Cave, da Legambiente netto no alla variante che aumenta l’escavazione sulle Apuane
Nel 2020 la Regione Toscana aveva stabilito nel Piano Regionale Cave (PRC) degli obiettivi di produzione sostenibile per un arco di 20 anni, mettendo un tetto all’escavazione. Ma, contrariamente a quanto stabilito dal Piano, ora la Giunta Regionale ha deciso di approvare una variante del PRC per consentire alle cave di incrementare la produzione di marmo e pietre del 5% fino al 2038.
Per Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana, «Si tratta di una resa alle pressioni delle imprese e di un atto di abdicazione della Regione rispetto alla sua potestà di pianificare e programmare in modo sostenibile le attività estrattive in Toscana. Abbiamo preso atto che diverse cave hanno superato il limite fissato dal Piano Regionale Cave e molte altre lo stanno raggiungendo e per la Giunta Regionale l’unica soluzione possibile sembra quella di alzare il limite delle quantità escavabili. Siamo veramente all’assurdo: le aziende che non hanno saputo programmare l’attività estrattiva in modo da rispettare il limite fissato dalla normativa regionale, scaglionando nel tempo i quantitativi da escavare, invece di essere sanzionate, vengono premiate, rendendo lecito ciò che lecito prima non era».
Legambiente fa notare che «Mentre le associazioni del territorio chiedono di “ridefinire i contingenti escavabili” sulle Alpi Apuane in base alla sostenibilità dei suoi ecosistemi e alla capacità di lavorazione della filiera locale dei prodotti lapidei e non alle potenzialità derivanti dalla domanda dell’industria edilizia e delle esportazioni estere, le decisioni prese dalla Giunta Regionale vanno in direzione opposta, persino per le cave situate in area Parco».
Per questo ulteriore attacco all’inestimabile patrimonio di bellezza, paesaggio e biodiversità rappresentato dalle Alpi Apuane, Legambiente Toscana chiama alla mobilitazione il mondo ambientalista e la cittadinanza e chiede alla Regione è quella di «Tornare indietro e bloccare questa variante, approvata senza avere consultato le parti sociali. Una scelta che Legambiente ritiene incomprensibile e che favorisce solo alcuni interessi aziendali, ponendo di fatto le premesse per una dérégulation del comparto estrattivo».