Relazioni, oltre che nutrimento: ecco come restituire valore al cibo
A livello globale, la Fao stima (dati 2022) che dai sistemi agroalimentari arrivi il 29,7% di tutte le emissioni di gas serra – la CO2eq emessa è aumentata del 10% rispetto al 2000 –, con gli allevamenti in prima fila dato che costituiscono oltre un quarto (26,5%) di tutte le emissioni agrifood. Non va molto meglio in Italia, dove l’Ispra documenta (dati 2022) che dal macrosettore agricoltura arrivi il 7% delle emissioni nazionali di gas serra, con gli allevamenti a fare la parte del leone (79% delle emissioni del comparto agricolo), oltre a essere la seconda fonte di emissione – dietro alla sola climatizzazione degli edifici – per un importante inquinante atmosferico come il particolato.
Come migliorare? Ne abbiamo parlato con la biologa nutrizionista Elena Cocchiara, fresca autrice del libro La nutrizione gentile, pubblicato per i tipi di Intermezzi editore all’interno della collana FacciamoEco, diretta da Annalisa Corrado e Rossella Muroni.
Intervista
I prodotti a filiera corta sono sempre la scelta più sostenibile per il consumatore?
«La filiera corta, in generale, rappresenta un'opportunità preziosa per ridurre l'impatto ambientale legato ai trasporti, supportare l’economia locale e garantire maggiore tracciabilità e freschezza. Tuttavia, non è automaticamente sinonimo di sostenibilità. Se un prodotto a km zero è frutto di un’agricoltura che fa uso di pesticidi o proviene da un allevamento intensivo, il beneficio ambientale del trasporto ridotto passa in secondo piano o è del tutto vanificato. La sostenibilità richiede uno sguardo più ampio dobbiamo chiederci “da dove arriva il cibo?” e anche “come è stato prodotto?”, “con quali risorse?”, “con quale impatto sociale ed ecologico?” Un ortaggio coltivato a pochi chilometri da noi senza rispetto per la terra, per chi lavora nei campi, per la biodiversità o un allevamento intensivo a km zero non sono scelte gentili per il pianeta. La sostenibilità vera è fatta di trasparenza e rispetto.
Nel libro La nutrizione gentile sottolineo spesso che il cibo oltre ad essere nutrimento è relazione: con il territorio, con le persone che lo producono, con il pianeta. La filiera corta può essere un atto d'amore verso tutto questo, eppure purtroppo non basta che un cibo venga da vicino per essere sostenibile. La scelta più sostenibile è quella che tiene insieme prossimità, stagionalità e qualità etica del prodotto».
Anche il km zero (o quasi) non è a impatto zero. Una dieta sana per noi umani quanto per il pianeta deve rinunciare alla carne?
«Non necessariamente rinunciare, ma sicuramente ridurre. La “nutrizione gentile” vuole promuovere una riduzione consapevole del consumo di carne, soprattutto quella proveniente da allevamenti intensivi, a favore di fonti proteiche vegetali e animali più sostenibili (come i legumi o le uova biologiche). Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di ritrovare un equilibrio con la natura, riducendo gli eccessi e privilegiando la qualità rispetto alla quantità. È un atto di cura per il corpo e per il pianeta.
Nel libro non propongo divieti, descrivo possibilità. “Nutrizione gentile” significa anche non estremizzare. Non serve eliminare del tutto la carne per fare bene al pianeta e alla nostra salute, ma imparare a ridurne il consumo, a sceglierla con cura, a non darla per scontata ogni giorno. Un’alimentazione prevalentemente vegetale, ricca di legumi, cereali integrali, frutta e verdura, è già un grande passo avanti, per noi e per l’ambiente.
Quando scegliamo di ridurre il consumo di carne, possiamo permetterci di sceglierla meglio: da filiere etiche, locali, rispettose del benessere animale e del pianeta».
Mentre 13,5 milioni di italiani sono a rischio povertà o esclusione sociale, lo spreco di filiera del cibo in Italia costa complessivamente oltre 14 miliardi euro, pari a un peso di 4 milioni e mezzo di tonnellate di cibo gettato dai campi e dalle nostre tavole, passando per le fasi di distribuzione e commercializzazione. Come possiamo combattere lo spreco?
«Combattere lo spreco richiede un cambiamento culturale, oltre che comportamentale. Serve ritrovare il valore del cibo, rispettare la stagionalità, imparare a cucinare gli avanzi, pianificare meglio gli acquisti, accettare l’imperfezione estetica dei prodotti. Scegliere la “gentilezza alimentare” significa comprendere che ogni alimento buttato è una risorsa persa, e che ogni gesto conta.
Una delle idee chiave del libro La nutrizione gentile è quella di restituire valore al cibo. Lo spreco nasce spesso da una disconnessione: non sappiamo più cosa c’è dietro ogni piatto, quanto lavoro, quanta energia, quanta vita. Riscoprire la cucina come atto creativo, imparare a usare ogni parte degli alimenti (dalle bucce alle foglie), pianificare con cura la spesa, e insegnare ai bambini a non buttare via il cibo: sono tutti gesti di “gentilezza concreta”. Non servono soluzioni complicate, serve più consapevolezza».
Le grandi associazioni agricole si sono spesso rese protagoniste delle proteste contro il Green deal – nonostante gli eventi meteo estremi provochino danni nei campi europei per 28 mld di euro l’anno –, mentre il mondo del bio si è schierato apertamente a favore. Come costruire un’alleanza per la sostenibilità che vada dai campi alla tavola?
«Con dialogo, ascolto e visione condivisa. Nel mio libro racconto storie di piccoli produttori, mercati contadini, orti urbani: esempi reali di un’alleanza possibile. Credo che si debba scegliere di costruire reti: tra agricoltori, cittadini, scuole, istituzioni. Una transizione ecologica sarà davvero efficace solo se sarà anche sociale, culturale, umana.
Nel libro parlo di “connessioni gentili”: agricoltori, cittadini, istituzioni e consumatori non sono mondi separati, ma parti di un ecosistema. Se impariamo a costruire insieme nuovi modelli (più equi, più sostenibili, più solidali), possiamo davvero cambiare le cose. I piccoli produttori biologici, le cooperative agricole, i mercati contadini i punti di acquisto del commercio equo e solidale, sono laboratori viventi di questa alleanza. Ma serve che anche la politica sostenga chi produce attraverso metodiche virtuose e che chi compra li scelga ogni giorno.
Un’alleanza sostenibile può nascere solo se si mettono al centro la dignità del lavoro agricolo, la tutela del territorio e il diritto a un cibo sano per tutti. Le pratiche dell’agricoltura biologica e rigenerativa possono fare da ponte: dimostrano che è possibile produrre in modo più pulito e remunerativo».
Una dieta sostenibile e di qualità viene spesso associata a costi d’acquisto più elevati, ma la transizione ecologica non può realizzarsi se non è anche giusta. Può darci qualche spunto pratico per mangiare in modo sano ed economico, oltre che sostenibile?
«Credo fortemente che mangiare in modo sano e sostenibile non debba essere un lusso. In La nutrizione gentile propongo ricette semplici, ingredienti accessibili e spunti pratici: usare legumi al posto della carne, cucinare in grandi quantità per ottimizzare tempo ed energia, scegliere la stagionalità e i mercati locali, ridurre il packaging e comprare sfuso. Ecco alcuni spunti concreti che emergono dal libro:
Scegliere i legumi: sono economici, ricchi di proteine e a basso impatto ambientale.
Comprare stagionale e locale: frutta e verdura di stagione costano meno e sono più nutrienti.
Ridurre la quantità di carne e puntare ad aumento nella qualità: mangiare meno carne, permette di acquistarla pagando il giusto prezzo ad allevamenti etici.
Evitare gli sprechi: usare gli avanzi con creatività, congelare ciò che avanza, cucinare in modo strategico. Cuocere in una volta, mangiare più volte! preparazioni base come cereali o legumi si possono trasformare in molti piatti diversi, cuocere nel forno diversi cibi contemporaneamente permette di ottimizzare tempo risorse ed avere preparazioni pronte per più pasti.
Ridurre gli scarti: imparare che spesso le parti di cibo che scartiamo hanno un valore nutrizionale e possono essere portate in tavola.
Pianificare la spesa: fare una lista settimanale evita acquisti impulsivi e inutili.
Creare ricette svuota frigo: le zuppe per esempio sono una miniera di nutrienti e possono “ripulire” il frigo da avanzi o ortaggi dimenticati!
Acquistare sfuso, riducendo il packaging».