
Petizione contro il governo del Perù: non crea le riserve indigene necessarie per proteggere i popoli incontattati

L’Organización Regional de los Pueblos Indígenas del Oriente (ORPIO), che fa parte delll’Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana (AIDESEP), sostenuta dall’Instituto de Defensa Legal e dal Centre de Recherche et d’enseignement sur les droits de la personne (CREDP) della Clinique sur les droits de la personne dell’università di Ottawa, ha presentato la “Peticion y medida cautelar para la creación de reservas indígenas a favor de pueblos en sitaución de aislamiento (PIACI) ante la CIDH”. La Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) è il più importante organo per i diritti umani del continente americano e la petizione spiega chi sono i PIACI: «Quei popoli o segmenti di popoli che limitano o rifiutano del tutto l'instaurazione di rapporti di interazione duratura con i membri della società circostante, che vedono come aggressori, prendendo le distanze da loro, respingendo il loro ingresso nei loro territori o nascondendosi di questi , come meccanismo per garantire la loro integrità fisica e socio-culturale».
Sono gli indios incontattati che vivono in condizioni di estrema vulnerabilità dal punto di vista immunologico, demografico e territoriale e l'Amazzonia peruviana ospita diverse popolazioni indigene in una situazione di isolamento. Lo Stato peruviano riconosce ufficialmente l'esistenza di almeno 20 popolazioni indigene che vivono in isolamento in aree remote dell'Amazzonia, soprattutto in zone al confine con Ecuador, Brasile, Colombia e Bolivia, e nelle vicinanze delle catene montuose di Azul e Vilcabamba , così come la Sierra del Divisor. Il Perù riconosce anche l’esistenza delle popolazioni indigene in situazione di contatto iniziale.
Inoltre, grazie al rapporto N° 155-2015-DACIDGPI-VMI / MC, del 15 settembre 2015, è stato approvato il fascicolo di qualificazione favorevole per il riconoscimento dei Popoli Indigeni in situazione di Isolamento, probabilmente probabilmente imparentati con i popoli Arabela, Iquito, Taushiro, Zápara, Waorani e Abijira, e l’istituzione della Reserva Indígena Napo – Tigre. «Pertanto – fa notare la petizione - si può affermare che lo Stato peruviano ha già formalmente riconosciuto l'esistenza di 20 Popoli Indigeni in una situazione di Isolamento, e ci sono ancora altri PIA in procinto di essere formalmente riconosciuti dallo Stato».
A metà novembre 2020, quattro individui del popolo Mastanahua in contatto iniziale sono stati oggetto di un attacco, apparentemente il risultato di un conflitto interetnico, che ha causato la loro scomparsa. L’ORPIO denuncia che «Il Ministero della Cultura, organo di governo per la protezione dei popoli in isolamento e primo contatto, era consapevole del rischio in cui si trovava questa popolazione; Tuttavia, non hanno preso le misure necessarie per evitare la tragedia che hanno dovuto affrontare».
Tenuto conto della situazione di gravità, urgenza e pericolo, le organizzazioni che hanno sotto scritto la petizione, rilanciata da Survival International. chiedono alla CIDH, di «Emanare misure cautelari a favore dei Pueblos Indígenas en situación de Aislamiento» e per fare in modo che lo Stato peruviano adotti alcune misure »per preservare la vita, l'integrità e la salute di questi popoli che si trovano in una situazione di vulnerabilità unica».
Le 8 proposte avanzate da ORPIO e dai suoi alleati sono: 1. Adottare misure concrete per proteggere la vita, la salute e l'integrità fisica delle popolazioni indigene in una situazione di isolamento e contatto iniziale. 2. Istituire le Reservas Indígenas richieste: Yavarí Tapiche, Sierra del Divisor Occidental, Napo - Tigre, Yavarí Mirim, Kakataibo e Atacuari, coprendo l'intera area abitata, sfruttata e utilizzata, attualmente e tradizionalmente, da popolazioni in isolamento e garantendo i loro diritti sui loro territori, al di sopra di qualsiasi interesse o progetto governativo o di terzi. 3. Attuare meccanismi di protezione del territorio nelle aree strategiche di accesso alle riserve indigene richieste. Queste non dovrebbero sovrapporsi alle aree di sfollamento di popolazioni indigene in isolamento e dovrebbero essere progettate e realizzate in coordinamento con le popolazioni indigene e le organizzazioni coinvolte. Si propone di utilizzare una metodologia di protezione non invasiva che preveda il rischio di contagio e il rispetto del diritto delle persone a vivere in isolamento, per tutelarne la vita e l'integrità fisica. 4. Implementare efficaci cordoni sanitari nelle comunità indigene e nei Paesi situati intorno all'area delle riserve indigene richieste, citate, per la prevenzione, cura e mitigazione dell'impatto della diffusione di malattie che potrebbero colpire le popolazioni in isolamento. Questa azione dovrebbe essere basata sul rispetto dei principi di: diritto all'autodeterminazione o al non contatto, prevenzione e intangibilità territoriale. 5. Impedire l'ingresso di estranei nel territorio delle popolazioni indigene in isolamento che vivono in queste riserve richieste, al fine di sradicare le attività illegali (disboscamento, traffico di droga, ecc.) dall'area delle riserve indigene richieste e dai dintorni attraverso azioni che rispettino i principi di intangibilità territoriale, non contatto e prevenzione del contagio delle malattie. 6. Eliminare le attività per cercare contatti con i popoli indigeni isolati, che sono stati effettuati da gruppi religiosi nelle vicinanze delle riserve indigene richieste. 7. Astenersi dal concedere ad aziende o a terzi concessioni di idrocarburi, silvicoltura o sfruttamento di risorse di qualsiasi altro tipo, sovrapposte alle predette aree delle Riserve Indigene richieste. 8. Astenersi dall'approvare progetti per la costruzione di autostrade o altre strade e dal costruire, mantenere o migliorare strade, strade forestali, strade di vicinato, carreggiate o altre strade, nei territori dei Popoli Indigeni in Isolamento, all'interno o intorno alle 6 Riserve indigene richieste».
Survival international, che ha lanciato un’azione urgente per fare pressione sul governo peruviano affinchè protegga in modo permanente i territori delle tribù incontattate, sottolinea che «Questo appello urgente arriva in risposta alle nuove minacce pendenti su queste aree di foresta amazzonica candidate a diventare riserve, e il cui status legale si trova in una situazione di limbo da lungo tempo, in alcuni casi da ben 27 anni! Il governo ha infatti riattivato in queste aree le concessioni per il taglio del legno e per lo sfruttamento di gas e petrolio, e molto probabilmente continueranno ad essere svendute altre concessioni fino a quando le riserve non saranno state formalmente costituite».
Il procedimento per la creazione delle Reservas Indígenas è iniziato tra i 15 e i 27 anni fa, ma non è mai stato portato formalmente a termine. ORPIO denuncia che «Durante la pandemia di Covid-19, il governo peruviano non solo non ha intrapreso alcuna azione per proteggere le vite dei popoli incontattati ma, al contrario, ha autorizzato il rilascio di concessioni per il taglio del legno e lo sfruttamento di idrocarburi. Se non si agirà con urgenza, questi popoli potrebbero essere spazzati via».
Teresa Martínez, ricercatrice di Survival, conclude: «Nessun procedimento legale volto a proteggere con urgenza il diritto alla vita dovrebbe richiedere così tanto tempo. Le azioni del governo peruviano sono illegali, immorali e genocide. L’unica spiegazione possibile sono il desiderio di profitto e la mancanza della volontà politica di istituire definitivamente queste riserve e di proteggere le vite delle tribù incontattate, i popoli più vulnerabili al mondo».
