L'inquinamento da plastica è già presente in natura, nei nostri oceani e persino nei nostri corpi. Se continuiamo su questa strada – spiega Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Agenzia Onu per l’ambiente (Unep) – il mondo intero annegherà nell'inquinamento da plastica, con conseguenze enormi per la nostra salute planetaria, economica e umana. Ma questo non deve essere il nostro futuro. Insieme, possiamo risolvere questa sfida. Concordare un testo di trattato è il primo passo per sconfiggere l'inquinamento da plastica per tutti, ovunque».

In questi dieci giorni le delegazioni di 179 Paesi (Unione europea compresa, ovviamente) si riuniscono presso la sede Onu di Ginevra per analizzare attentamente il testo della Convenzione in attesa d’approvazione, insieme ad altri 1.900 partecipanti provenienti da 618 organizzazioni di osservatori, tra cui scienziati, ambientalisti e rappresentanti dell'industria.

Uno degli obiettivi principali dell'incontro è condividere metodi collaudati per ridurre l'uso della plastica, come sostituti non-plastici e altre alternative più sicure. L'obiettivo dell'accordo è infatti di comprendere l'intero ciclo di vita della plastica, dalla progettazione alla produzione e allo smaltimento, "per promuovere la circolarità della plastica e prevenire la dispersione di plastica nell'ambiente", secondo il testo utilizzato per guidare i colloqui del Comitato intergovernativo di negoziazione (Inc) riunito nella città svizzera.

Secondo l’Unep, se non verrà raggiunto un accordo internazionale i rifiuti di plastica triplicheranno entro il 2060, causando danni significativi, anche alla salute umana. In vista dei colloqui di Ginevra, la prestigiosa rivista medica The Lancet ha pubblicato uno studio che suona da avvertimento: i materiali utilizzati nella plastica causano malattie diffuse "in ogni fase del ciclo di vita della plastica e in ogni fase della vita umana". Secondo oltre due dozzine di esperti sanitari citati nella rivista, neonati e bambini piccoli sono particolarmente vulnerabili: "La plastica rappresenta un pericolo grave, crescente e poco riconosciuto per la salute umana e del pianeta" ed è “responsabile di perdite economiche legate alla salute che superano 1,5 trilioni di dollari all'anno. Senza invertire la rotta, il costo dei danni causati dall'inquinamento da plastica potrebbe arrivare a un totale di 281 trilioni di dollari già tra il 2016 e il 2040.

Come fare? «Non usciremo dalla crisi dell'inquinamento da plastica riciclando: abbiamo bisogno di una trasformazione sistemica per realizzare la transizione verso un'economia circolare», evidenzia nel merito Andersen. O meglio, riciclare è fondamentale, ma da solo non può bastare se al contempo non si riduce l’impiego dei materiali plastici, a partire da quelli monouso. La buona notizia è che, sempre secondo l’Unep l’inquinamento da plastica può essere ridotto dell’80% entro il 2040 usando le tecnologie esistenti. Come? Riducendo del 55% la produzione di plastica vergine e puntando, contemporaneamente, sull’economia circolare: si potrebbero così risparmiare 4,52 trilioni di dollari a livello globale e creare 700mila nuovi posti di lavoro. Un approccio che sarebbe di grande utilità anche per l’Italia.

Redazione Greenreport

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