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Buone notizie per le tartarughe marine del Mediterraneo, ma ci sono ancora molte minacce

Da uno studio italiano strumenti per politiche di gestione e strategie di mitigazione e un Mediterraneo più sicuro e sostenibile
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Expert-Based Threat Analysis on Loggerhead Sea Turtle (Caretta caretta) in Central Mediterranean Sea Evidences Marine Pollution as the Priority: Gaps of Knowledge and Possible Cognitive Biases in Evaluation”, pubblicato su Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems da Letizia Marsili, Chiara Caruso, Augusto Comes, Enrica Franchi, Roberto Giangreco, Pietro Giovacchini, Alessandro Lucchetti, Cecilia Mancusi, Sandro Mazzariol, Barbara Nani, Lucia Venturi, Marco Alberto Luca Zuffi, Milvia Rastrelli, Alessandro Zocchi, Corrado Battisti è frutto di un'analisi delle minacce realizzata da esperti delle tartarughe marine Caretta caretta, classificate come "vulnerabile" dall' International Union for Conservation of Nature, come specie target per il bacino del Mediterraneo centrale.

La Marsili, del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente (DSFTA) dell’università di Siena, scrive sulla sua pagina Facebook che si tratta di «Un grande risultato per la conservazione della tartaruga marina Caretta caretta! Siamo orgogliosi di annunciare la pubblicazione del nostro lavoro su Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, frutto di un impegno condiviso e appassionato. La specie, dopo essere stata a lungo a rischio, dal 2016 è classificata come “Least Concern”, quindi a minore preoccupazione di conservazione. Ma ciò non significa che sia al sicuro: le minacce restano numerose e diffuse, e vanno affrontate con decisione. Con la nostra analisi abbiamo messo a fuoco le priorità per la tutela di questa specie simbolo del Mediterraneo centrale».

Il team di 10 esperti ha identificato 10 minacce antropiche e assegnato punteggi per valutare, per ogni minaccia: «i) la magnitudo media della pressione (PM), come proxy della pressione della minaccia (combinando due attributi di regime: estensione e intensità), e (ii) il livello di conoscenza di queste minacce (magnitudo della conoscenza, KM)».
I ricercatori evidenziano che «Per quanto riguarda la PM, abbiamo osservato che i punteggi medi differivano significativamente tra le minacce con "inquinamento marino e abbandono di rifiuti solidi", "catture accidentali con reti da pesca professionali" e "degrado dell'habitat" (con modifica dei siti di riproduzione), mostrando i valori più elevati. "Patologie" e "persecuzione diretta" hanno mostrato i punteggi medi più bassi nella PM». Per quanto riguarda il KM, gli esperti hanno valutato come poco noti "l'inquinamento luminoso notturno nelle aree di riproduzione" e la "persecuzione diretta", sottolineando come «Queste minacce meritino maggiori sforzi nella ricerca sulla loro estensione e intensità come attributi di pressione».

Lo studio fa notare che «I confronti tra i valori di PM e KM evidenziano una significativa lacuna conoscitiva per il "degrado dell'habitat", una minaccia con PM elevato ma KM medio. Quanto più una minaccia è conosciuta nel suo regime, tanto maggiore è il suo impatto percepito, suggerendo distorsioni cognitive nella valutazione delle minacce. Sebbene l'analisi delle minacce sia uno strumento utile nelle fasi iniziali dei progetti di conservazione, gli esperti dovrebbero essere consapevoli delle possibili debolezze di questo approccio».
La Marsili conclude: «Questo traguardo non sarebbe stato possibile senza una straordinaria rete che ha unito competenze e visioni diverse: ricercatori, istituzioni pubbliche, ministeri, associazioni e rappresentanti delle aree protette. Un impegno che dimostra come solo la collaborazione possa rafforzare la protezione di una specie così importante per gli ecosistemi marini. Il nostro studio offre strumenti utili per orientare politiche di gestione e strategie di mitigazione, contribuendo a garantire un Mediterraneo più sicuro e sostenibile. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato!»

Redazione Greenreport

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