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Riceviamo e pubblichiamo

Giornata mondiale dell’ambiente, è il momento della natura?

La pandemia in corso ha evidenziato la fragilità dell’attuale sistema e il legame inscindibile fra l’uomo e gli ecosistemi che sostengono la (nostra) vita
 |  Natura e biodiversità

Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente, istituita nel 1972 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite,per diffondere e promuovere in tutto il mondo una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali. Inoltre, nello stesso anno l’Assemblea istituì il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP).

Tale Giornata fu celebrata per la prima volta il 5 giugno del 1974 con lo slogan "OnlyOne Earth". L’indicazione delgiorno 5 fu individuataper ricordare la “Conferenza sull’Ambiente Umano”, la prima conferenza della storia dedicata al tema dell’ambiente,tenutasi a Stoccolma il 5 giugno 1972.

Il tema della 46esima edizione della Giornata mondiale dell’ambiente è incentrato sulla biodiversità con lo slogan “È il momento della natura”.

Il capitale naturale e la biodiversità sono al centro delle preoccupazioni delle Nazioni Unite in quanto circa un milione di specie viventi su un totale stimato di circa 8,7 milioni è a rischio di scomparsa. Tale dato è alquanto allarmante tanto da considerare che siamo di fronte alla sesta grande estinzione massa.

Inoltre, la pandemia in corso ha evidenziato la fragilità dell’attuale sistema e il legame fra l’uomo e la natura.

Gli impatti sull’ambiente naturale, infatti, hanno generato come deleteria conseguenza del degrado del territorio, l’alterazione della capacità degli ecosistemi di assorbire o contenere gli agenti patogeni e virali con un incremento delle zoonosi, ovvero delle trasmissioni tra gli animali e l’uomo.

La rimozione dei naturali filtri, come ad es. le foreste, tra l’ambiente urbano in continua espansione e la natura, congiuntamente con la crescita demografica, le trasformazioni degli ecosistemi e le conseguenti modifiche della struttura della biodiversità indotte dai cambiamenti climatici, hanno ridotto l’abitabilità di ampie parti del pianeta e, conseguentemente, la sopravvivenza degli esseri umani.

L’importanza della biodiversità

Nel 1992 il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP)definisce la biodiversità come la variabilità genetica, tassonomica ed ecologica tra organismi viventi, includendo la varietà e la variabilità nell’ambito di una specie e tra le specie e le componenti biotiche degli ecosistemi.

La Convenzione sulla biodiversità, elaborata a Rio de Janeiro nel 1992, afferma il valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi componenti: ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, ricreativi ed estetici.

L’articolo 2 della Convenzione sulla Diversità Biologica definisce con il termine biodiversità la variabilità tra gli organismi viventi provenienti da tutti gli ambienti, inclusi gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici di ogni tipo e i complessi ecologici di cui essi fanno parte.

Il concetto di biodiversità è da intendersi valido a tutti i livelli di organizzazione biologica dal molecolare al biochimico.

La biodiversità è definita come l’insieme di funzioni e strutture diversificate che i sistemi viventi hanno sviluppato, attraverso la selezione naturale, in base all’efficienza nell’uso delle risorse materiali ed energetiche.

La biodiversità, quindi, è il risultato del processo di auto - organizzazione dei viventi a livello spaziale, temporale e relazionale tra organismi, specie e comunità. La biodiversità attuale pertanto è la fotografia del risultato del processo evolutivo passato e rappresenta le potenzialità di ciò che sarà la natura domani.

La biodiversità è una risorsa non rinnovabile poiché la variabilità genetica inter e intra-specifica viene trasmessa di generazione in generazione solo se la riproduzione non è impedita o ridotta dalla selezione naturale, dalle mutazioni interne alla specie o alle popolazioni, dai cambiamenti climatici o dai grandi eventi naturali. La biodiversità trasmette la ricchezza biologica del pianeta Terra e garantisce la sopravvivenza della vita sulla Terra in quanto la natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana. La diversità biologica, quindi, può essere considerata come il principale indice dello stato di salute dell’ambiente.

I fattori determinanti la perdita della biodiversità sono:la frammentazione, il degrado e la distruzione degli habitat, la crescita demografica e l’incremento dei consumi pro - capite, le inadempienze della governance internazionale, la diffusione di specie alloctone invasive, lo sfruttamento eccessivo delle aree acquifere, le attività di raccolta, la diminuzione di ambienti naturali e semi - naturali, la bonifica delle aree palustri e umide per lo sviluppo dell’agricoltura, i cambiamenti climatici, l’inquinamento delle matrici ambientali, il consumo di suolo, le deposizioni azotate, la deforestazione e l’utilizzo di pesticidi.

La strategia sulla Biodiversità 2030 dell’UE

La Strategia sulla Biodiversità 2030 dell’Unione Europea, pubblicata lo scorso maggio, rappresenta un piano a lungo termine, globale, sistemico, ambizioso e in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile inerenti al “vivere bene entro i limiti del pianeta”.

Gli obiettivi quantitativi per salvaguardare la natura e invertire il trend di degrado degli ecosistemi presenti nella Strategia sono integrati con le politiche inerenti il Green New Deal europeo e la lotta al cambiamento climatico.

La Strategia sulla biodiversità per il 2030 ha, quindi, lo scopo di invertire la tendenza della biodiversità in Europa al fine di tutelare e migliorare la qualità di vita delle persone, del clima e, conseguentemente, del pianeta.

Tale Strategia illustra e propone le misure, gli obiettivi e gli impegni che l’Unione Europea dovrà assumersidurante la Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica (COP15), posticipata al 2021 a Kunming (Cina), al fine di negoziare una Strategia planetaria sulla biodiversità.

 

La Strategia si pone l’obiettivo di tutelare almeno il 30% delle superfici terrestri ed il 30% dell’ambiente marino in Europa al fine di proteggere in maniera rigorosa le aree particolarmente ricche di biodiversità e ad altissimo valore climatico, cd. “hotspot del pianeta”, e di istituire nuove zone protette o di valorizzare quelle esistenti.

Nella Strategia l’azione inerente la piantagione di 3 miliardi di alberi entro il 2030 ha lo scopo di incrementare le superficie a copertura forestale nell’Unione Europea, di migliorare la resilienza delle foreste e di potenziarne i servizi ecosistemici come, ad esempio, la mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, la nuova Strategia si pone come obiettivo una protezione più rigorosa di tutte le foreste primarie e antiche dell'UE ancora esistenti.

Sempre entro il 2030 la Strategia si pone i seguenti obiettivi: il ripristino degli ecosistemi degradati terrestri e marini in tutta l’Europa attraverso l’utilizzo di agricoltura sostenibile,la riduzione di almeno il 20% dell’uso di fertilizzanti, la diminuzione dell’utilizzo di pesticidi del 50%, la riduzione o la scongiura delle “catture accessorie” di specie protette al fine di recuperare le popolazioni, l’adibire ad agricoltura biologica un quarto dei terreni agricoli, l’arresto del declino degli organismi impollinatori e il ripristino di almeno 25.000 km di fiumi europei ad uno stato di corrente libera.

La strategia, nell’intento di ridurre del 50 % il numero di specie della lista rossa minacciate da organismi alloctoni invasivi, prevede un impegno a limitarne in modo significativo l’introduzione.

Conclusioni

L’attuale pandemia offre un momento di riflessione importante: la natura tutelata e preservata non rappresenta una minaccia per l’umanità in quanto solamente il capitale naturale destabilizzato e indebolito dalla perdita di biodiversità è in grado di determinare impatti sulla salute umana.

I problemi ambientali, infatti, devono convivere con le esigenze di sviluppo e di difesa ambientale.Infine, investire nella natura significa anche investire in occupazione e in opportunità imprenditoriali a livello locale come, ad esempio, nei settori del ripristino della natura, dell’agricoltura multifunzionale, delle biotecnologie e delle infrastrutture verdi e blu.

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio

Redazione Greenreport

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