Altro che “piccoli” reattori nucleari: portano via soldi per le rinnovabili e non è detto che funzionino
Se qualcuno, tipo i ministri italiani, volesse continuare a sostenere che rinnovabili e nucleare costituiscono il mix migliore per stabilizzare la rete elettrica, nonostante precedenti analisi dicano l’esatto opposto, ora arriva una nuova indagine da cui emerge con tutta evidenza che la corsa all’atomo non fa che ostacolare il percorso per una completa transizione energetica nel Vecchio continente. Il Climate action network Europe (Can Europe) ha appena pubblicato un approfondito report con al centro anche la tecnologia degli Small modular reactors (Smr) su cui sta puntando il governo Meloni. Il titolo del documento è “Small modular distractors” e il perché di quel «distractors» è presto detto: questi piccoli reattori modulari non solo rappresentano una tecnologia la cui efficacia ed economicità non è stata dimostrata su alcuna scala, non solo presentano grandi incognite in termini di progettazione, ma intanto stanno distraendo finanziamenti da soluzioni più realistiche, meno costose e a portata di mano, come le energie rinnovabili e i sistemi di stoccaggio d’energia.
Nel report di Can Europe, che è la più grande rete di ong europee impegnate nella lotta alla crisi climatica, viene sottolineato come finora i progetti Smr abbiano dimostrato di subire ritardi significativi rispetto alle stime iniziali, siano più lenti da costruire rispetto al nucleare tradizionale, siano costantemente al di sopra del budget previsto, più costosi delle energie rinnovabili, economicamente inadatti a fornire flessibilità. E ancora: non sono poi molto piccoli, producono più rifiuti rispetto al nucleare tradizionale. Non è finita: i cittadini hanno poca fiducia nei loro governi per attuare i piani in modo equo. E infine non sono pianificati partendo dal presupposto che i governi si assumano la responsabilità e investano in infrastrutture abilitanti come reti e impianti di stoccaggio nucleare. Anzi, infine c’è quest’altro fattore: premesso tutto quanto detto finora, gli Smr intanto dissuadono dal finanziare soluzioni rinnovabili realistiche.
Per ognuna di queste affermazioni, il report di Can Europe presenta dettagliati testi, grafici e tabelle di immediata comprensione e casi di studio per diversi paesi (Francia, Regno Unito e Stati Uniti in particolare). Viene anche sottolineato che i costi previsti per i progetti di piccoli reattori modulari in corso sono aumentati vertiginosamente, ricalcando una tendenza osservata nella costruzione dei reattori nucleari tradizionali. «Tre progetti di punta, considerati da molti come precursori, hanno registrato aumenti notevoli», viene evidenzianto riguardo i casi di studio presenti nell’indagine. «Confrontando il costo per kW, NuScale ha registrato un aumento del 116%, GE-Hitachi BWRX-300 del 294% e X-Energy del 299%. I reattori più tradizionali Vogtle 3&4 negli Stati Uniti, entrati in funzione nel 2023 e nel 2024 dopo alcuni ritardi, hanno registrato un aumento del 122%. Vogtle 3&4 sono i reattori nucleari più costosi mai costruiti, raggiungendo insieme i 38,6 miliardi di dollari, e i progetti Smr non sembrano competitivi nemmeno rispetto a questo esempio. Ogni progetto Smr ha superato i costi del nucleare tradizionale ancora prima dell'inizio della costruzione, mentre la maggior parte degli aumenti di costo nel settore si verificano dopo l'inizio della costruzione».
Se si considerano gli unici 3 Smr in funzione e l'unico Smr in costruzione, gli aumenti di prezzo sono ancora più sbalorditivi, si legge nel report di Can Europe, a dimostrazione che le cifre elevate previste nelle fasi di progettazione potrebbero essere conservative. «In Cina, lo Shidao Bay 1 è risultato più costoso del 200% quando è entrato in funzione 16 anni dopo il suo annuncio iniziale, mentre i due piccoli reattori galleggianti russi hanno superato il 300%. Lo sviluppo in corso del CAREM 5 SMR in Argentina è stato un disastro con un aumento dei costi del 600% ed è stato ora annullato a seguito di problemi di finanziamento».
Il documento presenta un insieme di analisi e calcoli e riflessioni la cui conclusione Thomas Lewis, autore e coordinatore delle politiche energetiche presso Can Europe, sintetizza così: «La nostra indagine dimostra perché puntare sui reattori modulari di piccole dimensioni sarebbe un errore costoso per l'Europa. Questi progetti richiederebbero tempi di costruzione lunghi, con ritardi prolungati, costi superiori al budget, scarsa compatibilità economica con le esigenze del nostro sistema energetico e produrrebbero scorie radioattive tossiche per le quali non abbiamo una soluzione. Molti progetti probabilmente non verrebbero realizzati e metterebbero a rischio la nostra fornitura di energia elettrica. Distogliere i finanziamenti da soluzioni più realistiche e meno costose, come le energie rinnovabili, lo stoccaggio e le soluzioni dal lato della domanda, rischia di far deragliare la transizione energetica, mantenendo elevate le nostre emissioni e i prezzi dell'energia».
Una strategia dell’Ue in materia di Smr, così come i piani nazionali per perseguire gli Smr, proprio come sta facendo il governo italiano, rischiano di distogliere l’attenzione, le risorse e lo slancio politico dalle soluzioni collaudate necessarie per una transizione energetica rapida, equa ed efficace. Sebbene le raccomandazioni fornite da Can Europe mirino a ridurre al minimo i potenziali impatti negativi delle iniziative relative agli Smr, la rete di ong europee impegnate nella lotta alla crisi climatica insiste sul fatto che è importante sottolineare che «solo un percorso di transizione senza nuova capacità nucleare può garantire la velocità, l’efficacia in termini di costi e la resilienza del sistema necessarie per la decarbonizzazione dell’Europa».