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Il ritorno della lontra nelle acque del Ticino

Con il progetto Eco4Ticino, Italia e Svizzera uniscono forze e competenze per studiare la salute del fiume e creare le condizioni per una ricolonizzazione stabile della specie
 |  Natura e biodiversità

Scomparsa da decenni dai corsi d’acqua del Nord Italia e dalla Svizzera, la lontra europea (Lutra lutra) sta lentamente riconquistando il suo spazio. Dopo anni di assenza dovuti all’inquinamento, alla rarefazione delle prede e alla frammentazione degli habitat, il mustelide simbolo della salute dei fiumi è tornato a riaffacciarsi in diverse aree dell’arco alpino.

In Svizzera, la specie è ricomparsa a partire dal 2016 in vari bacini idrografici, tra cui quello del fiume Ticino, oltre un quarto di secolo dopo la sua estinzione locale. Anche in Italia, le segnalazioni si sono moltiplicate negli ultimi anni: la lontra è stata avvistata in Val Chiavenna, Valtellina, Friuli Venezia Giulia e Alto Adige, territori dove fino a poco tempo fa era considerata assente. Tuttavia, la porzione italiana del Ticino resta ancora un tassello mancante nella mappa della sua espansione.

Proprio per colmare questa lacuna nasce Iniziativa Ticino, un programma transfrontaliero Italia–Svizzera dedicato alla tutela del paesaggio fluviale e alla riconversione ecologica del bacino. L’obiettivo non è solo quello di favorire il ritorno spontaneo della lontra, ma anche di “accompagnarlo” attraverso azioni coordinate di monitoraggio, ricerca e gestione sostenibile delle attività umane che insistono sul fiume.

All’interno di questo quadro si inserisce il progetto Interreg ECO4TICINO, guidato da un gruppo di esperti dell’Università degli Studi di Milano – La Statale, coordinato dal prof. Paolo Tremolada e dal dr. Alessandro Balestrieri. Gli studiosi hanno messo a punto un piano di campionamento della fauna ittica nella parte italiana del Ticino, suddividendo il tratto a sud del Lago Maggiore in tre settori e individuando i percorsi più promettenti sulla base di indizi recenti di presenza della lontra e dei dati raccolti tramite fototrappole.

La novità rispetto ai monitoraggi precedenti è l’introduzione di un campionamento quantitativo, non solo identificazione delle specie di pesci, ma anche misurazione di peso e dimensioni, per stimare la biomassa per unità di superficie. In questo modo sarà possibile valutare la disponibilità trofica e la qualità delle risorse alimentari per un eventuale ritorno stabile della lontra.

Il monitoraggio offrirà anche un aggiornamento sullo stato della fauna ittica del Ticino, oggi profondamente modificata rispetto al passato: molte specie autoctone sono regredite, mentre i pesci alloctoni si sono fortemente espansi. Accanto ai pesci verranno esaminati anche anfibi e qualità delle acque, secondo gli standard della Direttiva quadro sulle acque, per delineare un quadro completo della salute dell’ecosistema fluviale.

Un altro tassello fondamentale sarà lo studio della connettività ecologica con le popolazioni sorgente, utile a stimare la probabilità di una ricolonizzazione naturale. Parallelamente, saranno analizzati i principali fattori di rischio per la specie — dall’inquinamento ai cambiamenti climatici, dagli impatti delle infrastrutture idroelettriche alla mortalità da investimento stradale — al fine di definire azioni di mitigazione e costruire modelli ecologici predittivi sull’idoneità degli habitat del bacino.

La complessità del progetto richiede una gestione coordinata tra Italia e Svizzera. Per questo verrà costituito un gruppo di lavoro transfrontaliero, che riunirà enti di ricerca, autorità locali e associazioni ambientali con l’obiettivo comune di ripristinare la funzionalità ecologica del paesaggio fluviale e garantire la coesistenza tra biodiversità e attività umane.

Iniziativa Ticino rappresenta così molto più di un semplice progetto di conservazione, è un modello di cooperazione ambientale europea, un laboratorio naturale in cui scienza e territorio collaborano per restituire al fiume la sua vitalità e, forse, accogliere di nuovo la lontra come ambasciatrice del buon stato delle acque.

Redazione Greenreport

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