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A chi girano le pale? Come affrontare l’accettabilità sociale degli impianti rinnovabili e superare le sindromi Nimby

Compensazione ambientali, crowfunding e condivisione dei progetti col territorio: tre casi virtuosi per accelerare la transizione energetica del Paese
 |  Nuove energie

Negli ultimi anni, la realizzazione di impianti rinnovabili si è scontrata con una crescente opposizione da parte delle comunità locali. Sebbene il consenso generale verso le energie rinnovabili rimanga alto, l’installazione di impianti su scala locale genera spesso conflitti legati alla percezione di imposizione dall’alto e alla scarsa redistribuzione dei benefici. L’uso del termine NIMBY (Not In My Backyard) per etichettare queste opposizioni risulta oggi troppo riduttivo: non si tratta solo di egoismi locali, ma di un più complesso insieme di relazioni con il territorio, aspettative di partecipazione, e dinamiche di giustizia. Le scienze sociali negli ultimi anni hanno proposto una lettura articolata principalmente attorno a tre concetti chiave:

  • Accettazione sociale, che si articola in tre livelli: accettazione di mercato (interesse economico), accettazione sociopolitica (supporto da parte di istituzioni e stakeholder), e accettazione comunitaria (sostegno da residenti e autorità locali). L’accettazione da parte delle comunità è, tra le tre dimensioni, quella che più rispecchia il costrutto del NIMBY, dal quale si differenzia per una maggiore profondità di analisi delle opinioni prevalenti e delle relative motivazioni, dei fattori che possono influenzare le preferenze dei residenti e, infine, dell’evoluzione di queste preferenze nel corso del tempo.
  • Place attachment e place identity: i luoghi hanno un valore identitario e affettivo. La trasformazione paesaggistica indotta dagli impianti può essere vissuta come una perdita di senso e identità, soprattutto in aree percepite come naturali. Queste analisi pongono particolare attenzione non solo sui cambiamenti oggettivi di un luogo indotti dalla realizzazione di un determinato progetto, ma anche sull’interpretazione di questi cambiamenti da parte dei singoli e delle comunità.
  • Sostegno attivo: oltre all’accettazione passiva, conta la capacità dei cittadini di sentirsi protagonisti. Le iniziative di partecipazione attiva, come le Comunità Energetiche Rinnovabili o il crowdfunding, generano maggiore consenso e legittimazione sociale. In sintesi, la letteratura suggerisce che progettare tenendo conto della varietà delle reazioni individuali e collettive è fondamentale per la riuscita dei progetti rinnovabili.

Le evidenze dalla letteratura e dagli episodi di attualità confermano che l’accettazione sociale non può e non deve essere data per scontata. Il raggiungimento di un livello di consenso adeguato richiede un lavoro continuo di ascolto, co-progettazione e redistribuzione equa dei benefici. In molti casi non basta “informare” i cittadini, ma è necessario coinvolgerli attivamente a mezzo di strumenti trasparenti e accessibili.

Le aree idonee e il nodo dell’accettabilità territoriale

La difficoltà nel conciliare le istanze delle comunità con gli obiettivi nazionali e comunitari è rinvenibile anche nell’attuale processo sviluppo di impianti rinnovabili, caratterizzato da molteplici colli di bottiglia amministrativi e politici. Una cartina tornasole estremamente esplicita sul rapporto tra la popolazione e impianti di energia rinnovabili è data dal contesto politico-normativo che si è sviluppato attorno all’individuazione delle cosiddette “aree idonee” da parte delle Regioni. Il principio nasce dalla direttiva europea RED II e mira a conciliare lo sviluppo energetico con la tutela del paesaggio. Tuttavia, l’attuazione è risultata problematica, a partire del caso emblematico della Sardegna, ma non solo:
una forte identità territoriale ha alimentato una reazione politica e popolare molto critica verso la proliferazione incontrollata di impianti. Dopo la moratoria del 2024, la Regione ha approvato una legge che limita fortemente le aree disponibili per impianti FER, generando un conflitto con lo Stato centrale.
Il nuovo Testo Unico Rinnovabili (DLgs 190/2024) introduce le “zone di accelerazione”, ambiti territoriali in cui le procedure di autorizzazione sono ulteriormente semplificate. Tuttavia, il rischio è che queste zone vengano definite solo su base tecnica, senza considerare il valore relazionale, culturale e simbolico del territorio. Dal punto di vista dell’accettazione delle comunità, la debolezza fondamentale di questo framework normativo è legata all’interpretazione del territorio come uno spazio caratterizzato esclusivamente da attributi oggettivi di natura tecnica. Questa interpretazione trascura completamente la rete di relazioni e identità storicamente stratificatesi presso le comunità locali e gli individui che le compongono e abitano il territorio. Questi ultimi, però, rappresentano non solo una ricchezza del territorio, ma anche dei soggetti che, tramite il voto e altre forme di partecipazione politica, possono condizionare il successo dei singoli progetti a livello locale e dunque il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello regionale e nazionale.

Casi virtuosi e best practice

L’attuale paradigma rischi di non dare la possibilità di raggiungere i target e che sia quindi necessario affiancare agli attuali meccanismi soluzioni e modalità nuove che possano incrementare l’accettabilità sociale e ridurre la pressione sugli enti pubblici legati collegato ad un contesto di potenziale avversione di ogni nuova iniziativa.

Modalità 1: Compensazione ambientale

Una prima modalità di coinvolgimento è costituita dal riconoscimento alla cittadinanza (siano essi i residenti del comune interessato dal progetto o specifici sottogruppi) di una compensazione ambientale di tipo prettamente monetario.

Nel caso dell’impianto di essiccamento fanghi a Parona (PV), gestito da A2A Ambiente, è stato attivato un meccanismo di compensazione ambientale diretta: ogni famiglia del Comune ha diritto a uno sconto in bolletta fino a 250€/anno, anche con fornitori terzi. Oltre al beneficio economico, sono state introdotte misure di mitigazione ambientale. Questa esperienza mostra l’importanza della personalizzazione delle compensazioni, che devono essere percepite come giuste, trasparenti e orientate a benefici concreti.

In Italia i criteri per le compensazioni ambientali per i nuovi impianti da fonte rinnovabile sono regolati dal Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010, più conosciuto come “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”. Il Decreto prevede un tetto massimo del 3% dei proventi dell’impianto, un limite che potrebbe essere rivisto alla luce degli obiettivi del nuovo PNIEC e dei nuovi strumenti incentivanti previsti dalla normativa europea.

In taluni casi, la ricerca di un accordo di compensazione può essere sufficiente o, addirittura, più adatto rispetto ad altre modalità, a seconda dalla tipologia di progetto e, ancora più importante, della natura del territorio considerato.

Modalità 2: Crowfunding

La partecipazione finanziaria mediante crowdfunding è in genere associata a una visione dell’impianto più positiva, poiché il cittadino ha la (spesso corretta) sensazione di beneficiare di parte dei proventi derivanti dall’infrastruttura.

Il progetto idroelettrico di Quassolo (TO), promosso da Edison, ha coinvolto i cittadini attraverso un lending crowdfunding in due fasi: la prima riservata ai residenti locali con un tasso del 6% annuo, la seconda aperta ai clienti Edison a livello nazionale con tasso al 5%. Il modello ha avuto successo, riducendo l’opposizione e aumentando la legittimità dell’iniziativa. Il crowdfunding, specie nelle sue forme lending o equity-based, consente un’inclusione concreta dei cittadini, con ritorni tangibili e una più forte percezione di equità.

La comparazione del caso di Quassolo con iniziative estere può portare all’identificazione di alcuni criteri che sembrano essere critici nella buona riuscita della campagna:

  • La platea dei possibili investitori sulla base della residenza, legata fortemente al territorio e alla sua popolazione, e un suo ampliamento solo successivo;
  • La taglia minima dell’investimento/finanziamento, anche simbolica, e possibilità di differenziare il ritorno atteso;
  • La presenza di riconoscimenti accessori, chiaramente pubblicizzati ma con possibilità di opt-out e anonimato.

Modalità 3: Progetto condiviso con il territorio

Il progetto eolico di ènostra a Gubbio è un esempio virtuoso di impianto costruito tenendo in considerazione le necessità del territorio. Le caratteristiche cruciali per la buona riuscita del progetto sono state:

  • Il tentativo di coniugare taglia degli impianti e morfologia del territorio, analizzando i luoghi in cui effettivamente gli impianti possono passare maggiormente inosservati.
  • Il presidio del territorio sotto forma di persone “con un nome e un volto” a cui si possano rivolgere i cittadini.
  • La presenza continua sul territorio e integrazione del progetto nel contesto sociale locale.

Questo approccio ha stimolato un forte senso di appartenenza, migliorato la comunicazione e ridotto drasticamente le opposizioni locali. La trasparenza nella governance, la partecipazione reale e la finalità mutualistica sono fattori centrali per il successo di progetti simili e sono essenziali in quei casi in cui le comunità interessate già mostrano segnali di insoddisfazione.

a cura di Roberto Bianchini, Alessandra Motz, Andrea Tenconi

Laboratorio REF Ricerche

Il Laboratorio è un think tank che riunisce rappresentanti del mondo dell’impresa e delle istituzioni al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei servizi pubblici locali. Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente. Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” per condurre il dibattito su binari di “razionalità economica” e sostenere sviluppo e occupazione nella transizione ecologica.