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Rinnovabili in crescita, ma ancora non basta: in Italia serve un +40% l’anno di installazioni

Presentato il nuovo rapporto annuale del Politecnico di Milano. Chiaroni: «Il problema non è più tanto tecnologico o economico, quanto autorizzativo e infrastrutturale»
 |  Nuove energie

L’Italia è ancora lontana da una traiettoria di crescita compatibile con l’obiettivo al 2030 di raddoppiare la capacità totale installata (dai 50 GW attuali a 107 GW), ottenibile solo aggiungendo ogni anno il 40% in più rispetto ai volumi attuali. È quanto emerge dal Renewable energy report 2025 (in allegato in coda all’articolo, ndr), elaborato come sempre dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

Eppur si muove: dopo il rimbalzo del 2022 e il record di installazioni del 2023, il settore delle energie rinnovabili si assesta su volumi più elevati, registrando un aumento complessivo del 16% rispetto all’anno precedente: per la seconda volta consecutiva, infatti, nel solo fotovoltaico le nuove installazioni superano i 5 GW, stabilendo un inedito “livello di regime” e portando la potenza totale annuale a 6.027 MW (+15%). Anche l’eolico segna un’inversione di tendenza, con 612 MW (+26%) di nuova potenza dopo la contrazione del 2023, pur rimanendo marginale nel mix italiano, sia per volumi installati che per diffusione geografica, contrariamente a Germania, Spagna e Francia

«Il problema non è più tanto tecnologico o economico, quanto autorizzativo e infrastrutturale - spiega Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy e responsabile dell’Osservatorio sulle rinnovabili - a fine 2024 risultavano oltre 161 GW di richieste in attesa, ma tempi lunghi e colli di bottiglia sulla rete stanno rallentando l’effettiva messa a terra dei progetti. Il mercato però si sta ridefinendo: il numero di impianti installati è in calo mentre la taglia media è in crescita, segno di una sempre maggiore focalizzazione su progetti di scala industriale o commerciale. Gli impianti con potenza superiore a 1 MW hanno contribuito per oltre il 43% alla nuova potenza fotovoltaica, quasi il doppio rispetto all’anno precedente, riflettendo un contesto normativo e finanziario che favorisce la realizzazione di impianti di taglia medio-grande».

Anche sotto il profilo degli incentivi, il quadro è molto diverso a seconda dei segmenti. Nel residenziale la fine del Superbonus ha lasciato un vuoto evidente: gli strumenti attualmente disponibili, come il Decreto CACER, risultano più complessi, meno generosi e meno capaci di attivare investimenti su larga scala. Il passaggio da incentivi automatici a meccanismi con elevata burocrazia ha dunque ridotto l'appeal del fotovoltaico domestico, nonostante la domanda resti viva in alcune aree.

Il segmento commerciale-industriale, invece, si mantiene in continuità con il passato. Lo Scambio sul Posto (in vigore fino a settembre 2025) e il Ritiro Dedicato permettono di valorizzare l’energia in modo diretto e il FER X transitorio offre accesso a tariffe incentivanti fino a 1 MW. Tuttavia, la nuova offerta di strumenti, tra cui l’Energy Release, resta in fase sperimentale e non è ancora chiaro se sarà in grado di stimolare investimenti su larga scala. Al contrario, per gli impianti di grandi dimensioni l’interesse del mercato si è chiaramente riattivato: la fine del FER 1 ha coinciso con il ritorno alla saturazione delle aste, grazie a tariffe più competitive (~75 €/MWh). Il nuovo meccanismo FER X, nella sua versione transitoria, ha già previsto contingenti significativi (10 GW per il fotovoltaico e 4 GW per l’eolico) e una metodologia più dinamica per definire il prezzo. Nel medio periodo, però, si avverta la mancanza della versione a regime del FER X, attesa per il 2026.

«In questo quadro, le rinnovabili restano il pilastro della strategia climatica, ma il contesto politico e regolatorio appare oggi più fluido e meno coeso - conclude Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy - A livello europeo, il dibattito sul Clean Industrial Deal punta anche su tecnologie non-FER, mentre in Italia è tornata centrale la discussione sul nucleare, segno che lo spazio politico delle rinnovabili non è più scontato. In più, sul piano normativo l’assenza del decreto FER X definitivo alimenta incertezza sugli orizzonti post-2025. Serve quindi una nuova fase di politica industriale e istituzionale, capace di semplificare e armonizzare le procedure autorizzative, accompagnare gli operatori con strumenti chiari, stabili e proporzionati, coordinare efficacemente le azioni tra Stato, Regioni e operatori di rete. Solo così sarà possibile trasformare l’interesse del mercato in nuova capacità installata e avvicinarsi agli obiettivi di transizione e sicurezza energetica».

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.